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editoriale

Prudenza

Rispolveriamo un’antica virtù per affrontare il presente

Luca Colferai

Prudenza. Questa parola desueta, trasformata dagli italiani contemporanei in pallido sinonimo di cautela, soffusa di un alone di vecchiezza e pusillanimità, un tempo era ben altro. Oggi, si sa, i vecchi non sono più quelli di una volta; sono più arzilli e sconsiderati dei giovani. E i giovani, per ripicca e di rincorsa, sono ancora più entusiasti energici incoscientemente palingenetici dei vecchi.

Prudenza. C’è uno stupendo quadro di Tiziano (al National Gallery di Londra) che si intitola appunto: Allegoria della Prudenza. Triplice ritratto di tre età dell’uomo: giovinezza, maturità, vecchiezza. Allegorico ed emblematico: ci sono pure tre teste d’animale (nell’ordine): cane, leone, lupo. Ma più ancora, per essere proprio espliciti — c’è anche chi non capisce le figure e ha bisogno delle scritte — c’è disseminata sopra delle teste una frase che in italiano suona: «Sulla base del passato / il presente prudentemente agisce / per non guastare l’azione futura».

Prudenza. Sulla base del passato. Più di tre milioni di elettori alle primarie sono un risultato spettacolare, superiore alle aspettative. È bello che un partito democratico abbia un numero così grande di elettori per le proprie primarie. Ma li ha sempre avuti, però. E ci mancherebbe anche altro. Se l’unico grande partito democratico di questo paese non raccogliesse un congruo numero di elettori per le proprie primarie, ci sarebbe da interrogarsi sul significato di democratico e anche di partito. Sono gli altri elettori che, invece, fomentati dalla paura dei comunisti al potere, ammaliati dal nuovo che è avanzato, voteranno contro i democratici. Come è già successo.

Prudenza. Il presente prudentemente agisce. Quindi si andrà al ballottaggio. Diciamo subito che era meglio di no. La fregola della metà più uno dei voti, anche se paga tantissimo dal punto di vista mediatico visto che attira l’attenzione dello svagato pubblico per un altra settimana, a noi non piace per niente. Un’altra votazione: ma basta! Sarebbe meglio evitare quest’andazzo di emulare i tormentoni seriali (televisivi cinematografici editoriali), di essere sempre sulla breccia con un colpo di scena. Una botta e via, a volte, è meglio.

Prudenza. Per non guastare l’azione futura. Ecco, adesso ci tocca anche di schierarci. Ma sembra che le idee necessitino anche di schieramenti. Va bene essere democratici, ma non accondiscendenti. Ebbene: noi non voteremo lo sfidante Matteo Renzi. Potremo dire molte cose, ma la brevità e necessaria. Egli, nei modi, nei termini, nei contenuti, nello stile e nella sostanza, è troppo uguale ai tanti vecchi rinnovatori del passato; troppo uguale ai tanti nuovi invecchiatori del presente. Persino negli slogan, nella petulanza, nel vittimismo. Il mito del rinnovamento, del nuovo, del giovane — come anche una rapida scorsa al passato di questo paese può insegnare — è in Italia vecchio, sterile, ingannevole: i giovani, come che sia, diventano maturi, e poi vecchi. Sempre.

E senza prudenza, senza la capacità di esaminare attentamente le cose prima di decidere e, di conseguenza, senza la possibilità di agire in coscienza — liberi da entusiasmi, scevri da timori, sciolti da indugi, sgombri da paure — questi giovani prorompenti entusiasti nuovi diventano poi rapidamente dei vecchi viziosi, patetici, vanesi, anche un poco pericolosi. Soprattutto per noi, che ce li dobbiamo sopportare per decenni.

Prudenza. ★

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Matteo Renzi
Gio, 11/01/2012 - 12:00

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