Il terrore fatto in casa

La più grave minaccia per gli USA è il terrorismo domestico

Elezioni presidenziali in pandemia diffusa, guerra economica (e ideologica) con la Cina, contrasto continuo con la Russia, terrorismo dall’estero, criminalità cibernetica: gli Stati Uniti sono in un momento difficile. Ma il terrorismo interno dell’ultra destra che si alimenta sulle reti sociali è il rischio principale.

Il terrore fatto in casa.

COSMOPOLI — Terroristi solitari o in piccoli gruppi ideologicamente motivati sono i nemici più temibili; mentre i terroristi stranieri, secondo la valutazione degli analisti del dipartimento della Sicurezza degli Stati Uniti, continueranno ad essere un pericolo ma sono molto limitati nella loro capacità di azione, contrastati dai servizi, e confinati dal Covid-19.

Lo scenario, pubblicato nell’ultimo documento diffuso dall’Homeland Sicurity (qui), è preoccupante: terroristi casalinghi che operano individualmente o in piccoli gruppi, senza alcuna connessione con l’estero o che si ispirano ad organizzazioni straniere senza però esservi legate in alcun modo, che traggono alimento soprattutto dalle reti sociali.

Le tensioni degli ultimi mesi (soprattutto le proteste contro il razzismo), unitamente alla grave situazione causata dalla pandemia, secondo gli analisti, creano «un ambiente che potrebbe accelerare la mobilitazione di alcuni individui alla violenza mirata o alla radicalizzazione del terrorismo. L’allontanamento sociale può portare all’isolamento sociale, che è associato a depressione, aumento dell’ansia e alienazione sociale. Allo stesso modo, le interruzioni del lavoro, tra cui disoccupazione e licenziamenti imprevisti, possono anche aumentare i fattori di rischio associati alla radicalizzazione alla violenza e alla volontà di intraprendere atti di violenza mirata».

Gli estremisti violenti «diffonderanno le loro ideologie estremiste violente, specialmente attraverso i social media, che incoraggiano la violenza e influenzano l’azione all’interno degli Stati Uniti. Gli estremisti violenti continueranno i loro sforzi per sfruttare le paure dell’opinione pubblica associate al COVID-19 e le lamentele sociali che guidano proteste legali per incitare alla violenza, intimidire i loro obiettivi e promuovere le loro ideologie violente estremiste».

Saranno preferite tattiche semplici «come lo speronamento di veicoli, armi leggere, armi da taglio, incendio doloso e ordigni esplosivi improvvisati rudimentali». Ma i terroristi casalinghi «potrebbero impiegare mezzi più sofisticati: ordigni esplosivi avanzati o ad alto rischio e perfino usando materiali grezzi: chimici, biologici e radiologici». Addirittura cercando di aumentare il contagio da coronavirus. Sebbene questa ultima eventualità sia considerata abbastanza remota per le necessarie competenze pratiche e teoriche, resta la considerazione che «anche azioni rudimentali possono comportare costi economici significativi e provocare paura senza un corrispondente rischio per la salute».

Timore principale, le imminenti elezioni presidenziali: «potrebbero esser presi di mira eventi della campagna elettorale, le elezioni stesse, eventi relativi ai risultati delle elezioni, o al periodo post-elettorale». Le proteste contro gli sforzi per mitigare la pandemia e le altre proteste (legali: come quelle contro la discriminazione razziali) hanno esacerbato il tipico scenario dei pericoli in periodo elettorale.

Secondo l’analisi, il rischio principale è costituito dagli estremisti violenti di estrema destra, suprematisti bianchi e neonazisti vari: «da tempo hanno chiaramente mostrato le loro intenzioni prendendo di mira le minoranze razziali e religiose, i membri della comunità LGBTQ +, politici e altri che credono nella promozione del multiculturalismo e della globalizzazione a scapito. Dal 2018 hanno condotto gli attacchi più letali negli Stati Uniti rispetto a qualsiasi altro movimento estremista». Inoltre stanno espandendo la loro rete di contatti anche all’estero, con un’opera continua di proselitismo.

Grossi guai da una parte e anche dall’altra: le tensioni razziali (in parte aizzate anche da chi dovrebbe in realtà pacificare gli animi, come il presidente della nazione) potrebbero essere l’occasione per l’estremizzazione della violenza da parte di piccoli gruppi intenzionati a «sfruttare le preoccupazioni
sui problemi di ingiustizia sociale per incitare alla violenza e approfittare di proteste altrimenti pacifiche».

«Restiamo inoltre particolarmente preoccupati» sottolineano gli autori «sull’impatto nella società dell’epidemia di Covid-19: estremisti violenti potrebbero sentirsi motivati a condurre attacchi in risposta alla presunta violazione delle libertà causata dalle limitazioni introdotte per fermare la diffusione del coronavirus».

Anche qui: «le ideologie guidate da tali gruppi estremisti sono spesso rafforzate e diffuse da una varietà di contenuti online, comprese le teorie del complotto: eventi che gli estremisti violenti percepiscono come illeciti e contrari alla loro visione del mondo contribuiscono a scatenare periodi
di accresciuta violenza ideologica».

 

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