Duro colpo alla zanzara

Una nuova efficace arma contro le malattie trasmesse da Aedes aegypti

È una vera guerra senza risparmio. Una nuova potentissima arma batteriologica è stata lanciata contro le zanzare della febbre gialla in tutto il mondo, e sta funzionando. Oltre ogni più rosea speranza. Un batterio innocuo per gli umani, e anche per le zanzare in cui viene inoculato come parassita; ma non per virus mortali, di vario tipo, che infettano e uccidono centinaia di migliaia di persone ogni anno.

COSMOPOLI — Si chiama Wolbachia, dal nome di uno dei due ricercatori che scoprirono il batterio nel 1924 (Simeon Burt Wolbach, 1880–1954), è uno dei microbi parassiti più comuni del mondo, circa il sessanta per cento degli insetti ne è portatore, ed è forse il più comune parassita della biosfera ad agire sul sistema riproduttivo.

La sua attività è eclettica: e va dall’eliminazione dei maschi (uccisi durante lo sviluppo larvale) con conseguente aumento femmine nate; all’incompatibilità riproduttiva (maschi infetti non fecondano femmine non infette o infetto da un altro ceppo). Passando per la trasformazione dei maschi infettati in femmine sterili oppure in pseudo-femmine fertili; la riproduzione di femmine infette senza l’impiego di maschi (partenogenesi). Alcune specie di insetti sono ormai dipendenti (simbionti) da questo batterio che non possono riprodursi senza.

Nelle zanzare della specie Aedes aegypti l’infezione non provoca imponenti cambiamenti, ma una conseguenza per gli umani importantissima: impedisce la riproduzione dei virus all’interno delle cellule delle zanzare infette.

Aedes aegypti è il principale responsabile della trasmissione tra gli umani di virus che provocano malattie mortali e dolorose: dengue (febbre spaccaossa), Zika, chikungunya (che contorce), febbre gialla (da cui prende il nome appunto di zanzara della febbre gialla). Tutte patologie di origine africana portate dalle zanzare in tutte le zone tropicali e subtropicali del mondo, con molti casi anche nelle zone temperate, Italia compresa.

Le zanzare Aedes aegypti si diffusero per la prima volta al di fuori dell’Africa durante la tratta degli schiavi tra il XV e il XIX secolo. Si diffusero anche attraverso il commercio con l’Asia durante i secoli XVIII e XIX, e poi di nuovo in seguito ai movimenti degli eserciti nella seconda guerra mondiale.

Alcune di queste malattie sono conosciute da secoli: la febbre gialla è stata definita così nel 1750 e la prima descrizione della dengue è del 1779. Altre sono recentissime: la prima epidemia nota da virus Zika (che causa microcefalia nei bambini nati da madri infette) fuori dall’Africa è stata nel 2007 in un’isola della Micronesia, e poi si è diffusa tragicamente in America del Sud e soprattutto in Brasile. In Italia ci sono stati due focolai di Chikungunya (che così viene detta da un’epidemia in Tanzania nel 1952): nell’agosto del 2007 in provincia di Ravenna con circa duecentocinquanta casi; nel settembre del 2017 ad Anzio, a Latina, Roma, con oltre cinquecento casi.

Le zanzare, anche quelle Aedes aegypti, trasmettono i virus senza esserne infette: lo succhiano con il sangue degli umani infetti, lo lasciano riprodurre in gran quantità, e lo iniettano nel sangue degli altri umani sani, contagiandoli. È un sistema ottimo per i virus: le zanzare sono un vettore migliore di altri insetti (pulci o zecche o pidocchi) o parassiti (vermi) perché si riproducono in grandi quantità, volano ovunque, resistono bene agli insetticidi, pungono tantissime persone.

La lotta alle malattie trasmesse dalle zanzare è dura e difficile. Finora l’unico successo dagli umani fu  conseguito a metà del Novecento con l’impiego massiccio del potente insetticida DDT (in Italia permise l’eradicazione della malaria dalla Sardegna). Ma il prezzo pagato per l’uso del diclorodifeniltricloroetano  in termini ecologici era troppo alto, gli effetti collaterali troppo gravi, e l’insetticida bandito per sempre.

Altre vie sono state sperimentate con altre armi, chimiche e batteriologiche, per lo sterminio delle zanzare. Ma tutte finora non hanno raggiunto i risultati eccezionali ottenuti dai primi anni di studio del sistema messo a punto dall’organizzazione World Mosquito Program, che prevede la propagazione tra gli insetti della specie Aedes aegypti del batterio Wolbachia, sicuro per l’uomo e l’ambiente, sfruttando la particolare capacità del batterio di inibire lo sviluppo dei virus nelle zanzare.

Il batterio vive all’interno delle cellule degli insetti e passa da una generazione all’altra attraverso le uova: le zanzare Aedes aegypti normalmente non sono portatrici di Wolbachia, a differenza di molte altre zanzare. Per infettale i ricercatori hanno dovuto estrarre i batteri da moscerini della frutta infetti, coltivarli e iniettarli, con aghi sottilissimi, in migliaia di uova di zanzara fino ad ottenere esemplari infetti. Fortunatamente, come nelle altre specie, anche tra le zanzare il batterio si trasmette alle generazioni successive, producendo una popolazione sempre più infetta da Wolbachia.

La presenza del batterio Wolbachia riduce fortemente l’attività dei virus, abbattendo drasticamente la possibilità di contagio. Nelle zone dove finora sono state diffuse zanzare infette, con la collaborazione della popolazione per rilasciare centinaia di migliaia di esemplari nel territorio, i risultati parlano di una riduzione dell’ottanta per cento della trasmissione delle malattie trasportate da Aedes aegypti.

Al contrario di altre tecniche (insetticidi, uso di maschi sterili) non c’è bisogno di ripetere la diffusione di agenti chimici o di insetti modificati: le zanzare continuano a riprodursi, e il batterio continua a combattere la presenza dei virus al loro interno. Un altro studio, cinese, sta conducendo invece ricerche per utilizzare il batterio Wolbachia contro la zanzara tigre (Aedes albopictus) utilizzandolo per produrre maschi sterili da propagare tra femmine fertili e arginare la riproduzione: ma questa è un’altra storia.

Duro colpo alla zanzara