Il momento di Draghi

Ma è stata davvero una crisi?

Ci sono due letture dietrologiche per l’incarico a Mario Draghi per sbrogliare il groviglio di un nuovo governo, dopo alcuni giorni di inutili ma necessarie trattative per un terzo capitolo di Giuseppe Conte.

 

Trovato in rete.

COSMOPOLI — La prima: è suonata la campanella. Ovviamente la più semplice interpretazione dietrologica è che, vista l’incapacità di trovare un accordo tra i litiganti («questo è mio» «no è mio») facilmente paragonabili a bimbi viziati del primo anno delle medie per i modi e l’aspetto, il preside abbia mandato un vero professore al posto del supplente.

È una versione facilona che mette il cuore in pace e solletica gratificandola quella parte di noi che nutre quotidianamente un disprezzo invincibile, anche se spesso trattenuto per educazione sociale e politica, nei confronti degli eletti in parlamento: alcuni un poco, molti molto, alcuni parecchio, pochi troppissimo.

Ecco, dicono in molti, vedete: litigavano e gli hanno mandato uno che ci sa fare. Uomo di indubbio valore e di enormi capacità e tantissimo potere, Mario Draghi è un economista, accademico, banchiere e dirigente pubblico dalla carriera inarrivabile.

Governatore della Banca d’Italia, Presidente della Banca centrale europea: e queste sono solo le due cariche più importanti da lui ricoperte. E nei momenti peggiori (ma quali non lo sono?) con una (per fortuna per noi) inclinazione alle politiche del socialismo liberale che lo spinto a positivi equilibrismi finanziari per salvare situazioni disperate senza far male a nessuno.

La memoria va inevitabilmente all’altro professore chiamato a risolvere la tragica situazione (2011) alla caduta del ventennio dei fallimentari governi con bandana e minorenni del grandissimo Silvio Papi Berlusconi: Mario Monti.

Solo che, a differenza dello stronzissimo Monti, economista, accademico e politico del rigore, ora senatore a vita e dal 2020 presidente della neoistituita Commissione paneuropea per la salute e lo sviluppo sostenibile, sembra (sembra) che Draghi non sia uno di quelli che i conti della crisi ce li fa pagare solo che a noi (sembra).

Fin qui la versione dell’infantilismo, propagata a pieni polmoni dagli strilloni dell’informazione ufficiale italica.

E se invece?

Seconda interpretazione dietrologica. Il nome di Mario Draghi come timoniere dell’Italia nella tempesta perfetta (come dicono gli statunitensi) della pandemia, tra gli scogli dei vaccini e i flutti delle varianti, con i venti impetuosi degli idioti della movida e della scuola a tutti i costi, e il tornado della crisi che sta per arrivare, il nome di Draghi è stato tirato fuori da mesi.

In effetti, tra la felpatissima elegantissima democristianissima flemma di Giuseppe Conte, l’uomo senza curriculum che per non fallare non fa (ma che tutto sommato se l’è cavata benissimo in un Paese di inani cialtroni pieni di sé) e il piglio sicuro e certissimo, anche se paludatissimo, dell’uomo con il curriculum più grosso di tutti: meglio il secondo.

Solo che: come fare? Come si fa a mettere a capo del governo uno che ce la farà senz’altro a governare l’Italia durante i mesi durissimi che arriveranno, al posto di uno che tutto sommato male non fa ma che non sappiamo se ce la farà continuando a non far niente per non sbagliare a fare?

«Vado avanti io» potrebbe aver detto il bamboccione fiorentino «che non ci ho paura punto. Non vi ho forse salvato da quel narciso beone nutelloso che voleva i pieni poteri?»

«Questa mi pare una buona idea» avrebbe bofonchiato il fratello di Montalbano, che quanto a sagacia difetta. «Ma come?»

«Come? Vi pianto un casino che neanche vi immaginate: una crisi di governo con i hontrohoglioni, un nodo gordiano inestricabile di veti e controveti»

«E poi?»

«E poi arrivo io» sarebbe intervenuto il Presidente, che nonostante l’età è il più sveglio di tutti «che vi sgnacco il Draghi: scopa! Ori, rebbello, settebbello, carte e primiera!»

«Cappotto!»

«Allora? Si fa? Parto?»

«Sì sì, vai avanti tu…»

Dalla pagina del sito dell’Ansa, ore 9:39 del 3 febbraio 2021: «Draghi convince i mercati, Milano a +2,95%. Lo spread in calo, ora vede quota cento. Il differenziale tra il decennale italiano e quello tedesco è sceso a 107 punti dai 116 della chiusura di ieri. L’ex presidente della Bce alle 12 al Quirinale, Il Capo delle Stato ha richiamato tutte le forze politiche alla responsabilità, chiedendo di sostenere un Governo di unità nazionale. L’alternativa sarebbero solo elezioni anticipate, lasciando tuttavia il Paese per un lungo periodo nell’incertezza, ha detto il capo dello Stato».

 

Il momento di Draghi