Oscar
il brillantante
E comunque: è vero che nel rubinetto ci è la rimbecillina. Da quando non bevo più l’acqua; neanche quella minerale con o senza le bollicine, mi sento molto più lucido di prima. Ancora una volta il Mauri ha avuto di molto ragione.
Sia come che sia: ieri ero di corvée in cucina. Frequentemente con cadenza trisettimanale, cioè tre volte alla settimana, non una volta ogni tre settimane, sono esatto — participio passato di esigere — da mia moglie (che ha la mania della pulizia), di svolgere umili incombenze casalinghe che mi costano umanamente di più che monetariamente assumere un collaboratore domestico di qualsiasi nazionalità età e sesso.
Nella fattispecie le corvée comprendendo svariate mansioni diversificate: dall’acquisto di derrate alimentari più o meno deperibili in luoghi disparati della città, al trasferimento coatto di materiali domestici dentro e fuori della casa da e per il magazzino i negozi le botteghe artigiane in qualunque modo collegati alle funzioni familiari, al pagamento in solido di persona breve mano di svariate forniture necessarie ed incombenti la sopravvivenza.
Dette esazioni coniugali sono trisettimanali nel senso che ciascheduna di esse accade con cadenza del un giorno sì e uno no; ma essendo pertanto esse molteplici: mi accadono che tutti i giorni c’è una corvée, e più giorni anche due o tre. Inoltre dandosi il caso specifico che le istruzioni mandamentali mi vengono impartite o nella sera tardi quando che sto per dormire, o nella mattina presto quando che ancora dormo. La possibilità di fraintendimento ed incomprensione, delle medesime istruzioni che mia moglie mi dà, è altissima.
E ciò mi espone di fatto alla commissione di innumeri errori, generanti i detti errori proprio loro: nuovi ordini ferrei ed altissime rampogne. Di modo che ogni giorno e quindi quotidianamente, non c’è scampo. Mi tocca di fare una due tre quattro cinque sei corvée. Che dopo mi tocca pertanto di bere un sacco di spritz al bitter per tirarmi un po’ su e a nulla valgono i consigli del Mauri, che non essendosi mai sposato in vita sua, non ha l’esperienza sufficiente e necessaria per consigliarmi su questo argomento.
Insomma. Preambolato tutto ciò: ieri sera stavo infilando uno ad uno i piatti dentro della lavastoviglie. Volete sapere cosa avevamo mangiato? Branzino con le patate e peperonata. Che mi è toccato di fare a me e che poi sono stato sgridato perché ho macchiato in terra di peperonata che mi ero anche scottato la lingua assaggiandola.
Dopo di mangiato ho preparato la lavastoviglie. Che se fosse per me gli darei metà dei miei averi a un collaboratore familiare o butterei piatti posate e bicchieri in canale come che faceva un noto patrizio del settecento, piuttosto di dover mettere e cavare e cavare e mettere le stoviglie nella macchina e nei cassetti e nella credenza e poi di nuovo nella macchina e nella credenza e nei cassetti. Che non c’è però mai niente né nei cassetti, né nella credenza, né nella macchina. Che questa è una cosa che darebbe di matto nella testa anche ai matematici che studiano la meccanica quantistica. Ti spiego.
Insomma: dentro la lavastoviglie c’era Oscar Wilde. Stava là, stampato sopra della plastica avvolgente la pastiglia del detersivo ottimizzato per piatti e bicchieri con brillantante incorporato e struttura multistrato per una pulizia splendente. Oscar Wilde era là, e ripeteva una sola frase: «La società perdona spesso al delinquente, non perdona al sognatore».
Anche se c’era un’afa pazzesca e noi non usiamo il condizionatore perché a mia moglie le fa venire la sinusite, ho dovuto versarmi due grappe di Bottega per tirarmi un poco su. Povero Oscar. ★