Isole
Tra le grandi tragedie della stupidità umana una oggi rifulge per perfezione schizofrenica, per pervicacia autodistruttiva, per apocalittica dimensione: il turismo di massa.
Da una parte individui di tutti i sessi e di tutte le età rinunciano spontaneamente alla propria personalità, si fanno irregimentare, trasportare, alimentare, confinare, uniformare e marchiare, pagando — attenzione: pagando di tasca loro — in spedizioni coatte su navi aerei autobus treni pulmini appositamente studiati per contenere il massimo numero di individui nel minor spazio possibile.
Divisi in gruppi, sorvegliati e guidati, trascinati in luoghi ignoti e inconoscibili, privati della loro individualità e scremati dei loro averi in mille ingannevoli modi, dopo breve tempo vengono rigettati nelle loro case, confusi stanchi e frastornati. In grado solo di racimolare sufficiente denaro per poter ripetere coattivamente la sconvolgente esperienza.
Dall’altra parte altri esseri umani marchiano, uniformano, confinano, alimentano, trasportano, irregimentano queste innumerevoli masse acefale, impadronendosi in mille modi — alcuni per niente legali — dei loro averi, trascinandole nei propri territori, tendendo loro trappole insidiose, sfruttandone la dabbenaggine, la buona fede, l’ignoranza, la disattenzione. Raggranellando sufficiente denaro fino a potersi pagare una vacanza organizzata, meritata dopo tanta fatica.
Quest’orribile reciproca reversibile reiterata transumanza economica distrugge in pochi anni villaggi, paesi, città. Similmente alle monoculture del passato (ricordate le patate irlandesi? i tulipani olandesi? le viti europee? no? male!) il turismo di massa inesorabilmente sbaraglia ogni altro tipo di attività economica, condiziona la società, infiltra la cultura, massifica i commerci, l’alimentazione, l’abbigliamento, l’educazione: rende inermi e totalmente dipendenti ai suoi ritmi e meccanismi. Diviene l’unica forma di sostentamento possibile. Un regime economico sociale e culturale di potente asservimento. A tal punto irrinunciabile che senza sfruttamento delle vacanze altrui, non solo non si potrebbe più lavorare, ma nemmeno andare in vacanza.
Le isole hanno una vocazione turistica. E oggi il turismo è di massa. Ciò fa delle isole il luogo meno isolato e più massificato che esista. Peccato. Il Ridotto di marzo è dedicato alle isole, e al turismo. ●