Osservo Penso e Scrivo
La Madonna della Salute. Svolgimento
Ieri siamo andati alla Madonna della Salute. C’era tanta gente e mi ha accompagnato mia nonna perché la mia mamma aveva da tanto fare con la mia sorellina appena nata. Abbiamo mangiato la frittola, poi il croccante e poi siamo tornati a casa che era già buio. Ho perso il palloncino che stavo entrando nel battello per tornare a casa. Poi mi è venuta la febbre alta e anche la tosse. E anche la nonna non stava tanto bene.
VENEZIA — Se siete veneziani, e siete andati a scuola: ogni ventitré o ventiquattro novembre del primi otto anni (di più se vi siete fatti bocciare) della vostra vita scolastica (e qualche volta anche al liceo) avete scritto un pensierino, o un tema sulla Madonna della Salute.
Avete comperato la candela con la madonnina, vi siete sbrodolati lo zucchero e l’unto della frittolona foresta su tutto il cappotto, impettolate le dita con il croccante, avete perso il palloncino e preso un malanno. Alzi la mano chi non l’ha fatto che va subito fuori della porta: che dice una bugia.
Vuole una maligna leggenda popolare che persino il doge (Nicolò Contarini) dopo la decisione solenne dell’erigenda basilica apotropaica, tornato a casa, si mise a letto malato fino a morire senza neanche poter assistere alla posa della prima pietra.
Il mese umido e nefasto di novembre, con giornate a volte di sole dorato che illudono che tornerà la primavera; il concorso delle genti innumeri dal contado e dalle isole; la calca orante e ansimante che sale e scende le gradinate; i percorsi obbligati che inserpentano labirinticamente la folla; a volte la nebbia; a volte la pioggia lenta; a volte il vento.
Tutto complotta per far prendere un bel malanno di contrappasso alla festa della Salute. E così, fatalità, ecco invece no: nel pieno della seconda ondata, via libera al pellegrinaggio e plauso del patriarca.
Si vede che da bambini non sono mai andati in pellegrinaggio il giorno della Salute, né che hanno mai letto Alessandro Manzoni, che pertanto presente qui un brano: «Ed ecco che, il giorno seguente, mentre appunto regnava quella presontuosa fiducia, anzi in molti una fanatica sicurezza che la processione dovesse aver troncata la peste, le morti crebbero, in ogni classe, in ogni parte della città, a un tal eccesso, con un salto così subitaneo, che non ci fu chi non ne vedesse la causa, o l’occasione, nella processione medesima. Ma, oh forze mirabili e dolorose d’un pregiudizio generale! non già al trovarsi insieme tante persone, e per tanto tempo, non all’infinita moltiplicazione de’ contatti fortuiti, attribuivano i più quell’effetto; l’attribuivano alla facilità che gli untori ci avessero trovata d’eseguire in grande il loro empio disegno» (Promessi Sposi, capitolo XXXII, p. 611).
Ma forse è solo colpa di chi è andato a scuola, o è stato attento quando la maestra spiegava.