Dieci punti per le città d’arte
Bell’esempio di miopia politica
In settimana, i sindaci di Venezia e Firenze hanno presentato al presidente del consiglio dei ministri un documento con dieci punti programmatici per la difesa e lo sviluppo delle città d’arte, per il presente e l’immediato futuro.
Sono dieci punti con proposte tese a mitigare gli effetti disastrosi sull’economia turistica causati dalle misure di contenimento adottate contro la pandemia, e mirate a rinvigorire la ripresa con misure di controllo delle attività collegate al turismo e di rispetto e salvaguardia dei cittadini residenti.
Scritto con l’indigeribile italiano burocratico pubblicitario frammisto di anglicismi patetici che si usano solo in Italia, il decalogo di proposte per il rilancio da Firenze e Venezia: Città d’arte? NONmetterledaparte, mostra una lungimiranza politica e amministrativa da biavarioli (a Venezia) o biadaioli (a Firenze) di fine Ottocento: pizzicagnoleria con matita all’orecchio, conti con le dita, le paginette del taccuino con orecchie e macchie d’unto.
Tutto si riduce infatti a una serie di cavilli amministrativi su chi può fare cosa (ne esistono già, tantissimi) nello sfruttare il turismo di massa; una timida richiesta di soldi (ecco il neologismo brugnariano di ruspante ruzantiana bellezza: scarseare) per le categorie in crisi e anche per i trasporti pubblici; un decimo capitolo dall’imbarazzante titolo: Sviluppo delle Smart control room per la gestione intelligente della città.
L’unico punto non trito e ritrito è l’ottavo: Norme speciali per la limitazione delle attività commerciali o dei prodotti in libera vendita. Una rivoluzionaria innovazione, a una ventina d’anni dalla distruzione del tessuto commerciale cittadino, che prova a chiudere le stalle dopo che sono scappati anche i mandriani.
L’attenzione al dettaglio, alle competenze, alle necessità minuscole, mostra come per i due sindaci — uno di destra, l’altro di centro(sinistra) — il turismo di massa di oggi va benissimo così com’è. Si tratta solo di dargli un ritocchino qua e là.
Mostra come un anno, e forse un anno e mezzo, ma temiamo anche due, di catastrofe sociale ed economica sia per loro (e per moltissimi altri) solo un momento passeggero, e che poi tutto tornerà come prima, anzi, meglio.
I sindaci di due città come Firenze e Venezia sono tenuti a dare molto di più ai loro cittadini.
Sotto, negli allegati, il Decalogo