Basta una vocale

Occorre una sedazione alla seduzione della sedizione

 

Seminatori di zizzania, fomentatori dell’odio, adulatori della violenza: sono tantissimi, inebriati dal fascino corrotto della rivolta, del tradimento, dell’inganno. Fanno dell’arroganza il loro stile, della prepotenza il loro credo, della discordia la loro fede. Sono i seduttori della sedizione, che bisogna assolutamente sedare.

COSMOPOLI — Per la nostra discontinua rubrica di attualità etimologica ecco una terna di parole apparentemente divise da una sola vocale.

La sedizióne [dal latino seditio, composto di se(d) «a parte» e ire «andare»] è il tentativo di rovesciare i poteri dello stato, commesso da più persone; rivolta, sommossa, sollevamento contro l’ordine costituito. È quello che ha cercato di fare il Plantigrado Biondo negli Stati Uniti, incitando spingendo per mesi i suoi più violenti e scellerati sostenitori a una sedizione popolare. La partecipazione alla sommossa di elementi delle forze dell’ordine ne ha fatto quasi una sedizione militare, ma per fortuna le forze armate se ne sono tenute ben lontane. La sedizione statunitense è stata per il momento parzialmente soffocata, ma non repressa, né tampoco domata.

Nessuno se lo augura, ma la seduzione alla sedizione è fortissima in un mondo in cui le sirene dell’odio cantano di continuo. Persino paciosi e sovrappeso conduttori televisivi di basso cabotaggio provinciale, con la scusa dello spettacolo giornalistico, invogliano alla sedizione addirittura imprenditori locali in studio e in collegamento (come commentiamo in altra parte della nostra rivista).

La seduzióne (anticamente soduzióne o sodduzióne) è, etimologicamente, l’azione del «tirare in disparte, separare»; dato che l’origine è storicamente dal linguaggio ecclesiastico, letteralmente è un’«azione diretta a indurre (spingere dentro) al male, mediante allettamenti e lusinghe» ed è il risultato di tale azione. La seduzione, intesa anche in senso meno pericoloso, è la capacità di attrarre, affascinare: nel bene (la seduzione dell’arte, della musica, della poesia) e nel male (la seduzione del successo, del denaro, del potere). Fino al 1996, esisteva uno specifico delitto di seduzione, «contro la moralità pubblica e il buon costume commesso da chi, con promessa di matrimonio e facendosi credere celibe, ha rapporti sessuali con una donna minorenne».

Sia la sedizione che la seduzione sono composti con il prefisso se-, dall’originario significato di «a sé» (nel caso della sedizione c’è una «d» eufonica, per far suonare meglio la parola) e quindi valgono come «andarsene per sé» e «attrarre a sé». In questo ultimo caso ancora, l’attrazione verso di sé diviene evidente soprattutto negli esempi dei grandi seduttori, che attirano a sé:  i peccatori (Satana); le donne (Casanova); un po’ tutti (Silvio Papi Berlusconi).

Non così per la sedazione. Che è, invece (dal tardo latino) l’azione e il risultato di sedare «quietare, far cessare un moto», con la stessa radice di sedēre «stare seduto» (parente di sīdĕre che propriamente è l’atto proprio di «mettersi a sedere»). Sedare è un verbo causativo: esprime un’azione che non è compiuta dal soggetto, ma che invece il soggetto fa compiere ad altri. Il sedativo, dal latino medievale sedativus, derivato anch’esso da sedare, è il farmaco o il composto che serve a calmare il dolore o uno stato ansioso.

La sedazione della seduzione alla sedizione, quindi, non è un atto che seduttori e sediziosi (dal latino seditiosus, derivato di seditio) possano darsi da soli. Ma che ci guardiamo bene dall’invocare per loro, per non farne delle vittime innocenti e inermi della censura. Poveretti.

Basta una vocale