Alla Veneta

Baccalà alla veneta. Fegato alla veneta. Pasta e fagioli alla veneta. Risi e bisi alla veneta. Riso e salsicce alla veneta. Pasta alla veneta. Lepre in salmì alla veneta. Carciofi alla veneta. Piselli alla veneta. Asparagi alla veneta. Polenta alla veneta. Zuppa alla veneta. Tacchino alla veneta. Selvaggina alla veneta. Sarde alla veneta. Bigoli alla veneta. Dentice alla veneta. Granceola alla veneta. Maccheroncini alla veneta. Trippa alla veneta. Anatra alla veneta. Ossobuchi alla veneta.

Folpi alla veneta. Cipolline alla veneta. Anguilla alla veneta. Torta di mele alla veneta. Bollito alla veneta. Peoci alla veneta. Seppie alla veneta. Peperonata alla veneta. Capesante alla veneta. Gnocchi alla veneta. Patate alla veneta. Ceci alla veneta. Salsa alla veneta. Pollo alla veneta. Ci sono persino i “Pipi Chini alla Veneta”, inventati a Masterchef, che poi non sono altro che peperoni ripieni di carne macinata di maiale, uova, provola, radicchio, mollica di pane. E potrei continuare, ma non vorrei affaticare la lettura.

Era tanto per dire che “alla veneta” c’è di tutto. I piatti indicati infatti si possono trovare tutti su internet. “Alla veneta”, è chiaro, è solo un modo di dire. Una sommaria indicazione geografica più che una specificità tipica. A voler essere pignoli, infatti, bisognerebbe precisare che dire “alla veneta” non significa proprio nulla. Perché non esiste un’unitarietà veneta, non esiste un popolo veneto, non è mai neanche esistito storicamente, come non esiste una cultura veneta, una cucina veneta, una lingua veneta.

Ci sono piuttosto dialetti, o lingue se preferite, che si assomigliano, e che a un orecchio “straniero” possono sembrare uguali. Per restare alla lingua, ma vale anche per la cultura, la cucina e tutto il resto, non c’è una lingua veneta, ma c’è una lingua veneziana, una lingua padovana, una lingua trevigiana, una lingua vicentina, una lingua veronese, una lingua bellunese, una lingua rodigina e via così.

A voler essere pignoli, bisognerebbe distinguere anche all’interno di queste lingue, dove esistono numerose varianti. Ad esempio, la lingua veronese che si parla nella città di Verona è piuttosto diversa dalla lingua veronese che si parla nei paesi della provincia di Verona, e ancora, la lingua parlata nell’alto veronese è diversa da quella parlata nella bassa veronese.

Per non parlare di Venezia, la capitale, dove il veneziano del centro storico è diverso non soltanto da quello della provincia, ma anche da quello della terraferma, e anche da quello delle isole. Non solo: in terraferma, il veneziano di Mestre è diverso dal veneziano di Marghera, e tra le isole dell’estuario il veneziano di Burano è diverso da quello di Pellestrina. Un tempo, ora meno, si avvertivano diversità anche all’interno del centro storico, tra il veneziano parlato dagli abitanti del sestiere di Cannaregio, a nord della città, e il veneziano parlato dagli abitanti del sestiere di Castello, a sud.

L’ignoranza, in materia, regna purtroppo sovrana. Per esempio, Il Corriere della Sera, uno dei maggiori quotidiani italiani, titolava l’altro giorno in prima pagina (taglio basso, appena un titoletto a una colonna), “Addio a Toffolo, ironia alla veneta”. Sbagliato. Difatti il titolo giusto, nelle pagine interne (pezzo non memorabile di Maurizio Porro), era: “L’ironia veneziana di Lino Toffolo”. Qui ci siamo. Veneziana o veneta non è la stessa cosa. E non è neanche un problema di battute, quello che di solito affligge i titolisti. “Alla veneta” sono undici battute, “veneziana” sono nove, ci stava. E’ un problema di cultura.

Come scrivere, sempre sul Corsera, che Toffolo era nato a Murano “e lì era tornato a vivere”. Sbagliato anche questo. Toffolo ha sempre vissuto a Murano, tutta la sua vita, da Murano non se n’era mai andato. E anche come scrivere, sempre Corsera (nei titoletti, non nel pezzo), che si era affermato nel cinema “per i suoi ruoli goliardici”. Questo non è solo sbagliato. E’ delirante. Goliardici?!?

Se c’era qualcosa da cui Toffolo era lontano anni luce erano proprio i ruoli goliardici. Le caratteristiche di Toffolo le spiega benissimo Maria Pia Fusco su Repubblica, che tra l’altro parla, correttamente, di “lingua veneziana”, e così definisce la sua arte: “Una comicità particolarissima, stralunata, anarchica, surreale”. In due parole ha detto tutto. Perfetto. Altro che “alla veneta”.

Ma ti, Lino, dai, basta far el mona. Vien giù da basso che te vogio ben.

LA PAGELLA
Lino Toffolo: voto 9
Alla Veneta: voto 4
Pipi Chini, Masterchef: voto 2
Maria Pia Fusco: voto 8
Maurizio Porro: voto 5

www.linotoffolo.com

Un tipico locale del Veneto (www.osteriallaveneta.it)

Alla Veneta