Ciao belli
il 25 aprile non è
la festa di tutti
Imbrogli e polemiche
Nessuna confusione. E nessuna menzogna. Il 25 aprile é una festa. Importante. Ma non é la festa di tutti. Quindi é inutile chiedere a tutti di festeggiarla. E’ utile invece ricordare a tutti, specialmente ai più giovani, che cosa é stata. Perché non bisogna mai dimenticare, le tenebre possono tornare. Il 25 aprile é la festa della Liberazione dell’Italia dagli orrori della dittatura nazifascista. E’ la festa della Resistenza. Dei Partigiani. Di Bella Ciao. Di chi, insomma, ha combattuto, ed é morto, per la libertà. Per la libertà di tutti, anche dei suoi assassini. E’ la festa di chi stava dalla parte giusta della storia, non di chi vestiva la divisa sbagliata del manganello, dell’olio di ricino e del terrore.
(r.b.) — Nessuna confusione, per favore. E nessuna menzogna, mai. Il 25 aprile è una festa. Importante. Ma non è la festa di tutti. Quindi è inutile chiedere a tutti di festeggiarla. E’ utile invece ricordare a tutti, specialmente ai più giovani, che cosa è stata. Il 25 aprile è la festa della Liberazione dell’Italia dagli orrori della dittatura nazifascista. E’ la festa della Resistenza. Dei Partigiani. Di Bella Ciao. Di chi, insomma, ha combattuto, e di chi è morto, per la libertà. Per la libertà di tutti. E’ la festa di chi stava dalla parte giusta, come ha sancito la storia, non di tutti gli altri.
Non è la festa dei nazifascisti. Non è la festa di chi stava dalla parte sbagliata. Non è la festa di chi negava la libertà, tappava la bocca, bastonava, deportava, torturava, uccideva. Non si possono mettere tutti sullo stesso piano. C’era chi sbagliava e chi aveva ragione. Il 25 aprile è la festa di chi aveva ragione, non di chi stava dalla parte sbagliata. Non è neanche la festa dei martiri delle foibe, né dei morti da coronavirus, né di quelli ammazzati dalla mafia, né delle vittime di terremoti e alluvioni, né delle donne vittime di femminicidi. Non instilliamo confusioni per annacquare i significati.
Certo, hanno diritto al rispetto e alla pietà anche i morti che vestivano la divisa sbagliata, quella fascista. E’ giusto che nessuno glielo neghi. Ma non oggi. Oggi non è la loro festa. Non ci può essere una festa che festeggi insieme vittime e carnefici. I morti fascisti, quelli della parte sbagliata, possono essere ricordati, dai loro familiari, tutte le volte che vogliono, con tutte le cerimonie e le giornate dedicate che vogliono (basta che non scadano nell’apologia del fascismo, come capita sovente a Predappio, cosa che è vietata in questo Paese ed è anche un reato). Ma oggi no.
Oggi è la festa dei Partigiani, non dei fascisti. Che, tra parentesi, tornano purtroppo a spuntare, come bestie infette, dalle fogne della storia, come se la storia non avesse insegnato nulla. Ma a scuola forse non ci sono mai andati. O non gli hanno insegnato nulla. O sono loro (più probabile) che non hanno capito niente.
“E’ del tutto comprensibile che per loro la democrazia sia un lutto”, scrive l’arguta penna di Michele Serra su Repubblica (“L’amaca” del 21 aprile 2020). “Al massimo, questo sì, si può rimproverare loro l’ingratitudine nei confronti di un nuovo Stato che, pur di garantire la pacificazione, chiuse gli occhi sul passato e consentì ai fascisti, da allora fino a oggi (settantacinque anni, mica pochi) di riorganizzarsi e fare politica, anche in Parlamento, godendo dei diritti e delle garanzie che loro non avevano concesso ai loro avversari politici”. La differenza tra democrazia e dittatura è tutta qui, sostiene Serra, la capisce anche un bambino. “Per tutti gli altri, che per fortuna sono tanti, e di idee molteplici, la Liberazione invece è una festa vera”.
La celebrazione, quest’anno, è diversa, per forza di cose. E’ nazionale ed è online, ognuno da casa sua. Streaming a partire dalle 14.30 sul sito di Repubblica e altre piattaforme digitali, come Stampa, Manifesto, Radio Popolare, Storie Libere, Comune di Torino. Tutte le informazioni su www.25aprile2020.it. Con la possibilità di una donazione a Caritas e Croce Rossa attraverso GoFundMe.
Si può anche cantare, volendo. La canzone del 25 aprile è una sola, è Bella Ciao. Se non vi piace, se non volete cantarla, affari vostri. Ma non potete impedirmelo. Ciao, belli.