Le Memorie
di Atlantide
Le Memorie di Atlantide, ovvero di Venezia Scomparsa. L’ultimo spettacolo immaginato scritto interpretato suonato e diretto da Giovanni Dell’Olivo artista veneziano internazionale, è uno spettacolo assolutamente da vedere. Anche e soprattutto se non siete veneziani. La storia è molto semplice: Atlantide è scomparsa, a causa dei suoi errori, ed ora non c’è più. Ma il mito che Dell’Olivo, e i suoi magnifici del Collettivo Lagunaria, mettono in scena è assolutamente nuovo ed emozionante.
VENEZIA (l.c.) — Immaginate un mito antico che non avete mai sentito: di un’antica civiltà cancellata dall’oceano. Una civiltà di esseri umani, ma non umani come noi. Ma che come noi vivono gli stessi tremendi problemi: gli stranieri, le epidemie, l’egoismo, la grettezza, la collera degli dei. Una civiltà che è stata sepolta dalle acque, e che vive come pallida eco nella memoria di alcuni pallidi sopravvissuti. Questa è la civiltà di Atlandide, ma è (implacabilemente) la civiltà di Venezia.
Giovanni Dell’Olivo da molti anni mette in scena spettacoli — molto belli — di teatro canzone (da lui ideati diretti e interpretati) che hanno come origine il mare, Venezia, il mito, il passato; ma questo spettacolo è il più emozionante, immaginifico e — scusate il termine — mitopoietico del suo repertorio. Con canzoni originali e adattate, racconta disperatamente e ironicamente e anche speranzosamente di un mondo inventato (Atlantide) che invece è il mondo in cui viviamo realmente oggi. E insieme di un mondo antico (e che invece purtroppo abbiamo vergognosamente perduto: Venezia) in cui non viviamo più.
Gli Atlanditei avevano le branchie, sul collo. Ed ora non le hanno più: i superstiti le nascondono, le ignorano. Fanno finta di non averle mai avute. Sono stati cattivi, gli Atlantidei, molto molto cattivi. Per difendere la loro purezza di razza branchiata. E gli dei li hanno dimenticati. Per la loro cattiveria. E anche puniti. E ora Atlantide non c’è più.
Tredici canzoni bellissime (originali e rimaneggiate), interpretazioni emozionanti, trucchi immaginifici, partecipazione altissima. Ovviamente alcuni difetti nella messa in scena, ma niente che non si possa rimediare (questo lo scrivo perché poi non pensiate che sia una volgare marchetta).
Di questo, e di altro, è fatta la storia di «Memorie di Atlandide» elegantemente messo in scena sabato 8 febbraio (2020) nel piccolo Teatro Groggia (tenacemente gestito da Mattia Berto) da (inesorabilmente) Giovanni Dell’Olivo chitarra, bouzouki e voce narrante e cantante; Alvise Seggi al contrabbasso; Stefano Ottogalli alla chitarra classica; Walter Lucherini fisarmonica; le meravigliose Serena Catullo (voce) e Arianna Moro (prestidigitazione e interpretazione); Vito Lupo alla regia; e Mattia Berto (ancora!) a tutto il resto.