Stéphanie di Monaco
«Io sto con
gli elefanti»
La battaglia della Principessa
In un’intervista esclusiva concessa a Roberto Bianchin e Alessandro Serena per la rivista «Circo», la Principessa Stéphanie di Monaco parla per la prima volta a lungo e a cuore aperto del suo grande amore per il circo. Dalla passione trasmessale dal padre, il Principe Ranieri, che lei poi ha trasferito alla figlia Pauline, agli incontri con le grandi famiglie del circo mondiale, dalla scuola di Annie Fratellini che ha frequentato da ragazza alla direzione del Festival più importante del mondo, quello di Montecarlo. Con il racconto della sua battaglia in difesa degli animali nel circo e la dura polemica contro quelle associazioni che vorrebbero invece vietarli. «Non sanno nulla -dice- non conoscono la vita del circo».
MONTE-CARLO — “Senza animali il circo chiude”, e gli animalisti non dovrebbero «imporre la propria opinione agli altri». Lo dice senza tentennamenti la principessa Stéphanie di Monaco in una intervista esclusiva concessa al giornalista e scrittore Roberto Bianchin e allo storico del circo Alessandro Serena, e pubblicata sul numero speciale della rivista ‘Circo’, edita dall’Ente nazionale Circhi, in uscita in questi giorni.
Parlando del padre, il Principe Ranieri di Monaco, sostiene che “è stato il primo animalista, prima ancora che si sapesse dell’esistenza degli animalisti. Qui al Festival abbiamo sempre preteso condizioni molto severe sul trattamento degli animali”. E il Festival di cui parla è ovviamente la prestigiosa vetrina mondiale del meglio dell’arte circense che si tiene annualmente nel Principato di Monaco e che è giunta quest’anno alla sua quarantatreesima edizione.
La passione per il circo, spiega la Principessa, è “la malattia più bella del mondo: per me è un grande onore sentirmi dire dalla gente del circo che appartengo alla grande famiglia del circo. È qualcosa che mi tocca profondamente”. E a chi sostiene che nel circo gli animali stanno male, la Principessa risponde che quanti lo affermano “non sanno nulla: gli animali vengono sterminati dai bracconieri nelle foreste e gli animalisti non se ne occupano. Nel circo sono artisti a tutti gli effetti, fanno parte della troupe, e sono trattati con il rispetto dovuto a tutti gli artisti. Sono amati, trattati bene, nutriti e curati”.
“Al circo tutto è controllato –continua- e poi agli animali piace lavorare, sono contenti quando vanno in pista. Per non parlare dei loro educatori. Sono persone meravigliose, che dedicano la loro vita agli animali. Lavorare con loro comporta molti sacrifici, perché vivi per gli animali, perché trascorri con loro ventiquattr’ore su ventiquattro, perché non puoi mai permetterti un giorno di ferie, e alle sette del mattino sei già in piedi accanto a loro, mentre gli altri artisti sono ancora in caravan che dormono. Questa si chiama educazione: è solo così che puoi ottenere dei risultati”.
La Principessa, che in gioventù ha studiato arti circensi all’Accademia di Annie Fratellini a Parigi, è ugualmente ferma sul fatto che la presentazione degli animali in pista debba completamente abbandonare “situazioni superate” come quelle di vestire gli animali “con abiti ridicoli o far loro eseguire degli esercizi che li umiliano e li mettono alla berlina”. Pratiche che in Italia sono state abbandonate da anni. Il circo è uno spettacolo ancora attuale “perché i numeri tradizionali vengono rivisitati dall’immaginazione degli artisti e le coreografie, le luci, e i costumi cambiano, si rinnovano. E questo è magico. Inoltre ti regala un sorriso che ti fa stare bene: se guardi le persone che escono da uno spettacolo di circo, vedi che sono più contente di quando erano entrate”, aggiunge Stéphanie di Monaco.
Il circo “è qualcosa da difendere e salvaguardare” in quanto “tradizione che rappresenta, anche rispetto a un mondo ormai troppo virtuale, un importante valore culturale europeo. Il circo è uno spettacolo unico, il più bello del mondo, uno spettacolo familiare in cui, diversamente da altri, tutti si possono ritrovare, dai bisnonni ai nipotini, e sia gli uni che gli altri lo possono apprezzare. E’ il solo posto in cui non è possibile mentire. Ogni sera devi mostrare quello che sai fare davvero, prendendoti a volte anche dei rischi. Il circo è professionalità, fatica, sudore. È verità. Ma soprattutto è generosità: la generosità della gente del circo che dona sé stessa agli altri per regalare dei sogni. Credo sia proprio questa generosità da condividere con gli altri a far andare avanti il circo”.
Il circo dei sogni di Stéphanie di Monaco è caratterizzato dall’aggettivo tradizionale “con tutto quello che serve per essere chiamato circo. Animali compresi”. Mentre, a proposito di quello contemporaneo, non le piace “che utilizzino il nome circo per avere un po’ di notorietà. E che siano così ostili e contrari al circo tradizionale. Salvo poi prendere gli artisti del circo tradizionale per i loro spettacoli”. Mentre apprezza “l’impatto molto forte di alcuni numeri. La planche coreana, per esempio. Poi qualche idea, qualche coreografia, le musiche moderne, lo spazio dato ad alcuni giovani artisti”.
Il suo è un messaggio chiaro anche nei confronti di quelle associazioni animaliste che chiedono leggi per vietare l’impiego degli animali nel circo. “Ciascuno ha il diritto di avere la propria opinione, e vanno rispettate le opinioni di tutti. Del resto, non sarebbe normale, e nemmeno giusto, che la pensassimo tutti allo stesso modo”, premette. “Ma nessuno ha il diritto di imporre la propria opinione agli altri. Allo stesso modo, è un diritto sacrosanto di ciascuno andare a vedere gli spettacoli che preferisce. Non esiste che una minoranza di persone tenti di imporre il proprio modo di pensare. Non è democratico in un Paese civile. C’è una grande maggioranza di persone a cui piace andare a vedere il circo con gli animali, e nessuno può e deve impedirglielo».
«Purtroppo invece -osserva- vengono spesso ascoltate di più, anche su internet, le voci di protesta, che spesso sono false e offensive e rasentano il fanatismo. Siamo arrivati al punto che la televisione tedesca ci ha chiesto di montare il filmato del Festival senza i numeri con gli animali. Eh no! Ci siamo rifiutati. Ciascuno a casa ha il suo telecomando e se non vuole vedere gli animali al circo può cambiare canale. Ma non può impedirlo a tutti quelli che invece li vogliono vedere”. La reazione del mondo del circo deve essere quella di “continuare a fare bene il proprio mestiere, ben sapendo che non sono quelli che stanno a protestare davanti agli chapiteau ad avere ragione, ed aprendo le porte dei circhi, per far vedere alla gente come stanno davvero le cose”.
(La versione integrale dell’intervista è sulla rivista Circo e sul sito Circo.it)