Cavalieri italiani
e cavalli svizzeri
per stupire Montecarlo

La nuova edizione del Festival 2020

Sono i cavalli i protagonisti assoluti della quarantaquattresima edizione del Festival Internazionale del Circo di Montecarlo in programma dal 16 al 26 gennaio, con l’appendice della rassegna «New Generation» dedicata ai giovani talenti, il 1 e 2 febbraio. In pista, in cerca della massima ricompensa del clown d’oro, la celebre cavalleria del circo nazionale svizzero Knie, che tra caroselli, poste, dressage e cavalli in libertà presenta ben quattro numeri diversi. A guidarla tre talentuosi cavalieri italiani, i fratelli Maycol e Wioris Errani, e il giovane Ivan Pellegrini Knie. Ricchissimo e spettacolare il panorama dei numeri acrobatici. Ma è la prima volta che, a sorpresa, mancano gli elefanti.

MONTE-CARLO – E’ nel segno dei cavalli, come annuncia il bel disegno sull’elegante manifesto, la quarantaquattresima edizione del Festival Internazionale del Circo di Montecarlo, in programma dal 16 al 26 gennaio sotto il tradizionale chapiteau di Fontvieille, con l’appendice di New Generation, la rassegna dedicata ai giovani artisti, il 1 e 2 febbraio.

Sono cavalli elvetici, che arrivano in gran numero dalle scuderie del Knie, il più grande circo svizzero, uno dei migliori d’Europa. Ma sono cavalli svizzeri che parlano italiano, perché a condurli in pista –con buone possibilità di salire sul gradino più alto del podio- saranno tre giovanotti italiani, i fratelli Maycol e Wioris Errani, della celebre omonima famiglia circense, e Ivan Frédéric Pellegrini Knie, figlio di Géraldine Knie, cavallerizza anche lei e direttrice artistica del circo di famiglia (argento a Montecarlo nel ’93), e del suo primo marito, l’acrobata italiano Ivan Pellegrini dei fantastici Pellegrini Brothers (oro nel 2008).

Anche Maycol Errani, attuale marito di Géraldine, responsabile delle scuderie del Knie, dove si è stabilito ormai da una quindicina d’anni, non è nuovo ai fasti del Principato. Insieme al fratello Guido, con cui si esibisce ancora con successo (sempre al Knie, logico), forma una formidabile coppia di icariani che ha conquistato l’oro a Montecarlo nel 2004. Ora prova a ripetersi con i cavalli. Arabi, frisoni, stalloni spagnoli e portoghesi. Del resto con gli animali ha dimestichezza. Il nonno domava i leoni e lui, bambino, debuttò con gli elefanti.

Maycol porterà in pista due numeri: un sofisticato dressage di cavalli frisoni, e uno spettacolare carosello di trenta cavalli, numero che ha “ereditato” da Fredy Knie, il patron del circo svizzero, papà di Géraldine, che ha appena annunciato il suo ritiro al termine della trionfale tournée del centenario, che ha fatto segnare il record assoluto di pubblico: ottocentomila spettatori. Peccato che Fredy, che ha sempre addestrato i suoi cavalli “con pazienza infinita, rispetto e affetto”, come spiega Alain Frère, storico del circo e consigliere del Principato, non sia annunciato tra coloro che scendono in pista (anche Géraldine –salvo sorprese- rimarrà dietro le quinte). Una sua presenza, l’ultima, al più grande Festival del mondo, sarebbe stata, oltre che un oro annunciato (i Knie già lo vinsero due volte, nel 1977 e nel 1996), il coronamento perfetto di una grande carriera.

Ma i suoi rampolli sono in grado di farcela egualmente. Oltre ai due numeri di Maycol ne presenteranno altri due: Ivan un gruppo di cavalli in libertà, e insieme a Wioris una strepitosa doppia posta ungherese con ventidue cavalli arabi e frisoni in pista, seconda solo, per difficoltà, suggestione e bellezza, a quella –sempre insuperabile- di Alexis Gruss. Si vedrà invece in pista a New Generation l’ultima stella dei Knie, la piccola Chanel Marie, otto anni appena, figlia di Maycol e Géraldine, che ebbe come madrina nientemeno che la Principessa Stéphanie di Monaco, e che guiderà da par suo, in un numerino delizioso e divertente, il gruppo dei suoi ponies.

Si preannuncia interessante anche il numero di gabbia delle tigri bianche del russo Sergey Nestorov, che un grande esperto come il Dottor Frère giudica “un esempio perfetto di addestramento moderno”. Sorprende invece, ed è inspiegabile dato anche l’amore che la Principessa Stéphanie, Presidente del Festival, nutre per questi animali, la mancanza di un numero di elefanti. E’ la prima volta che accade al Festival. Ci si dovrà accontentare dei cagnolini ammaestrati.

Ricchissimo invece, tra le ventisette attrazioni in programma, il panorama dell’acrobazia. Si candidano al podio, per fare qualche esempio, gli ex campioni di ginnastica artistica dei Trumbling Mariage (trampolino elastico), che arrivano dal prestigioso circo Nikulin di Mosca con un numero firmato dal celebre regista Alexander Grimailo. Dicasi lo stesso per la troupe acrobatica di Shandong, che presenta un formidabile tableau vivant di sedici ragazze sedici con equilibri mozzafiato di piatti volanti.

Ma sono da tenere d’occhio anche i trapezisti tunisini della troupe Les Fluing Tuniziani, già vedettes del mitico Barnum negli Usa (finalmente un ritorno al trapezio classico!), la troupe di funamboli Ayala, la prorompente equilibrista russa Maria Saratch, il mano a mano dei Vladimir, gli icariani Martinez, gli acrobati alle barre Extreme Fly, e l’elegante balletto aereo del duo Destiny. La comicità è assicurata (o dovrebbe esserlo, non è un gran momento per i clowns), dal giovane venezuelano Henry Ayala e dal promettente talento teatrale belga che viaggia sotto il nome di Elastic.

Un Festival, nell’insieme, sempre di qualità, e che appare all’altezza della sua tradizione. Che per di più si presenta rinvigorito e rinforzato da un’importante partnership appena raggiunta in Cina, a Zhuhai, con il Chimelong Group, un colosso internazionale dell’entertainment, che organizza il China International Circus Festival, oltre ad altri spettacoli, e possiede società turistiche, alberghi e parchi di divertimento. La Principessa Stéphanie è appena tornata dalla Cina dove è volata personalmente a firmare il protocollo d’intesa. Si tratta di un accordo, spiega, “per guidare l’industria del circo alla prossima fase di sviluppo”. Un progetto di cooperazione strategica, in sostanza, tra il Festival di Montecarlo e quello cinese, nell’intento di “promuovere congiuntamente l’arte e la cultura del circo in tutto il mondo, attraverso visite e scambi reciproci, per migliorare continuamente l’espressione circense, e apportare di più e migliori spettacoli al pubblico di tutto il mondo”.

Perché come diceva Tristan Rémy, il maggior storico di circo del Novecento, “non cercheremo di convincere chicchessia della superiorità del circo rispetto ad altri generi di spettacolo, né di incitare gli indifferenti a stimarlo di più di quanto non ne abbiano voglia. Il circo si ama o non si ama. Alcuni si divertono e altri si annoiano. E nella sua evoluzione ci sono alti e bassi. Ma l’ammirazione e il discredito di cui è oggetto dipendono dalla qualità del suo spettacolo”. Montecarlo, in questo, è maestro.

www.montecarlofestival.mc

Il manifesto 2020 del Festival del circo di Montecarlo …

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