Vendila
Altro che l’otto di marzo. Vendila. Vendila quella donna. Perché da che mondo è mondo c’è sempre una donna in vendita. C’è sempre stata e sempre ci sarà. Perché in fondo, comunque sia, è un affare. C’è sempre qualcuno che la vende, in ogni epoca, in ogni luogo del mondo, e ad ogni prezzo. E c’è sempre qualcuno che ha i soldi per comperarla. Per farci sesso o per farci un figlio. Per farne una schiava o una moglie, spesso non c’è differenza. Per amarla o per odiarla. Per venerarla o per ucciderla.
Al diavolo la festa della donna. Roba finta. Festa dell’ipocrisia. Buona per i gonzi e le cattive coscienze. La festa della donna l’hanno già fatta alla donna da quel giorno del serpente e della mela. Non è cambiato quasi niente da allora. Solo i modi. Le circostanze. Le occasioni. La sostanza resta sempre quella: c’è sempre il corpo di una donna in vendita. Per soddisfare il tuo piacere. La tua voglia di amante. O il tuo desiderio di paternità. Fa lo stesso.
Lo stesso dibattito di questi tempi sugli uteri in affitto, l’ultima sgraziata tendenza dei tempi moderni, un dibattito irriguardoso e volgare, sgraziato e ignorante, stupidamente polemico quanto assolutamente inutile, mostra distanze siderali non solo dai pianeti dell’intelligenza ma pure dai satelliti del buon senso comune.
Inutile accampare il fatto che si tratta di diritti (non esiste alcun diritto ad avere un figlio), che non è una cosa che si fa per soldi (l’utero in affitto, dove la cosa è permessa, invece costa, cento e trentacinque mila dollari negli Usa), e che la madre che fa un figlio per tuo conto e poi te lo vende rinunciando alla cosa che ha di più prezioso al mondo, poi diventa parte della tua famiglia (questo è l’insulto più pesante, il massimo dell’ipocrisia).
L’offesa più grave va così a colpire come sempre la donna: visto che come uomo non posso fare figli, compero il tuo corpo di donna per averne uno. E ti ingravido col seme mio o del mio partner. Perché quel figlio magari mi assomigli. O assomigli a uno di noi due. Questo per soddisfare il nostro inguaribile narcisismo e il nostro incommensurabile egoismo.
Se avevano questo desiderio (assolutamente legittimo peraltro) di paternità, potevano benissimo adottare un figlio, nei Paesi in cui questo è possibile, il fu governatore della Puglia Nicola Vendola chiamato Nichi e il suo compagno Eddy Testa chiamato Ed. Tra l’altro avrebbero fatto una buona azione, salvando un bimbo dall’orfanotrofio. E questo sarebbe stato di sinistra.
Personalmente, sono favorevole ai matrimoni gay e conseguentemente anche alle adozioni gay, non è questo il punto. Il punto è un altro: è che, sempre personalmente, sia chiaro, trovo aberrante la pratica dell’utero in affitto, che pure è perfettamente lecita in molti Paesi, sia per chi è gay sia per chi non lo è. E la trovo aberrante ancora di più per un uomo che dice di essere di sinistra. Perché pagare il corpo di una donna per il soddisfacimento del proprio piacere, vuoi per farci sesso vuoi per farci un figlio, è tutto tranne che di sinistra.
Inoltre, Nicola Vendola chiamato Nichi ha fatto un altro grosso sbaglio. Quello di voler diventare padre a quasi sessant’anni. Senza voler rendersi conto (altra perla di egoismo), che quel bambino che hanno chiamato Tobia (un nome più normale, no?), non avrà, come molti pensano, il problema di avere due padri. Avrà quello di avere un padre e un nonno.
LA PAGELLA
°Nicola Vendola chiamato Nichi, Eddy Testa chiamato Ed : voto 4