Stai sereno Renzino
Sempre belle sorprese dall’Italia
L’uscita di Matteo Renzi dal Pd se da un lato appare come il primo passo verso la dissoluzione di un partito mai nato, figlio dei rottami democristiani e comunisti, dall’altro apre nuovi e inediti scenari. Una nuova formazione politica di centrosinistra, moderna ed europea, laica, liberale e socialista, è destinata a prendere il suo posto. Questa la nuova sfida di Renzi che potrà così completare il suo disegno originario, che aveva in mente fin da quando entrò nel Pd per rottamare la vecchia dirigenza dalemiana veterocomunista: affondare un partito sbagliato per sostituirlo con qualcosa di nuovo. Ha tempo fino alle elezioni politiche del 2023 per far crescere la sua creatura e prendere il posto del Pd.
(r.b.) — Per la Lega è stato vero. Nel corso degli anni, chi ne è uscito, spesso con la pretesa –presto sfumata- di dar vita a nuovi partitini, è finito miseramente in quello che Barbapapà Scalfari chiamava “il cono d’ombra”, cui erano destinati (e anche qui è stato vero), i giornalisti che uscivano da Repubblica in cerca di gloria (mai trovata, e ci sarà un motivo), altrove.
L’intramontabile Franceschino (uno che la sa lunga), ha fatto la stessa profezia (o fattura?), all’irrequietissimo Renzino: fuori dal Pd non sarai più nessuno. Vedrai che ti dimenticheranno presto. L’irrequietissimo Renzino ha fatto spallucce.
Facile che Franceschino non abbia tutti i torti. S’ha da vedere. Perché la storia di Renzino è ben diversa da quella di altri fuoriusciti. Prima di tutto perché lui non è un fuoriuscito. Lui è uno che nel Pd ci è dentroentrato, a suo tempo, e ci è entrato a piedi uniti, con il preciso proposito di “rottamare” (ricordate?) una classe dirigente veterocomunista dalemiana ormai inguardabile, e di prenderne il posto.
Ci è riuscito, e ha portato il Pd a quel quaranta per cento che è stato il suo massimo storico. Poi, impiombato come un tordo dal fuoco amico che non si era mai spento sotto la cenere, si è perduto, egoista, solitario, incapace di fare squadra, e di tenere in mano un partito variegato e litigioso, praticamente impossibile da gestire. E alla fine (ha atteso anche troppo), ha deciso di andarsene per manifesta impraticabilità del campo. Ora può giocare disinvolto, libero da vecchi schemi tattici, e dagli ordini di allenatori improbabili e perdenti.
Può finalmente praticare il suo gioco preferito: ammazzare il Pd. Questo in fondo era il suo sogno di sempre, coltivato fin da quando nel Pd ci era entrato: con l’obiettivo preciso di impossessarsene per affondarlo. Perché era un partito nato sbagliato. Partorito da un’orrida fusione a freddo, com’era stata chiamata, tra i rottami del vecchio partito comunista e i rottami della vecchia democrazia cristiana. Due partiti che avevano sbagliato tutto e che comunque stavano ai poli opposti. Come cane e gatto. Troppo diversi per stare assieme, se non per una mera alchimia di divisione del potere. Il Pd infatti, nella sua comunque ormai non brevissima vita, non ha mai convinto. E’ sempre rimasto incerto, diviso, senza prospettiva, spaccato irrimediabilmente in due anime spesso inconciliabili.
Renzino, che pure veniva dagli ambienti cattolici (boys scout), non aveva mai fatto parte della Dc. Quindi non poteva averne nostalgie. Ma non era nemmeno mai stato comunista. No. Lui sognava un partito diverso. Progressista sì. Ma giovane, aperto, senza paraocchi, senza parrocchie né frattocchie. Cosa forse impossibile in questo Paese.
Ora comunque può provarci. Non ha nulla da perdere. Anche perché il suo valore elettorale –per ora- è stimato intorno al cinque per cento appena. Un’inezia. Ma è la condizione ideale per ricominciare da capo. Lui ha il carisma per farlo. Sostenendo il governo fino al 2023 (sempre meglio questo che quello con Salvini, comunque), finendo di ammazzare definitivamente quel partito sbagliato che è il Pd, che è ora e tempo che scompaia (peraltro ci sta riuscendo benissimo da solo), e provando a seppellirlo crescendo fino al quaranta per cento con un nuovo partito europeista, moderno, di centrosinistra. Laico, liberale, socialista. Proprio quello che manca all’Italia e che il Pd non è riuscito ad essere.
Utopia? Può darsi. Ma non rubateci i sogni. In ogni caso, stai sereno Renzino.