Spiaggia del Duce
bufale & business
L’unico effetto provocato dalla storiella della spiaggia fascista di Chioggia, a parte una denuncia (dovuta) al folclorico gestore per apologia del fascismo (denuncia che non produrrà alcuna conseguenza pratica), è che adesso sono già esauriti di primo mattino tutti i seicento e cinquanta lettini dello stabilimento balneare disteso tra le ultime dune del litorale di Sottomarina. Una posizione non esattamente ideale, dato che si affaccia sulle acque non proprio limpidissime della foce del fiume Brenta.
Ma tant’è. Questo è l’effetto (perverso?) della notorietà. Dei titoloni sui giornali. Dell’arrivo delle troupe televisive, e persino di qualche politico nazionale in caccia di consensi. Più che uno scandalo, la storiella dà l’impressione di un ben calcolato colpo pubblicitario. Studiato, pensato e messo in opera con il cinismo necessario e la dovuta disinvoltura. Volto a lanciare la spiaggia chioggiotta -non propriamente un eden- verso un’estate luminosa da tutto esaurito come mai si era vista. A farne un luogo alla moda. Meta di curiosi, fotografi, nostalgici e di vip.
Il sospetto nasce da alcuni particolari che non quadrano in questa vicenda. Il primo, e il più importante, è che nessuno si era mai accorto dell’esistenza di quei cartelli inneggianti al Duce, nemmeno il segretario del Pd locale (che non risulta essere un non vedente), che in quello stabilimento vi aveva addirittura lavorato (come cuoco), sia pure per un breve periodo.
Quasi che quei cartelli non ci fossero mai stati prima (infatti nessuno ha saputo dire quando sono stati messi), e fossero spuntati all’improvviso da un giorno all’altro, o piuttosto, dalla sera alla mattina. Questo spiegherebbe perché nessuno se n’era mai accorto. Semplicemente perché non c’erano. Quindi, una volta messi i cartelli, sarebbe bastato informare della cosa un importante quotidiano nazionale (di sinistra, logico, un giornale di destra non ne avrebbe certo fatto un caso), che avrebbe fatto scoppiare (giustamente) lo scandalo. Tutto il resto sarebbe venuto di conseguenza.
Egualmente sospetto è il comportamento, più complice che imbarazzato, dei tre soci proprietari dello stabilimento, che hanno tenuto un profilo bassissimo nella vicenda, oltre a un rigorosissimo silenzio. Solo poche parole di uno di loro, e tutte banali, di circostanza, del tipo adesso vedremo il da farsi, e basta, senza mai prendere una posizione. Come se si mostrassero dispiaciuti in pubblico (ma solo poco poco, per carità), mentre in cuor loro gongolavano per gli affari che andavano a gonfie vele.
Fateci caso. Dei proprietari normali, di fronte a un caso del genere (ammesso che fosse stato tutto vero), avrebbero potuto avere solamente due tipi di reazione: difendere a spada tratta il loro gestore fascista e i cartelli mussoliniani, oppure al contrario sbugiardarlo, scusarsi, e cacciarlo a calci nel sedere. Ci crederete? Non hanno avuto né l’una né l’altra reazione. Nessuna reazione. Né di condanna né di assoluzione. Come se a loro non fregasse nulla del fascismo ma importasse solo il business. E questo c’è stato. Obiettivo raggiunto. Chapeau. (Ma naturalmente, è chiaro, si tratta soltanto di illazioni).
Siamo comunque disposti a scommettere che non succederà un bel niente nel corso dell’estate. L’inchiesta finirà in un nulla di fatto (è già finita), il folclorico gestore fascista resterà al suo posto ad arringare i bagnanti con le sue fanfaronate mussoliniane, e i furbissimi proprietari dello stabilimento (che sarebbero di idee opposte, secondo il segretario del Pd locale che evidentemente li conosce bene), si fregheranno le mani contando incassi che mai si sarebbero sognati di realizzare. Tutto grazie alla trovata di risvegliare la buonanima del duce.
LA PAGELLA
Spiaggia fascista di Sottomarina: voto 4