Sbobba cinese
Cronache dell’impossibile
Il derby Inter-Milan, una delle grandi classiche del calcio mondiale, si giocherà per la prima volta il sabato di Pasqua e per di più all’ora di pranzo. Un insulto e una follia. In realtà, un regalo imbarazzante e vergognoso al ricco mercato cinese, che controlla ambedue le società di calcio italiane, oltre a una platea potenziale di ben 333 milioni di spettatori cinesi entusiasti e incomprensibilmente divisi nel tifo tra le due fazioni. Gli enormi proventi dei diritti televisivi sono ormai l’unica cosa che conta di fronte a stadi sempre più vuoti.
Mi piace ancora, e nonostante tutto, La Gazzetta dello Sport. Nonostante lo scadimento di livello dei giornali, intendevo. Sarà per quel suo coloretto rosa così maschio. O perché si tratta di una lettura distensiva.
Mi piace fin da quand’ero ragazzo, e mi dilettavo a giocare al giro d’Italia nel cortile di casa, disegnando in terra la pista, ogni giorno diversa, con un gessetto bianco, e tirando con le dita i tappi corona delle bibite dentro i quali avevo incollato le foto ritagliate dai giornali delle testine dei ciclisti. Su un quaderno di scuola segnavo gli arrivi e stilavo le classifiche, quella di tappa e quella generale, in base ai tiri di ritardo.
Delle cronache del giro, sulla Gazza, mi piaceva leggere soprattutto quelle del fuori-giro di Luigi Gianoli, che raccontavano storie di paesi e persone incontrati nella tappa. Anche oggi mi piacerebbe leggere pezzi del genere. Ma non li trovo più.
Trovo in compenso altre amenità. Come il paginone “Calendario Asiatico” di mercoledì 15 marzo 2017, pagine 14 e 15. Si parla del derby tra due squadre cinesi, l’Inter e il Milan, ambedue di Milano-Italia, ambedue di proprietà di società dagli occhi a mandorla (è il mercato globale, bellezza!), che per decisione dei cervelloni della Lega calcio dell’italico stivale, si giocherà in un giorno inconsueto, il sabato di Pasqua, e per di più in un orario inconsueto, vale a dire all’ora di pranzo, alle 12.30.
L’orario, peraltro già sperimentato nel campionato italiano per ragioni televisive, è folle. Sia per i giocatori che per il pubblico. Come si fa a giocare a calcio a mezzogiorno? Ce ne sarebbe da dire anche sul giorno. Il sabato di Pasqua. Vero che altrove (Inghilterra) giocano tranquillamente a Natale e Capodanno e nessuno brontola. Ma in Italia, dove si gioca prevalentemente la domenica, che è pur sempre un giorno festivo, non era mai successo. Pasqua, Natale e Capodanno sono sempre stati considerati intoccabili, tradizionalmente riservati alle famiglie e alle gite. Chi andrà allo stadio a Pasqua rovinando vacanze e rapporti familiari?
Ai reggitori degli stati globali del pallone di tutto questo non importa nulla. Non importa nemmeno se allo stadio non andrà nessuno. Conta ormai solo l’audience televisiva. L’unico dio rimasto al quale è lecito fare ogni forma di sacrificio. Anche umano.
Dicevamo dell’Inter-Milan, una delle grandi classiche del calcio mondiale. La scelta di far giocare il derby a mezzogiorno del sabato di Pasqua viene considerata dalla “Gazzetta” non solo “una svolta epocale” ma anche, e soprattutto, “un regalo senza precedenti del nostro movimento al mercato cinese” (Mirko Graziano e Marco Pasotto, bravi!). Essendo infatti l’orologio di Pechino avanti di sei ore rispetto al nostro, i 333 milioni di potenziali spettatori televisivi cinesi (avete letto bene, trecento e trenta tre milioni), si godranno il derby alle loro 18.30, l’ideale per chi poi avrà voglia di uscirsene a cena.
Con gli stadi sempre più vuoti (e ci sarà una ragione), contano ormai solo gli introiti dei diritti televisivi. La Premier League inglese è la più pagata: incassa 1,573 miliardi a stagione. Segue, ben distanziata, la Liga spagnola (636 milioni), quindi ancora più staccata la Bundesliga tedesca (240 milioni), e infine, solo quarta, la nostra serie A (187 milioni), ritenuta evidentemente meno attrattiva.
Ma per tornare ai cinesi e alla Gazzetta, quello che inquieta di più, nel paginone del calendario asiatico, sono due gigantesche foto in cui si vedono masse urlanti di tifosi accalcati, sudati, eccitatissimi e scatenati, che inalberano sciarpe e sventolano bandiere, tutti vestiti gli uni con le magliette nerazzurre dell’Inter, e gli altri, quelli della foto di fronte, con le magliette rossonere del Milan. Beh, direte voi, cosa c’è di strano? Sono foto e scene che si vedono tutti i giorni in tutti i campi di calcio del mondo. Giusto. Vero. Solo che a far inorridire è che sono tutti cinesi. Sia i tifosi dell’Inter che quelli del Milan. Su quali basi avranno scelto da che parte stare?
Non è chiaro se siano foto pubblicitarie costruite ad arte per propagandare il karma dell’italica pedata nel popoloso paese del sol levante. Se questi tifosi, veri o presunti che siano, siano comparse prezzolate, vittime del regime, prigionieri politici, immigrati, clandestini, disoccupati, precari, studenti bisognosi, e se siano stati pagati per tifare, minacciati o convinti con le buone.
Ma in fondo non ha una grandissima importanza chiedersi per quale motivo un contadino di Nanchino debba fare il tifo per una squadra di calcio di Milano, che probabilmente non sa nemmeno dove sia, solo perché qualche cinese ricco ha comperato, per motivi che saprà lui, una squadra di calcio di quella città. Sarebbe come se un qualsiasi cittadino italiano decidesse improvvisamente di mettersi a fare il tifo per il Guangzhou (squadra cinese) se la dovesse comprare, si fa per dire, Caltagirone. O preferite Briatore?
LA PAGELLA
La Gazzetta dello Sport (con Luigi Gianoli) : voto 8
La Gazzetta dello Sport (senza Luigi Gianoli): voto 6
Mirko Graziano, Marco Pasotto: voto 7
Inter (cinese): voto 4
Milan (cinese): voto 4
Lega Calcio: voto 2
Guangzhou : sv
Caltagirone: voto 4-
Briatore: voto 5+