Pasticciate
Sono così pasticciate, confuse e polemiche, le primarie progettate dal centrosinistra in cerca di un leader, che francamente mettono poca voglia di partecipare anche ai più solidi elettori di provata fede gauchiste. Figurarsi agli altri. A quei delusi del centrodestra, per esempio, ai quali vorrebbe rivolgersi il giovane sindaco fiorentino Matteo Renzi.
E pensare che alle elezioni politiche dell’anno prossimo il centrosinistra potrebbe anche partire favorito, sempre ammesso che la parentesi (contraddittoria) del governo di Mario Monti non abbia fatto dimenticare agli italiani, magari solo per il tempo che è passato, i magri risultati sul piano interno e le pessime figure internazionali del governo di centrodestra guidato da Silvio Papi Berlusconi.
È che il centrosinistra, anche stavolta, come spesso in passato, si fa male da solo. Le primarie le ha inventate e adesso le sta distruggendo. Intanto non si capisce che primarie sono. E il Pd non lo spiega. O non vuole. O non sa farlo. O, più probabilmente, non sa più nemmeno lui che pesci pigliare.
Non si capisce se sono le primarie di un partito, il Pd, o le primarie della coalizione di centrosinistra. Che coalizione poi? Quale sarà la coalizione di centrosinistra che si presenterà alle elezioni? Con chi sarà alleato il Pd? Con Vendola? Con Di Pietro? Con Rutelli? Con Casini? Con Pannella e Bonino? Con i verdi di Bonelli? Con i socialisti di Nencini? Con i comunisti di Ferrero e Diliberto?
La cosa comica (o tragica) è che si vogliono fare le primarie del centrosinistra prima di aver deciso da quali partiti sarà composto il centrosinistra. Senza che sia stata delineata una coalizione di centrosinistra. Senza che questa coalizione abbia stilato un programma — magari pochi punti, magari semplici, ma chiari — sul quale chiedere i voti ai cittadini per andare a governare.
Da quel che si è visto finora, con una decina di candidati più o meno credibili che si sono fatti avanti, da Bersani a Renzi tutti del Pd, sembrano più le primarie di un partito, il Pd appunto, che le primarie di coalizione. Niente di male, per carità, basterebbe dirlo. Allora, si facciano prima le primarie del Pd, che è il maggior partito del centrosinistra, e poi quelle di coalizione.
In realtà si stanno mescolando le carte. Non è possibile, non ha alcun senso, che si vada a delle assurde primarie, chiamate di coalizione, con dieci candidati del Pd, e (per ora, almeno), solo un paio di candidati di altri partiti, come Vendola e Tabacci. Un pasticcio.
Logica vorrebbe (ma in politica, specie di questi tempi, non c’è più alcuna logica) che i dieci candidati del Pd, o quanti diavolo saranno, corrano per le primarie del Pd. Poi, una volta scelto il candidato del Pd (che veramente, secondo lo statuto, c’è già, ed è il segretario), questi si confronti con i candidati degli altri partiti della coalizione.
Insomma, se sono primarie di coalizione, dovrebbero parteciparvi un candidato per ciascuno dei partiti che compongono la coalizione. Ma uno solo per ogni partito, vale a dire uno del Pd, uno di Sel, uno dell’Idv, uno del Psi, uno del Pr, uno dei Verdi, uno dell’Api e così via, per tutti i partiti della coalizione che intendono proporre (e ne hanno pieno diritto) un loro candidato.
Altrimenti, se corrono in dieci del Pd da una parte, e dall’altra solo Vendola, o nemmeno lui, non sono più primarie. Diventano una beffa. L’ennesima presa in giro. ★