Ore 8 tutti in pista
lezione di acrobatica
Spettacolare esibizione dei nuovi talenti
Il saggio annuale dell’Accademia d’Arte Circense di Verona, l’unica a convitto di tutta Europa, un autentico gioiellino che il mondo invidia all’Italia. Una fucina di talenti usciti in trent’anni di attività, che oggi lavorano nei migliori circhi, varietà e parchi di tutto il mondo. Fondata da Egidio Palmiri e diretta da Andrea Togni, due nomi che sono una garanzia, ha presentato quest’anno ventuno numeri tutti di ottimo livello. Cinque i ragazzi diplomati. Tra il pubblico, spettatori di eccezione come il direttore del Festival del circo di Montecarlo, Monsieur Urs Pilz. Tra gli ospiti, le tre sorelle Bello, attualmente in scena al Roncalli.
VERONA – E pensare che c’è gente che non crede che il circo si possa insegnare e imparare a scuola. Che non la ritiene una materia degna di studio. Che non sa che all’università di Milano fioccano le lauree sulla storia del circo, e che in cattedra c’è nientemeno che il nipote di Moira Orfei, il professor Alessandro Serena.
C’è anche gente che non sa che a Verona, in zona Fiera, sotto un elegante chapiteau color avorio in Via Tirso, esiste un’Accademia d’Arte Circense (sì perché non bisogna dimenticare che il circo è arte e cultura prima di tutto), aperta ad allievi di tutto il mondo fra gli 8 e i 18 anni, dove si parla italiano, francese, inglese, tedesco e russo, che sforna a getto continuo artisti di talento dopo un corso professionale di quattro anni a convitto. Ma dove possono iscriversi, fosse pure solo per divertimento, anche degli esterni, sia grandi che piccini.
E’ un autentico gioiellino, che tutto il mondo invidia all’Italia, l’unica scuola circense d’Europa in forma di college, dove gli alunni vivono, dormono, mangiano, studiano (al mattino in scuole normali di loro scelta), si addestrano sotto la guida attenta di occhi e mani esperte come quelle di Egidio Palmiri, spericolato acrobata a grande altezza, che la fondò trent’anni fa e ancora la presiede con vigore dall’alto dei suoi novanta cinque anni (!), del direttore Andrea Togni, maestro indiscusso di acrobazie aeree, e di istruttori di livello come Giulia Fornaciari, Liliana Slavova, Yankov Lachezar, Nicolai Babacaev, Hristo Matev Slavov.
E’ un’Accademia che dal 1988 è il principale punto di riferimento per le scuole circensi di tutto il mondo, e che ha conquistato il primato fra tutte, per il numero di riconoscimenti ottenuti. Non solo. Andrea Togni (un cognome che è una garanzia), dice con orgoglio che il cento per cento dei ragazzi che si sono diplomati qui, hanno trovato subito lavoro in circhi, parchi e varietà di eccellenza in tutto il mondo. A riprova della bontà della scuola, dove prevalgono serietà di insegnamento, ma anche rigore e disciplina quasi militari (per dire, Palmiri non vuole vedere tatuaggi, piercing, orecchini, creste colorate e capelli lunghi nei suoi allievi, almeno fino ai diciott’anni, poi faranno quello che vorranno). Perché il circo è una cosa seria ed è un mestiere che richiede non solo passione ma anche sacrificio.
Sono passati mille e duecento allievi nei trent’anni di vita dell’Accademia, attualmente sono un centinaio i ragazzi che frequentano i corsi, di cui una trentina a convitto, e vengono da molti paesi diversi. Come tutti gli anni a giugno hanno tenuto il loro saggio di fine anno, davanti a un pubblico attento e appassionato, tra cui il direttore artistico del Festival del Circo di Montecarlo, e presidente dell’European Circus Association, Monsieur Urs Pilz, un’autorità indiscussa in materia.
Ventuno i numeri presentati in pista, alcuni singoli altri collettivi, in uno spettacolo vero e proprio più che un saggio, presentato in scioltezza dallo stesso Andrea Togni. Cinque i ragazzi diplomati quest’anno, che hanno dato dimostrazione di essere (quasi) già pronti per i grandi palcoscenici: due ragazze, Isabel Casartelli (famiglia del Medrano) e Zahra Sebbar, e tre ragazzi: Marco Ghezzi, Sean Lima, Erik Triulzi.
Isabel ha presentato un numero vigoroso ed elegante alle cinghie aeree, dove si muove con grazia e agilità arrivando a inanellare, in un finale vorticoso, una sequenza perfetta di una ventina di potentissime strappate. Completamente diversa Zahra, filferista e antipodista (più convincente in quest’ultima specialità), che si muove sul filo con un’ironia felliniana dal sapore di altri tempi, e con i piedi, odalisca sdraiata a schiena in giù, fa volare di tutto con bravura. Marco invece è spericolato (anche troppo) col diablo, Erik con un castello di una dozzina di sedie sul quale si arrampica sicuro, mentre Sean predilige gionglare con le clave (arriva a sei) in un modo più classico.
Lasciano un’ottima impressione, tra coloro che invece devono ancora diplomarsi, la graziosissima Talya Micheletty, contorsionista e verticalista imprigionata in una gabbia-prigione di sbarre elastiche, in un numero molto originale, di effetto e di grande fascino, e un altro contorsionista già quasi formato, come Lorenzo Bernardi, in un’esibizione tecnicamente complicata (finisce per chiudersi in una scatola), ma dalle movenze morbide e sinuose, sempre sorridente, originale nel suo abitino da arlecchino e nel suo trucco da clown. Non ci sono domatori (troppo complicato tenere anche degli animali nella scuola), e stanno scomparendo i trapezisti (solo una in pista, la giovanissima Denise Castellucci), mentre sono già scomparsi i clown: nemmeno uno.
Tra gli ospiti, sono stati molto applauditi ex allievi come Sara Togni alla ruota di Cyr, diplomata lo scorso anno, e le tre magnifiche sorelline Bello, Celine, Loren e Joline, finite in un circo di prima grandezza, come il Roncalli in Germania, con il loro numero di verticali, prima ancora di completare l’Accademia. Quel vecchio volpone di Bernhard Paul le aveva adocchiate da tempo e se le è portate via prima degli esami. C’è da giurare, da come le guardava Monsieur Pilz, che tra non molto le applaudiremo a Montecarlo.
LA PAGELLA
Accademia d’Arte Circense. Voto: 8