Nessun futuro
fuori dall’Europa
C’è un grande Paese nel cuore dell’Europa, ed è uno dei due Paesi più importanti d’Europa, che non ne vuole più sapere dell’Europa. Che non la ama più. Forse non l’ha mai amata. Che vorrebbe disfarsene. Che dice che potrebbe farne tranquillamente a meno. Che farne a meno sarebbe mille volte meglio. Fa una certa impressione, vista da Parigi, la campagna elettorale per le elezioni europee. Fa impressione perché non c’è.
Niente comizi, niente manifestazioni, niente dibattiti, niente manifesti. Righe di tabelloni elettorali distesi lungo le strade rimangono desolatamente vuote. Se ne parla poco anche sui giornali. E nei bar si parla d’altro: del tempo che fatica a mettersi al bello, del Paris Saint Germain che ha vinto lo scudetto del calcio, dei prossimi campionati mondiali, della Greco che è tornata in scena a ottantasei anni suonati all’Olympia.
Un sondaggio de Le Journal du Dimanche rivela che un francese su due (per l’esattezza il 49 per cento della popolazione) non crede più nell’Europa. Che se ne vuole uscire. Già non ci credevano nel 2005, quando bocciarono in un referendum, con il 54 per cento dei voti, il progetto di Costituzione europea. Adesso le difficili condizioni del Paese, con un’economia a crescita zero nel primo trimestre dell’anno, una competitività debole, la disoccupazione in aumento, i conti pubblici in rosso, non aiutano a essere ottimisti. Non a caso il gradimento del presidente Francois Hollande è sceso ai minimi storici: il 18 per cento.
In una situazione del genere gli anti-europeisti hanno gioco facile. Tra i rarissimi manifesti elettorali che si vedono in giro, uno dei più frequenti è quello di un gruppo, il Movimento Repubblicano e Cittadino, Mrc, che invita a non andare a votare. «Boicottiamo le Europee», è lo slogan. Sottotitolo: «L’Europa si fa senza di noi». E una bella ragazza dice: «Il 25 maggio sarà senza di me».
Anche chi invece invita al voto, come Marine Le Pen, spara a zero sull’Europa. «No a Bruxelles, sì alla Francia», è lo slogan dritto al cuore del suo Front National, la formazione dell’ultradestra (sposata in Italia dalla Lega) che gli ultimissimi sondaggi riservati danno in grandissima crescita, e addirittura al primo posto nel voto dei francesi, con il 23 per cento, mentre i centristi dell’Ump di Sarkozy si fermerebbero al 22.
I socialisti in caduta libera di Hollande faticherebbero ad arrivare al 15, non solo per le loro difficoltà e l’impopolarità del presidente, ma anche perché il candidato socialista alla guida della Commissione Europea è il tedesco Martin Schultz, e i francesi piuttosto che votare un tedesco ingoierebbero la matita copiativa in cabina elettorale.
Ma contro l’Europa non è solo la destra. Lo è anche la sinistra radicale del Front de Gauche, dato anch’esso in forte ascesa. Il suo leader, l’ex socialista Jean-Luc Melenchon, ha lanciato, anche lui, uno slogan molto deciso: «Basta con questa Europa».
La Francia, probabilmente, con il suo voto in maggioranza anti-europeo, farà eccezione. Le previsioni, nell’intera Europa, danno gli anti-europeisti in forte crescita, ma comunque in minoranza nel vecchio continente, attestati intorno a un rispettabile, un po’ inquietante, ma comunque non determinante, 30 per cento. La maggioranza dovrebbe invece andare alle forze socialiste, che stavolta supererebbero quelle moderate, portando Schultz alla presidenza, e qualcosa potrebbe cambiare in meglio.
Perché questa Europa è deludente, è vero. Perché gli Stati Uniti d’Europa sono ancora lontani, è verissimo. Ma è ancor più vero che è difficile, quasi impossibile, pensare che per i popoli d’Europa ci sia un futuro fuori dall’Europa. ★