Il mistero
delle
isole croate
Svelato da un economista vagabondo dopo dieci anni di ricerche
Non si era mai saputo quante fossero davvero. Per secoli si era detto all’incirca 800. Poi la stima è salita a 1.000, e qualcuno si è spinto anche a 1.500. Franček Drenovec, l’uomo che conta le isole, ne ha catalogate 1.233. In barca, da solo, senza sponsor. Un’impresa da Guinness dei primati. Ce la racconta in questa intervista
LUBIANA — Il mistero delle isole croate resisteva da secoli. Ciascuno dava numeri, interpretazioni e varianti diverse. E fiorivano racconti e leggende. Finché è arrivato Franček, l’uomo che conta le isole. Per risolvere il caso, e mettere a tacere gli scettici, non aveva altro modo: andare sul posto. E stilare un elenco rigoroso. Il primo della storia. Lo ha fatto. Ci ha messo dieci anni, l’economista vagabondo Franček Drenovec, sessant’anni, celibe, analista in macro economia in un istituto di Lubiana, per svelare il mistero delle isole croate. Un’impresa da Guinness dei primati. In barca, da solo, senza sponsor, senza un soldo. Solo per la passione del mare e delle isole ereditata da sua madre, croata, nativa dell’isola di Hvar (l’antica Lesina), una delle più belle della Dalmazia.
Che siano tantissime, le isole disseminate lungo la costa dell’ex Jugoslavia, dall’Istria alla Dalmazia, oggi tutte croate, si vede anche a occhio nudo. Quante siano esattamente, non si è mai saputo. Per secoli si è detto, genericamente, parecchie centinaia. Poi il calcolo è diventato più preciso: circa 800. Ancora oggi Wikipedia ne conta solo 991. Più recentemente, la stima si è spinta sopra le 1.000. Alcuni istituti hanno detto 1.300, qualche esagerato persino 1.500. Troppa confusione. Franček Drenovec, come ha raccontato «Repubblica Sera«, ha deciso di vederci chiaro. Andando a contarle di persona.
È l’unico uomo al mondo ad aver messo piede — documentandolo — su tutti gli scogli di un arcipelago che con i suoi 3.300 chilometri quadrati è tra i più grandi del pianeta, dove solo 66 isole su più di mille sono abitate, dove vivono ancora 120mila persone coi ritmi e le abitudini di un tempo che fu, e dove l’isola più grande di tutte, Krk (Veglia), conta 18mila abitanti. I risultati del suo lavoro li ha messi in un sito, www.hrvatskiotoci.com che è gratuitamente consultabile da tutti.
Sciogliamo il mistero, dottor Drenovec. Allora, quante sono queste isole?
«1.233».
Sicuro? Contato bene?
«Penso che questa stima sia ben fondata, e che il mio sia l’elenco più completo che sia mai stato fatto. Anche se devo dire che credo sia impossibile stabilire un numero assolutamente esatto. Diciamo che sicuramente sono più di 1.200».
Perché?
«Perché nel corso del tempo molte situazioni si modificano. Sia perché l’uomo ha costruito nuove isole e altre le ha collegate alla terraferma con dei ponti, sia per le modificazioni della natura che hanno fatto scomparire alcune vecchie isole e affiorare invece nuovi scogli. Pensi, per dare l’idea delle difficoltà di un censimento, che molti degli scogli elencati nelle vecchie mappe oggi non esistono più».
Quindi lei a quali criteri si è attenuto?
«Ho preso in considerazione solo le isole, le rocce e gli scogli che stanno costantemente sopra il livello del mare, e ho diviso la mia ricerca tra isole, isolotti, piccoli isolotti e scogli».
Qual è la differenza?
«Calcolo come isola quella che supera il chilometro quadrato di superficie, mentre considero isolotti quelli superiori a un ettaro, piccoli isolotti sono quelli minori, tutto il resto sono scogli».
Le sue 1.233 isole come sono quindi suddivise?
«Ho contato 79 isole, 520 isolotti, 227 piccoli isolotti, e 397 scogli».
Dove sono dislocati?
«La maggior parte, 272, nella Dalmazia meridionale. Poi, 265 nella Dalmazia settentrionale, 261 nella Dalmazia sebenzana, 169 nella Dalmazia spalatina, 162 nel Quarnero, 93 in Istria».
Perché si è messo a contare le isole? Non aveva altro di meglio da fare?
«Mi è sempre piaciuto andare in giro per l’Adriatico. Lo trovo meno noioso che stare in spiaggia a prendere il sole e a fare il bagno. In realtà, poi mi sono accorto che questo è diventato un affare maledettamente serio, talvolta un lavoro davvero duro. È durato dieci anni».
Ha avuto degli sponsor?
«No. È stato un affare privato, senza alcun finanziamento».
È andato in giro con la sua barca?
«Non ho una barca. In alcune occasioni l’ho presa in affitto nei paesi lungo la costa, ma nella maggior parte dei casi mi sono fatto dare un passaggio dalla gente del posto, pescatori per lo più. Sono stati tutti sempre molto gentili, e i viaggi sono stati spesso deliziosi, qualche volta anche eccezionali».
È andato davvero in tutte le 1.233 isole che ha censito?
«No».
Ahi, allora è un bluff, il suo…
«Non direi. Ci sono andato davvero, in quasi tutte, tranne che in dieci isolette dell’arcipelago di Brioni, vicino a Pola, dove non ho potuto entrare perché l’ingresso era vietato. Sa, sono quelle isole dove il maresciallo Tito aveva il quartier generale delle sue vacanze. Inoltre, in quasi tutte le altre isole mi sono arrampicato, a piedi, fino al punto più alto, per avere la visione completa dell’isola. Solo in una cinquantina non ce l’ho fatta».
Come mai?
«Pareti troppo ripide. Non sono più un ragazzo».
Lei che le ha viste tutte, quali sono le isole più belle?
«Sono tutte meravigliose. E ci sono aspetti e bellezze differenti. Penso al nord del Quarnero, per esempio, che colpisce per il taglio deciso delle sue coste rocciose che nascondono centinaia di piccole spiagge isolate. A me piacciono molto anche le piccole isole della regione di Zara, specie fuori stagione, quando sono pacifiche e serene, e la loro popolazione scende sotto le cento unità. Poi a dispetto di tutto il turismo che c’è, è veramente meraviglioso l’arcipelago delle Incoronate, 89 piccole isole disabitate. Ancora, sono bellissime Lesina e Cherso, e le isole intorno a Spalato e a Dubrovnik. Ma io, se potessi, tornerei sempre in tre posti: Vis, Lastovo e Mljet, che voi italiani forse conoscete meglio con i nomi di Lissa, Lagosta e Meleda».
L’affascina di più la natura, molto spesso ancora incontaminata, o il profumo della storia, che si sente forte, quasi dappertutto?
«Molto difficile distinguere tra storia e ambiente naturale, è un tutt’uno, è un misto di impressioni, di suggestioni e di colori, del profumo degli aghi di pino e di quella luce accecante di certe ore del giorno. Poi certi segnali si riconoscono, Vis e Hvar, per dire, si sente che erano colonie greche. In altre si avverte la presenza della romanità, del dominio bizantino, di quello veneziano. È un crogiolo di popoli e culture».
Il luogo più magico?
«Un triangolo. Un po’ come quello delle Bermude. Scherzo. Ma è un luogo che possiede una strana e misteriosa energia. Il posto dove è più intensa, dove senti che pulsa. È il cuore che batte dell’Adriatico. Si trova in una zona compresa tra Jabuka e Svetac a nord, Palagruza a sud e Mljeta a est. È qui che va a pescare la gente di Komiza. È un posto che vale il viaggio. Ci si mette poco, dalla costa italiana del Gargano bastano tre ore di barca. Vedrete che ne vale la pena».