Il miracolo di
San Gerolamo

La rinascita di un teatro storico

Si conclude con un successo che è andato al di là delle previsioni la prima stagione di spettacoli del risorto Teatro Gerolamo di Milano, che ha riaperto i battenti dopo trentatre anni di totale abbandono. Tra i molti spettacoli andati esauriti, privilegiati il jazz e la musica barocca, il teatro di figura, i monologhi di prosa, la danza contemporanea e il nouveau cirque. Il Direttore Artistico Roberto Bianchin ha tracciato sulle pagine del quotidiano «La Repubblica» il bilancio di questa «sfida entusiasmante». Il teatro pronto a diventare un centro culturale aperto tutto l’anno per eventi e manifestazioni di prestigio.

Roberto Bianchin °

“Qui città di M.”, lo spettacolo di Piero Colaprico interpretato da Arianna Scommegna, in scena il 6 e 7 giugno, è l’ultimo della mia gestione di direttore artistico del teatro Gerolamo. Questo mese scade infatti il mio mandato, altre avventure mi attendono.

Ho trascorso cinque anni nel piccolo, delizioso scrigno di piazza Beccaria. I primi tre come consulente, gli ultimi due come direttore artistico. La prima volta che vi sono entrato sembrava il teatro di Sarajevo il giorno dopo i bombardamenti. Adesso ha l’aspetto scintillante di una lussuosa bomboniera.

Non c’era niente. Neanche l’idea di un teatro. Solo macerie. Ero stato chiamato dalla Fenice di Venezia per contribuire alla rinascita di questo storico teatro milanese immaginandogli una nuova vita. Per riaprirlo ridandogli un’identità culturale che trentatré anni di silenzio avevano appassito. Per restituirgli spessore e dignità. Per donargli qualità e originalità, grazia ed eleganza.

Per avviarlo a diventare un centro culturale pulsante, aperto tutto l’anno, in virtù di un sapiente restauro, interamente finanziato dalla famiglia proprietaria (così discreta che non ama nemmeno sentir pronunciare il suo nome), che nel frattempo lo aveva dotato di altre quattro sale destinate a ospitare manifestazioni ed eventi di prestigio.

Siamo partiti da zero. Senza un euro di contributi pubblici. Con molta pazienza e qualche nervosismo. Sono stati anni faticosi ed esaltanti. Irti di difficoltà, intoppi e trabocchetti. Attraversati da polemiche, incomprensioni, invidie e pettegolezzi. Ma anche, e soprattutto, da gioie ed entusiasmi. Una sfida affascinante. Divertente anche nelle “baruffe”.

E’ stato un miracolo riaprire un vecchio teatro in questa stagione malata in cui tanti teatri mestamente chiudono. E’ stato un miracolo vederlo riempirsi di nuovo, come una volta, di tanti volti festanti, vecchi e giovani, che hanno fatto segnare il tutto esaurito per parecchi degli spettacoli in cartellone.

In questa prima stagione sono state gettate le basi della nuova identità del Gerolamo: un piccolo teatro di varietà di alta qualità. E’ stato indicato un percorso preciso fatto di alcuni capitoli individuati come punti di forza della programmazione artistica: la musica barocca (con l’orchestra Verdi); la musica jazz (con un caposcuola come Gaetano Liguori); il teatro di figura (storicamente un caposaldo del Gerolamo, con compagnie del livello dei Colla e dei Cuticchio); i monologhi di prosa (con Arianna Scommegna); la danza contemporanea (con un’étoile del calibro di Luciana Savignano).

Estetiche marcate, crocevia di culture, commistione di linguaggi. Con uno sguardo volto al passato e uno proteso nel futuro.

La maschera di messer Gerolamo della Crina, l’irriverente marionetta alla quale il teatro è intitolato, ci guarda dall’alto del palcoscenico e sembra sorridere. Come se avesse sempre creduto nel miracolo. Perché non ne poteva proprio più di quei riflettori spenti e di quel sipario sempre chiuso.

° Direttore Artistico del Teatro Gerolamo di Milano
(dal quotidiano «La Repubblica», 4 giugno 2017)

Il Teatro Gerolamo di Milano appena restaurato (foto Ansa…

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