Antologia filmica veneziana
L’Istituto Venezia, scuola di italiano per stranieri a Venezia e a Trieste, raccoglie da tempo una deliziosa rassegna di brani di film e documentari famosi su Venezia (un po’ meno per Trieste). Per il momento presenta ben venticinque filmati, da Yuppi Du di Adriano Celentano a The Italian Job (il remake ipercinetico del 2003), passando per classici imperdibili come Chi lavora è perduto di Tinto Brass, o titoli inevitabili come Anonimo Veneziano o Morte a Venezia. Più i capolavori (in senso ironico) che brillano per la totale incomprensione della realtà: tipo Indiana Jones e l’ultima crociata o il capolavoro assoluto in questo campo Tempo d’Estate.
(l. c.) — È ottimo esercizio per rinfrescare la memoria filmica (e anche un poco una flebile indignazione oppure altresì un poco di nostalgia, ma solo in certi casi) fare una visita al blog dell’Istituto Venezia e Trieste (in calce l’indirizzo). Con diligenza supportata dalla passione raccoglie alcune delizie dell’immaginario filmico sulla città di Venezia.
Prima fra tutte le delizie, ovviamente, l’avventura turistico sentimentale della squinternata zitellona isterica Jane Hudson (la quasi insopportabile Katharine Hepburn) che in Tempo d’estate (Summer madness/Summertime, 1955) s’innamora del fedifrago latinissimo credibilissimo Rossano Brazzi nei panni dell’antiquario veneziano (con bottega sul ponte di San Barnaba) in un delirio di ubiquità veneziana favorito dal montaggio da cartolina del professionista dei filmoni David Lean (suoi anche l’impareggiabile Dottor Zivago, l’ineguagliabile Lawrence d’Arabia, l’inarrivabile Ponte sul fiume Kwai). Due citazioni su venticinque sono infatti il minimo per questo capolavoro del montaggio a cartolina e anche della documentazione di un tempo perduto.
Ma ci sono anche Il terrorista, film del 1963 diretto da Gianfranco De Bosio, in cui Il regista si rifà alla sua esperienza nella Resistenza veneta, nella quale ha partecipato a Padova nella squadra di Otello Pighin (nome di battaglia Renato) medaglia d’oro al valor militare; In memoria di me diretto da Saverio Costanzo, ispirato al romanzo Il Gesuita Perfetto di Furio Monicelli, storia di una sofferta conversione religiosa di un giovane deluso dai propri successi.
C’è Carlo Mazzacurati (l’unico regista italiano di cui riusciamo a vedere le opere) a proposito del suo documentario Sei Venezia; e c’è — sublime nella sua pateticità — Vincere di Mauro Bellocchio (di cui, come degli altri, non sopportiamo la visione) in cui un ameno laghetto di campagna diviene, con un fondale della cupola della Salute e del campanile di San Giorgio, due o tre bricole striminzite e dei vogatori assortiti, un’improbabile veduta lagunare.
Per conoscere i rimanenti, e per vedere anche altro, il sito merita una visita. ★