Quei maledetti punti esclamativi
Quando la punteggiatura punge
Il compianto Terry Pratchett (l’autore più venduto degli anni novanta) potrebbe aver avuto ragione. Ci sono segni di punteggiatura più controversi? Il grande Elmore Leonard ha scritto che «ti sono consentiti non più di due o tre ogni centomila parole di prosa» mentre Francis Scott Fitzgerald ha paragonato il loro uso al «ridere delle tue stesse battute». In molti cerchiamo di razionarne l’uso, ma nell’uso comune delle reti sociali è spesso ormai una rarità vedere un messaggio senza.
FRIMSLEY – Chi ha avuto la gioia di leggere testi antichi saprà che sono stati scritti in scriptio continua, con tutte le parole che si susseguono senza sosta. Ciò significa che non solo la persona che guardava il testo doveva essere in grado di leggere, ma doveva anche conoscere abbastanza la grammatica per essere in grado di dare un senso alla stringa di lettere che aveva davanti. Fu solo nel VI secolo che iniziarono ad essere introdotte certe convenzioni letterarie che diamo per scontate, come la spaziatura tra le parole e le forme elementari di punteggiatura. Il punto esclamativo è apparso poco dopo.
In latino Io è un’interiezione di gioia (anche di dolore, o come richiamo). Forse per portare un po’ di allegria nella loro vita piuttosto ripetitiva, i copisti medievali avrebbero messo la I sopra la o. Nel tempo la o è diventata un punto e, ecco! è nato il punto esclamativo. È difficile datare con esattezza quando il punto esclamativo è stato utilizzato puramente per aggiungere enfasi a una parola o frase piuttosto che essere una scorciatoia per Io, ma il primo esempio del marchio può essere visto in un manoscritto scritto da Coluccio Salutati nel 1399. Alcuni si pensi che sia stato il poeta italiano Jacopo Alpoleio da Urbisaglia ad avere l’idea del punto esclamativo poco prima nel XIV secolo, intorno al 1360, nel De ratione punctandi, dandogli il nome di punctus admirativus, il segno dell’ammirazione.
I grammatici usarono il termine come nome designato per questa forma di punteggiatura fino a qualche tempo nel XVII secolo, quando il punto esclamativo emerse come descrittore alternativo per il punto (segno di punteggiatura). A partire dal XVIII secolo, tuttavia, cominciò ad emergere una sottile differenziazione tra le occasioni in cui il simbolo sarebbe stato chiamato segno di ammirazione e quando era più appropriato considerarlo un punto esclamativo.
Secondo James Hoy, la nota di ammirazione era usata per circostanze che «intimavano qualche improvvisa passione della mente» mentre una nota di esclamazione era riservata esclusivamente a «gridare». Si può forse dedurre da ciò che la principale distinzione tra le due era quella tra gioia e angoscia. Quando il segno era associato a rapimento, stupore e meraviglia era chiamato «d’ammirazione», ma il suo uso in associazione con disgusto, dolore e rabbia lo contrassegnava come segno «esclamativo».
Tali sottigliezze possono aver tenuto felici i grammatici e i pedanti, ma per la maggior parte delle persone questa distinzione piuttosto artificiosa non aveva alcuno scopo pratico: esclamare con gioia oppure rabbia è pur sempre esclamare.
Alla fine del XIX secolo l’esclamazione aveva vinto sull’ammirazione, lo Stanford Dictionary of Angliced Words and Phrases riporta nella sua edizione del 1892 che la nota di ammirazione è «ora chiamata nota di esclamazione». Tutto ciò che restava era che «nota di» abbandonasse l’uso per essere sostituito da «punto».
In Italia intanto, dove punto esclamativo ha una storia strettamente legata a quella del punto interrogativo (da cui alcuni sostengono che nasca) i due segni erano spesso confusi tra loro. Giuseppe Borghesio (autore de L’unità della punteggiatura e il periodare. Lezioni con appositi esercizi) nel 1888 nota che «per questo il Manzoni, in più luoghi, mutò un punto interrogativo in un punto ammirativo e viceversa».
Per quanto controverso possa essere per alcuni l’uso dei punti esclamativi, luoghi come il villaggio di Westward Ho! (nel Devon in Inghilterra, che prende il nome dal titolo un best-seller della metà dell’800, di Charles Kingsley) e il glorioso villaggio del Quebec di Saint-Louis-du-Ha!-Ha! (l’unico paese al mondo con due punti esclamativi: anche se sono stati aggiunti dopo, scambiando l’hâ-hâ francese originario – fossa di sbarramento – per una risata d’ammirazione) sono orgogliosi di mostrare i loro punti esclamativi.
Amateli o detestateli, sono qui per restare!