Mondo Cane
O tempora o mores
Degna dei celebri documentari horror di Gualtiero Jacopetti la disgustosa bagarre andata in scena al palasport di Verona (Padania ?) dove seimila persone (persone?) hanno fragorosamente applaudito il tenebroso racconto di come un gioielliere uccise un bandito durante una rapina. Accadde tredici anni fa a un commerciante lombardo, Giuseppe Maiocchi, diventato oggi testimonial della battaglia per la legittima difesa e presentato come un eroe «vittima dei soliti farabutti». L’indignato reportage di Alda Vanzan.
VERONA – Mondo cane, era il titolo di una fortunata (fortunata perché di successo) serie di documentari firmati negli anni Sessanta dal regista Gualtiero Jacopetti. Si chiamava così perché mostrava, con immagini molto realistiche e piuttosto crude, quanto di peggio vi era nel mondo. E ce n’era molto. Allora come adesso.
Adesso la disgustosa bagarre andata in scena al palasport di Verona durante quello che avrebbe dovuto essere un convegno sul tema della legittima difesa, presenti insieme all’avvocato Giulia Bongiorno, ex parlamentare di An, poi del Pdl e infine del Fli di Gianfranco Fini, alcune persone che per quel motivo hanno sparato a ladri e rapinatori e sono state per questo accusate di omicidio, meriterebbe di finire a pieno titolo nella spregevole rassegna di un nuovo Mondo Cane.
Perché non si erano mai viste, né sentite, seimila persone tutte assieme, tanti quanti erano i presenti, esplodere in una standing ovation da stadio, tanto entusiastica quanto isterica, al racconto di un uomo che ne ha ucciso un altro.
Da far venire i brividi. E non certo per la commozione. Ma per il disgusto. Lo schifo. La pena per questa gentaglia ignorante e violenta. Tutti leghisti? Può darsi. E comunque non ha importanza. Purtroppo, leghisti o no che fossero, erano tutte persone. Umane. Non bestie. Persone che ragionavano (!) e si comportavano peggio delle bestie.
“Applaudivano alla rievocazione di un proiettile che penetra in una nuca”, dice, più scandalizzata che stupita, Alda Vanzan, la giornalista del quotidiano “Il Gazzettino”, inviata a seguire l’evento.
Lo ha raccontato benissimo. Così: “La platea di seimila persone esulta, è un’esplosione che sembra il tifo da stadio al momento del gol. Ma qui non ci sono rigori da festeggiare, qui c’è il racconto di un proiettile che entra nella testa di un ladro e lo ammazza. Ci si aspetterebbe silenzio. Non commozione, ma almeno pacatezza anche perché fatti del genere comunque sconvolgono la vita di chi ha premuto il grilletto. E invece sono urla di approvazione”.
“Ci sono giovani –continua- anziani, padri, madri anche con i bimbi piccoli in braccio. Stanno ascoltando Giuseppe Maiocchi, il gioielliere lombardo che tredici anni fa subì una rapina e reagì sparando tre colpi di pistola. Il quarto colpo lo sparò il figlio e fu quello, letale, che portò all’incriminazione di omicidio volontario”.
Maiocchi è uno dei testimonial della battaglia per la legittima difesa. Quando racconta come morì il bandito, seimila idioti col cervello in libera uscita lo applaudono. Nessuno mette in dubbio il suo diritto a difendersi. Ma che vergogna quegli applausi. Mondo cane.
LA PAGELLA
Gualtiero Jacopetti: voto 7
Alda Vanzan: voto 8
Giulia Bongiorno: voto 4
Gianfranco Fini: voto 2
Giuseppe Maiocchi: sv