Un salone di splendore

Le meraviglie dell’artigianato veneziano di pregio all’Arsenale

Purtroppo solo fino al 1 ottobre, aperto il primo Salone dell’Alto Artigianato Italiano all’Arsenale di Venezia, un evento dedicato a manufatti artistici che vanno dal classico vetro di Murano ai tessuti preziosi, pietre, mosaici, mobili e legni intagliati di ogni fattura ed epoca a rappresentare un rinnovato interesse del mercato per l’artigianato di pregio. 

VENEZIA —  Si spalancano nuovamente le porte ad una manifestazione di interesse nazionale con il sindaco Brugnaro e la ministra Casellati in testa a presenziare l’apertura delle mostre nelle storiche Tese dell’Arsenale e luoghi che hanno già ospitato anche il Salone Nautico e la Biennale di Architettura.

Per l’occasione sono stati allestiti degli spazi un po’ più contenuti dedicati agli espositori provenienti un po’ da tutta Italia, ma con particolare attenzione ai territori della Serenissima. Fanno infatti bella mostra di sè i vetri delle più prestigiose fornaci di Murano accanto ai bei merletti di Burano e Pellestrina, con tanto di maestri vetrai e merlettaie esperte al lavoro per la gioia dei visitatori.

Tutto il salone è in realtà animato da esibizioni e merci di grande pregio, una cosa quasi inusuale nell’epoca di internet, qualcosa come di sopravvissuto alla globalizazzione.

Spiccano ad ogni angolo abiti preziosi ed eleganti gilet fatti di stoffe riciclate vicino ai rari tessuti delle antiche tradizioni. Pregiati mosaici tagliati e composti a mano accanto a maestri posatori dei terrazzi alla veneziana, e ancora moderne ceramiche d’autore che si specchiano in avveniristiche lampade disegnate ed eseguite da artigiani italiani che si credevano estinti, travolti dalla globale massificazione dei mercati.

Una vera festa per gli occhi e anche per le tasche soprattutto quando scopri che un magnifico divano eseguito artigianalmente può costare quanto uno prodotto in Cina e assemblato in Italia.

Questo salone è una bella riscoperta di tradizioni perdute e innovazioni gradite, una porta aperta a quel nutrito gruppo di coraggiosi imprenditori che rappresentano un po’ l’Italia che vorremmo. 

Auguriamoci quindi che la manifestazione abbia il meritato successo, e che magari focalizzi di più l’attenzione degli stessi imprenditori locali che si presentano ancora in ordine sparso, come Burano da Pellestrina, o le vetrerie muranesi divise fra Salone e la quasi contemporanea Glassweek. Una illuminata regia potrebbe fare miracoli per un eventuale e auspicabile Salone 2024.

Salone dell'alto artigianato italiano 2023