La Donna dei Sogni
(fiaba provinciale)
Un tempo Dio creò Fiorindo (che non sono io). Ma Fiorindo si sentiva solo e chiese a Dio di creargli una donna. Allora Dio gli disse: «Cos’è una donna? Fammi un disegno». Fu così che Fiorindo, che a quel tempo aveva dodici anni, iniziò a imparare a disegnare. Dopo molti tentativi e molta carta sprecata, Fiorindo riuscì finalmente a disegnare la donna come gli piaceva e fece vedere il disegno a Dio. Che lo guardò, lungamente, senza alzare gli occhi.
Dio rispose a Fiorindo: «È molto bella, io te la creo, ma per punire la tua Superbia e la tua Arroganza, te la nasconderò nel mondo fra miliardi di altre donne, figlie del demone Lilith, la prima moglie di Adamo. Vediamo se la Fortuna e il Destino, nel tempo della tua vita, ti basteranno per trovarla. Ora vai, e tienimi informato».
Fiorindo capì che non ce l’avrebbe mai fatta e lasciò perdere. Nascose il disegno di modo che non lo vedesse nessuno ma non si arrabbiò contro Dio. Anzi, lo ringraziò per aver punito la sua Superbia e la sua Arroganza. Dio ne fu felice e gli disse: «Fiorindo, tu sei furbo, ma mi sei simpatico, vieni con me in officina».
Così Dio, nella sua grande bontà, decise di esaudire quel desiderio e, osservando bene il disegno che Fiorindo teneva ben stretto in mano (perché non glielo rubassero), fece la donna proprio come voleva Fiorindo. Una creatura di-vi-na.
Fiorindo (che non sono io) ringraziò Dio per la meraviglia che aveva creato per lui, si dichiarò immensamente soddisfatto (almeno a occhio) e prese subito a palpare quella creatura avvenente mettendo le dita in ogni curva della sua pelle. Ma Dio, nella sua Massima Sapienza e Intelligenza, capì che Fiorindo aveva mentito, e che la donna che aveva creato per lui non gli piaceva. Cioè… era bella, ma di un bello senz’anima.
Dio fu rattristato e capì che non avrebbe mai potuto esaudire il desiderio di Fiorindo. Così incaricò gli Angeli della schiera delle Dominazioni, esseri di luce immuni dal Peccato e che non sanno cosa siano le Passioni, ad accompagnare Fiorindo e il suo disegno fuori dal Regno della luce e, per punirlo dalla sua Superbia e Arroganza, a precipitarlo per sempre nel Regno degli Angeli Caduti, condannandolo a vivere di Rassegnazione e Penitenza.
Fu così che Fiorindo (che non sono io) bussò alla porta di Azarael, l’angelo del Desiderio, sempre nascosto da un lungo velo color della notte. Azarael ascoltò la sua storia e, dopo un’attesa di un battito di ciglia (che per noi sono qualche decina d’anni) lo introdusse davanti al trono di Lucifero, il capo degli Angeli Ribelli, vinti ma non domati che, dopo la grande sconfitta, vivono nell’ansia di rivalsa e di vendetta.
Lucifero, l’Angelo dai lunghi capelli color del fuoco eterno, che sapeva già tutto senza vedere il disegno, sollevò lo sguardo satanico dall’arma letale che stava collaudando e chiese a Fiorindo: «Cosa sei disposto a pagare per avere questa donna?»
Fiorindo rispose senza esitare.
«Quello che ho di più prezioso, la vita».
Lucifero proruppe in una sonora risata! «La vita è una cosa che possono offrire tutti — disse — per quella donna voglio molto di più».
«Ti do la mia anima» disse Fiorindo.
Lucifero rise una seconda volta, facendo vibrare il diamante grezzo (il più prezioso del mondo) che teneva sulla fronte. «Anche quella è una cosa che possono offrire tutti… ne ho già fin troppe di anime, non mi interessano più. Ora vattene — disse a Fiorindo indicandogli la porta — mi hai annoiato. Però prima fammi vedere quel disegno».
«No» rispose Fiorindo.
Lucifero, infuriato, raccolse dai piedi del suo trono un tizzone dell’Inferno e lo scagliò contro Fiorindo, bruciandogli appena un angolo del disegno che teneva stretto in mano. Quindi lo fece accompagnare fuori dalle mura di ossidiana del Tempio del Male. Fiorindo vagò nelle nebbie infinite del Regno della Malinconia per il tempo di uno schiocco di dita, che per noi sono dieci dozzine di anni.
Fiorindo quindi, un giorno di fine Inverno, dopo aver ballato lungamente con gli Tzgani per stemperare la tristezza e aver oltrepassato anche le nebbie azzurre di Avalon e aver dormito sull’erba cresciuta sulle tombe di Morgana, Arthur e Ygraine, la sola che conosce il luogo dove la Maddalena ha nascosto il Sacro Graal, si perdette.
Dopo il tempo di un respiro, che per noi sono venti dozzine di anni, Fiorindo finì prigioniero in un cerchio di Fate, trappola mortale da cui nessun uomo ha mai fatto ritorno. Le Fate dei Pagani infatti, per loro natura, torturano e uccidono gli uomini che si avventurano nei loro Regni.
Le crudeli amazzoni guerriere della Dea Bianca, figlia di Madre Luna e Regina delle Fate, catturarono facilmente Fiorindo, ormai diventato vecchio e stanco, che non aveva più la forza di ribellarsi. E lo condussero davanti alla Dea Bianca, senza nemmeno che Fiorindo potesse aprire bocca per esprimere il suo stupore. Vide infatti che la Regina, la Dea Bianca, era poco più che una bambina dai lunghi capelli lisci color di luna. E aveva sul capo una corona di fiori dai colori più splendenti dei mosaici di San Marco illuminati dal sole di un tardo pomeriggio d’estate. La perfida divina mocciosa, figlia di Madre Luna, si fece dare dalle Fate guerriere il disegno di Fiorindo e se lo mise sotto i piedi, con la figura rivolta di sotto. E disse, con voce cruda e velenosa, che tutti sentissero: «Non lo guarderò mai». Poi, indicando Fiorindo (che non sono io), fece un cenno alle Fate guerriere, un gesto con la mano che non sappiamo cosa volesse dire, ma certamente nulla di buono per il povero artista prigioniero.
Fiorindo scomparve così, tanto tempo fa, in un cerchio di Fate, composto da quei funghi allucinogeni che espandono le loro spore a raggio. E di quel suo disegno non si è più saputo nulla. Si dice che una donna, solo una, l’abbia visto. Forse proprio la Regina, sedotta dal demone della curiosità. E si dice che quella immagine sia rimasta impressa nelle sue pupille scure come fosse il negativo di una fotografia. E che quel vecchio disegno, ormai macchiato e stropicciato da tanto viaggiare, sia stato trasformato dalle Fate divoratrici di uomini in uno specchio di cristalli di ghiaccio, davanti al quale solo la Dea Bianca può rimirare la sua eterna magica bellezza.
Si dice che questa storia sia stata scritta proprio oggi, da un pittore, nel tempo in cui il fondo di un quadro si asciuga, che per noi sono un paio d’ore del tempo umano. Un pittore che, guarda caso, si chiama Fiorindo. E che anche lui, sempre per puro caso, anni fa, ha disegnato la sua Donna dei Sogni.
Ma non l’ha mai fatta vedere a nessuno, neanche in fotocopia, né a Dio né a Lucifero. Né alla Dea Bianca, regina bambina delle Fate dell’Annwn, il paradiso senza uscita, il crepuscolo eterno dove vagano, al suono frusciante e argentino dell’arpa celtica, i fantasmi degli Eroi morti nella battaglia di Mag Tuirhead, in cui i Tuatha De Danaan salvarono il mondo dall’assalto dei Fomori.
Nessuno sa, però, nemmeno lontanamente immagina, che la Regina delle Fate, poco prima, all’incirca nel tempo fatato di uno sbadiglio fa (che per noi sono dodici dozzine di dozzine di anni), dopo aver visto il disegno, abbia fatto condurre Fiorindo alla fontana del Sesto senso, nascosta da fiori incantevoli e delicati infiocchettati con cura, la cui acqua, se bevuta cancella i pensieri, la memoria, e non fa capire più niente. A quell’acqua Fiorindo chinò il capo e finalmente, dopo tanto viaggiare, si dissetò.
Ma, una volta rialzata la testa, vide che tutto era sparito (tutto cosa non si ricordava già nemmeno più) e che il paesaggio attorno era il solito, la strada le auto i negozi le case. Tutto uguale a prima insomma, comprese le parrucchiere, le due ragazze con la sigaretta (la bionda dai capelli di strega e la mora alta come una amazzone guerriera, col ciuffo color del fuoco) che ogni volta che passava lo salutavano con occhiatine e sorrisi intriganti e gli offrivano il gelato.