Torna Ballo Macabro
Il noir del Carnevale ventitré anni dopo
A volte ritornano. Anche i libri. In questo caso riappare, con un nuovo titolo, Ballo Macabro, una nuova casa editrice, I Antichi Editori, una nuova veste grafica e un nuovo formato, il romanzo d’esordio di Roberto Bianchin, Albascura, uscito da Marsilio nel 1998, vincitore del Premio del Libraio Città di Padova, finalista allo Scerbanenco, al Tuscania e al Cervia. La critica lo definì «un noir ironico e brillante tra i fasti del Carnevale veneziano». A scoprirlo, fu lo scrittore Gian Antonio Cibotto.
VENEZIA (red.) – Ritorna, a ventitré anni di distanza dalla sua prima comparsa, il romanzo d’esordio del giornalista e scrittore veneziano Roberto Bianchin, «un noir ironico e brillante tra i fasti del Carnevale veneziano», come fu definito dalla critica. Lo ripubblica, con un nuovo titolo, Ballo Macabro, una nuova veste grafica e un nuovo formato, la piccola e sfiziosa casa editrice veneziana I Antichi Editori, che ha già in catalogo diversi titoli dell’autore, tra romanzi e racconti, liriche e saggi.
Il libro venne pubblicato dall’editore Marsilio nel 1998 con il titolo Albascura, e vinse il primo premio nella sezione letteratura del Premio del Libraio ’99 Città di Padova. Nello stesso anno fu anche finalista al Premio Scerbanenco, al Premio Tuscania, e al Premio Cervia. Scoperto dal grande scrittore del Novecento Gian Antonio Cibotto, che nel 1996 aveva redatto la prefazione di un altro fortunato libro di Bianchin, Aquagranda, da cui sarebbe stata tratta l’opera lirica omonima andata in scena alla Fenice («Una cronaca esemplare, una rievocazione toccata dalla grazia»), il libro venne portato dallo stesso Cibotto all’editore Cesare De Michelis, che definì l’autore «uno scrittore brillante prestato al giornalismo».
E il libro (che non nasconde qualche tratto autobiografico), racconta proprio la storia di un cronista, Luca Alfonsi, «giornalista in disarmo e scrittore senza più storie da raccontare», che dopo molti anni di assenza ritorna con uno scopo ben preciso nella sua città, Venezia, dove lo attende una donna misteriosa che gli lascia ovunque dei messaggi senza mai rivelare il suo nome. Alla ricerca di un vecchio medico, Alfonsi prende alloggio alla Pensione Alba, e comincia a perdersi nei labirinti di Venezia, ai suoi occhi vecchia e malata, turbato dai ricordi e dalla corruzione che vede crescere intorno a lui. Il suo viaggio diventa così un pellegrinaggio nella memoria, all’inseguimento delle tracce, ormai sbiadite, di un passato che gli pesa. Preso nel vortice del Carnevale, tra feste sfavillanti, maschere grottesche, orge di palazzo e risse al casinò, si sente sempre più smarrito. Intanto la donna senza volto continua a spiarlo, lo tormenta e lo confonde senza lasciargli tregua, aspettando inesorabile sotto la pioggia di un finale a sorpresa.
Il libro ottenne buoni riscontri di pubblico e di critica. Qualche esempio.
Corrado Augias, La Repubblica: «Significative le atmosfere, bellissima come sempre Venezia, sfondo impareggiabile per storie giallo-nere come questa».
Marisa Fumagalli, Corriere della Sera: «Un pellegrinaggio nei luoghi della memoria inseguito dai fantasmi del passato e da una donna misteriosa».
Adalberto Falletta, Il Giornale: «A tratti veloce come un poliziesco di Chandler, a tratti ormeggiato nelle acque di struggenti ricordi, è un thriller ambientato in una Venezia da incubo felliniano, marcia e buia, fetida e malata».
Darwin Pastorin, Il Manifesto: «Un noir intrigante. Emozioni e situazioni in una Venezia da fiato sospeso, inquietante, misteriosa e affascinante. L’incipit, da un punto di vista calcistico-letterario, è godibilissimo».
Renato Bertacchini, Letture: «Un romanzo-thriller a tutto rischio, disarmonico e allegro, perturbante e mascherato. Un immaginario ora vivido e luminescente, ora tenebroso e perverso».
Tiziana Cavallo, Inchiostro: «Un noir intinto nella misteriosa e suggestiva atmosfera di Venezia che sfoggia luoghi magici e personaggi carnevaleschi».
Aldo Trivellato, La Nuova Venezia: «Una storia di vendette, di solitudine, un noir che attraversa i rapporti padre e figlio, che tocca i temi classici dell’amore e della morte».
Vittorio Pierobon, Il Gazzettino: «È una Venezia di appena pochi anni fa ma con gli stessi mali di oggi».
Danilo Castellarin, L’Arena: «Una recherche che l’autore interpreta filando la trama della vita con l’ordito della morte».
Luca Gervasutti, Messaggero Veneto: «Un romanzo su Venezia e per Venezia».
Marina Nemeth, Il Piccolo: «Un noir teso, di sapore introspettivo, che si legge tutto di un fiato. Se amate la Venezia da copertina, quella patinata e convenzionale che incanta l’immaginario di torme di turisti, questo libro non fa per voi».
Alberto Pellegrini, Il Giornale di Brescia: «Un romanzo per lettori che sanno scegliere. Un noir psicologico, disperato, assurdo e struggente».
Rita Guidi, La Gazzetta di Parma: «Un avvincente e turbato romanzo d’esordio, primo noir di una penna già riconosciuta».
Giuseppe Amoruso, Il Roma: «Una scrittura pugnace e attenta all’ascolto delle voci interiori».