Il fenomeno Kocìss

Grande successo per il teatro canzone dedicato allo storico e leggendario bandito veneziano

Un’opera in divenire, che si modifica sempre più nel tempo ed è uguale ma diversa, e migliore, ogni volta. Il Kocìss di Giovanni Dell’Olivo e Gianni De Luigi senza retorica promette di diventare un fenomeno culturale.

Il teatro era proprio pieno di gente. Anche sulle scale, anche in piedi. «Però! — ha detto un ragazzo seduto dietro — ghe xè anca veci… Cioè voglio dire, persone di tutte le età». Non solo ma anzi: magari a lui che è ancora giovane (ma gli passerà) sarà sfuggito: ma c’erano anche persone di tutti i ceti e di tutti i microcosmi di cui si compone questa città abitata, come giustamente ha esordito nel prologo il regista Gianni De Luigi, principalmente da «sociopatici».

Perché «Kociss», l’opera di teatro canzone creata cantata interpretata da Giovanni Dell’Olivo (con i suoi ottimi musicisti e coristi), diretta da Gianni De Luigi e illustrata da Mauro Moretti, piace, e tanto, ai veneziani (e anche ai foresti crediamo). Di tutte le età, di tutti i sessi, di tutti i tipi.

Secondo le intenzioni del gruppo operativo è un’opera in divenire, che si modifica sempre più nel tempo ed è uguale ma diversa, e migliore, ad ogni replica. Già abbiamo dato contezza delle prove generali (vedi Il Ridotto) al Morion; la prima, che si è tenuta lunedì 19 dicembre 2011 al Teatro Fondamenta Nuove, è stata un successo travolgente, con applausi sterminati e interminabili, e bis finale.

Nel tempo la rappresentazione ha guadagnato di velocità e tensione e il racconto scorre avvincente, sebbene sappiamo già tutti la storia. E le canzoni sono indovinate e quasi inevitabili nel loro arrangiamento mediterraneo e zingaresco senza esagerazioni. Anche i disegni, con il loro stile da fumetto per ragazzini malandrini dell’epoca, aiutano nel disinnescare la facile tentazione della retorica abituale sulla storia cittadina. Certo: è il racconto di una storia perfetta già di suo. È il racconto di una Venezia che già non c’è più ma che pure è ancora così vicina. Certo: ai giovani piacciono le storie borderlain; e ai vecchi piace il ricordo di quando erano giovani e piacevano loro le storie borderlain. Ma è, lo ripetiamo, l’onesta mancanza di retorica che riempie la sala e rende irresistibile andare di nuovo a vedere «Kocìss». A tratti racconto di un Povero Cristo, a tratti Romanzo Criminale, a tratti cronaca nera da Gasetìn e duello gangster vs ispettore stile il Braccio violento della Legge, «Kocìss» è un vero e proprio fenomeno culturale veneziano, capace di parlare a molti cuori e molti cervelli, cosa che raramente accade di questi tempi, non solo in questa città.

Come avranno detto e pensato in tanti: «io me lo ricordo Kocìss (con l’accento sulla i perché el xè venexian, anca se ‘l pareva indian)». Certo che me lo ricordo. E mi sa che torno a rivederlo prima di dimenticarlo di nuovo. Quindi: visione consigliata e raccomandata. Prossimo appuntamento: Spinea al Cineteatro Bersaglieri 10 febbraio 2012 ore 21.00 nella rassegna «Paesaggio con Uomini»

Scheda tecnica

(per ragguaglio dei meno informati e sollievo del recensore)

Kociss

un’opera di teatro-canzone di e con Giovanni Dell’Olivo
regia Gianni de Luigi
immagini Mauro Moretti

Gli artisti
Giovanni Dell’Olivo, chitarre e voce
Alvise Seggi, contrabbasso
Stefano Ottogalli, chitarre
Walter Lucherini, fisarmonica
Jimmy Weinstein, batteria
Serena Catullo, voce
Ilaria Pasqualetto, voce narrante
Giacomo Trevisan, voce narrante

Staff Tecnico
Rudi Citossi, Sound Engineering
Massimo Cemolani, Luci
Raoul Girotto, Road Management
Manuel D’Este, Road management assistant

Ringraziamenti
Enrico Bettinello, Annamaria Maistrello, Alberto «Bebo» Seggi, Cristina Palumbo, Giuliano Scabia, Adriana Vianello, Ivano Dell’Olivo, Il Laboratorio Occupato Morion

Management
Valeria Marcolin, Group manager Contatti

L’opera

Kociss è un’opera di teatro canzone centrata sulla figura del bandito veneziano Silvano Maistello, soprannominato Kocìss, per via della somiglianza con il capo indiano reso celebre dalla cinematografia americana del Novecento. La vita e le gesta di Kocìss sono raccontate da un cantastorie (l’autore) sotto forma di canzoni, dalle voci narranti di due attori (Giacomo Trevisan e Ilaria Pasqualetto) che si alternano nella parte in prosa del testo e dalle illustrazioni di Mauro Moretti. La regia è affidata a Gianni De Luigi che è anche autore del soggetto teatrale. La consulenza drammaturgica è di Leonardo Mello.

La storia

La storia, che si svolge nella Venezia popolare di Via Garibaldi dal dopoguerra al 1978, anno in cui Kocìss viene ucciso in uno scontro a fuoco in campo SS. Giovanni e Paolo dalla polizia, dà voce al mondo poco conosciuto del sottoproletariato veneziano. Un mondo lontano dalla sontuosità dei palazzi, dalle feste del Carnevale, dalla cultura delle Biennali, un mondo che contraddice aspramente i luoghi comuni fatti di opulenza e fastosità che vengono tradizionalmente attribuiti a Venezia. Kocìss incarna le aspirazioni di una «non-classe» che, sognando i miti del riscatto individuale, è stata progressivamente marginalizzata e quindi dispersa nell’esodo inarrestabile che ha colpito Venezia negli ultimi cinquantanni.

«La guerra aveva fatto mancare lavoro, da mangiare e padri di famiglia. Gli alleati in divisa sbarcavano dalle navi ancorate in Riva dei Sette Martiri e passeggiavano per la Via Garibaldi, in attesa disfogarsi nelle bettole a poco prezzo.»

«La gente andava e veniva in cerca di futuro. Come te Betty, che dalle Puglie sei sbarcata un giorno, incinta, a bussare alle porte di chissà quale, avvenire. Un ‘altra in concorrenza con le veneziane. Terrona per di più. Ti hanno picchiata all’iniz.io. Hai dovuto difenderti Poi, quando è nato Luciano, ti hanno accettata nel branco.»

Il testo

Il testo è organizzato su due registri narrativi, uno oggettivo, di taglio quasi giornalistico, affidato a Giacomo Trevisan, l’altro soggettivo, affidato a Ilaria Pasqualetto, che si rivolge direttamente all’altra figura chiave del racconto, la madre di Kocìss (R.M.), Betty nel testo. La vita del ladro acrobata è raccontata dal punto di vista dolente della madre, come in una sorta di Passione popolare.

Le immagini

Il cantastorie racconta attraverso canzoni ed immagini. Le immagini, una trentina, sono rappresentate da tavole originali del disegnatore Mauro Moretti e sono proiettate su uno schermo in fondo al palco. Durante le performance musicali Moretti esegue disegni dal vivo ispirati direttamente alle canzoni.

Le canzoni

Le canzoni sono brani originali composti appositamente da Giovanni Dell’Olivo per l’opera, tranne «Fame la nana» e «Il primo furto da me compiuto», brani popolari del repertorio del Canzoniere Popolare Veneto. La musica del «Kocìss» riprende e sviluppa il lavoro dell’autore sulla contaminazione del canto popolare iniziato con «Lagunaria», disco inciso nel 2009. Le sonorità di quest’opera riprendono in parte la tradizione del Canzoniere Popolare Veneto reinterpretato secondo le influenze del folk mediterraneo di «Lagunaria», in parte si rifanno al peculiare stile cantautorale dell’autore, che si ispira alla canzone popolare italiana e francese, con un occhio allo swing, al blues al flamenco ed alle ballate sud americane. Il sound del Collettivo di Lagunaria si basa principalmente sull’intreccio degli strumenti a corda (chitarre, bouzuki, mandolini, oud), su un connubio basso batteria dalle forti influenze jazz e sul virtuosismo melodico della fisarmonica.

1. Ouverture (La luna era rossa)
2. Il tempo
3. Fame la nana A. In preson ti va
5. La ballata del ladro Kocùtd
6. Il Commissario
7. La mia terra porta il tuo nome
8. Il primo furto da me compiuto
9. Sui terrapieni delle rotaie
10. Invocazione
11. L’alba di un nuovo giorno
12. Sento paine
13. Ciò che non resta

Il fenomeno Kocìss