L’anno centenario
di Egidio Costantini
artefice ineguagliabile
della Fucina degli Angeli
In primavera una mostra al Museo del Vetro di Murano
Il 2012 è l’anno centenario della nascita (22 aprile) di Egidio Costantini creatore della Fucina degli Angeli nel 1955 a Venezia, in cui il vetro di Murano incontrò i grandi nomi del jet set artistico l’arte del Novecento. In attesa delle celebrazioni ufficiali, un ritratto in anteprima.
Il 2012 è l’anno centenario della nascita (22 aprile) di Egidio Costantini creatore della Fucina degli Angeli nel 1955 a Venezia, suo luogo di residenza pressocchè ininterrottamente dal 1918 al 2007 anno della sua morte (7 ottobre). Il Ridotto lo ricorda agli smemorati sapendo che saranno eventate dal (e nel) Museo del Vetro a Murano (in marzo/aprile 2012) le sue gesta e le sue opinioni alle origini della produzione e promozione pionieristiche di sculture vetrose dotate di pertinenze estetiche artisticizzanti: museificandolo a futura memoria, sia come imprenditore/organizzatore sia come individuo creativo, con le opere superstiti della sua collezione ereditate dai parenti, non vendute dalla Casa d’aste Babuino a Roma il 26 novembre 2008. E ben ci stia ciò a tutti noi, suoi estimatori d’antan!
Nato a Brindisi da padre emiliano e madre di origine toscana, il Costantini dette inizio al suo sviluppo artistico e intellettuale disponendo della educazione scolastica ricevuta in un istituto che lo diplomò radiotelegrafista diciottenne, non imbarcabile perché minorenne. L’equivalente di ogni marinaretto (cosi detto!) veneziano doc, rampollo intelligente e ambizioso di una famiglia accasata in uno degli agglomerati urbani angiporteschi del Sestiere di Castello, diplomato da un istituto nautico, in dimestichezza con l’alfabeto Morse della lingua radiotrasmessa, più che con l’alfabeto della lingua parlata e scritta.
Fu bancario sportellista, stipendiato dalla Banca Commerciale, a cominciare dal 1939, e studioso autodidatta della botanica tanto da conseguire un diploma specifico nel 1942. Fino al momento in cui non intraprese l’attività di agente commerciale al servizio di alcune vetrerie di Murano che lo affascinarono (intrigarono) a tal punto che nel 1950 fondò con alcuni artisti veneziani un gruppo di progettazione, produzione e promozione di vetrosità artistiche, nomandolo Centro Studio Pittori nell’Arte del Vetro di Murano: apprezzato come referente già nel 1951 da Oscar Kokoschka e nel 1954 da Le Corbusier. In rapporto fertile con i maestri vetrai Aldo Bon (Polo), Archimede Seguso, Angelo Tosi, Ferdinando Toso, Albino Carrara, Luciano Ferro, Gino Fort, Francesco Martinuzzi, Aldo Nason.
La Fucina degli Angeli, così battezzata da Jean Cocteau, nacque nel 1955 come galleria d’arte in Campo San Filippo e Giacomo, causa la chiusura del Centro Studio di Murano per dissensi con gli artisti raggruppati (Fioravante Seibezzi, Armando Tonello, Gino Krayer, Mario Carraro, Aldo Bergamini, e altri): destinati ad essere annoverati nella categoria dei carneadi.
Jean Hans Arp, incontrato da Costantini ad Abano Terme, creò la stella destinata a contrassegnare la Fucina come logo. Peggy Guggenheim, incontrata per la prima volta nel 1966 e divenuta sua mecenate madrina, favorì il suo insediamento in Calle Corona (Castello 4463) destinato ad essere gravemente danneggiato dall’acqua alta del 4 novembre 1966 ed essere chiuso definitivamente, senza l’aiuto di Nelson Rokfeller firmatario di un assegno di 3900 dollari inviato per una scultura vetrosa, emulato dall’agenzia Thompson con altro assegno di 2000 dollari per 400 mascherine, multipli vetrosi d’après disegno di Max Ernst incontrato per la prima volta da Costantini nel 1963.
Il 1969 fu l’anno dello sbarco americano sulla luna (20 luglio) e di Egidio Costantini negli USA con le sue sculture vetrose realizzate d’aprés maquette di Artisti Noti per una esposizione a New York, replicata nel 1970 nel Palazzo Ducale a Venezia. A seguire le esposizioni in ogni dove italiano e straniero: location museali pubbliche e gallerie private.
Meritevoli di speciali apprezzamenti le performance espositive elencate qui di seguito: nel 1981 a Perugia, Sala dei Priori; nel 1984 a Barcellona (109 opere di 30 artisti nel Centro del Vetro); nel 1989 in Giappone nel Notojima Glass Art Museum, costruito per l’esposizione permanente di arte vetraria; nel 1990 a Bruxelles; nel 1992 nuovamente a Venezia in Ca’ Pesaro; nel 1997 nel Eretz Israel Museum a Tel Aviv; nel 2002 nel Kunstmuseum Walter di Ausburg, Germania.
Ho incontrato Egidio Costantini per la prima volta a Bologna nella Galleria Forni (neonata) durante il giorno vernissage (6 gennaio 1969) della Fucina degli Angeli con la scacchiera di Max Ernst «L’immortale» guest star, già esposta anche nella Galleria Blu a Milano e attesa a Torino per essere esposta dalla Galleria Martano.
Altri incontri li ho avuti in altri luoghi, compreso uno a Perugia nell’ottobre 1981 durante i giorni della Cinquantesima Rassegna Internazionale di Sculture in Vetro con retrospettiva della Fucina degli Angeli nella Sala dei Notari (incluso un concetto spaziale di Lucio Fontana di mia proprietà, in quel momento) per concordare il da fare con l’Archivio Fontana restio a considerare opere meritevoli di archiviazione i concetti spaziali polimaterici di Lucio Fontana realizzati a Murano con inclusioni di forme plastiche vetrose, per una esposizione di Renato Cardazzo a Milano nella galleria «Il Naviglio 2» (19 dicembre 1964 – 7 gennaio 1965).
L’ho incontrato anche nella sua casa a Venezia, badato dal fotografo Gianni Rizzo, per registrare un colloquio che si è poi concluso non registrato nella trattoria viciniora «Al Giardinetto» bevendo ombrette.
Durante i nostri incontri Egidio Costantini non mi ha mai parlato della Fucina degli Angeli e delle sue gesta organizzative e promozionali compiute per farla conoscere e apprezzare… declamando e gesticolando come un imbonitore fieristico.
Non mi ha enfatizzato i suoi allestimenti espositivi, né mi ha mai fatto sospettare di averli spettacolarizzati con artifici finalizzati al nascondimento della povertà dei contenuti e della debolezza estetica di alcune opere vetrose in esposizione: né mi ha mai detto di aver esposto in location museali considerandole portatrici comunque d’immagine museificatoria remunerativa, commercialmente opportuna.
Non mi ha mai manifestato stupefazioni narcise fini a se stesse, quindi autoreferenziali, per dissimulare eventuali connotazioni negative del suo operato: né mi ha mai detto di considerare condivisibili i comportamenti di coerenza con le leggi dello spettacolo e della comunicazione di massa, per apparire capace di miracol mostrare suscitando illusione ottica.
Non mi ha fatto pensare mai a Totò venditore della Fontana di Trevi al turista americano ricco di dollari, ma povero di sapienza artistica e culturale.
Dissimulando, durante l’ultimo incontro, la mortificazione causata dalle millanterie di chi invece si dava altrimenti immagine e business lucroso dichiarandosi e propagandandosi ingannevolmente insediato a Murano come suo erede spirituale e fattuale: tanto da costringerlo a intraprendere una costosa azione giudiziaria dissuasoria.
L’esposizione nel Museo del Vetro a Murano assumerà, perciò, a di là delle intenzioni originarie dei suoi organizzatori, il valore e la significanza di una laurea Honoris Causa postuma. A prescindere dalla quantità di opere in esposizione realizzate per dare corpo vetroso a ideazioni di: Jean Hans Arp, George Braque, Alexander Calder, Marc Chagall, Jean Cocteau, Max Ernst, Lucio Fontana, Paul Jenkins, Oskar Kokoschka, Le Corbusier, Fernand Léger, Pablo Picasso, Mark Tobey, Andrè Verdet. ●
Organigramma della fucina
madrina — Peggy Guggenheim
amici e consiglieri — dott. Vittorio Caverni, sen. avv. Arduino Cerutti, dott. Giuseppe Grassi, dott. Vincenzo Dona, dott. Giuseppe Grassi, comm. Salvatore Lumine, avv. Michele Velia
collaboratori artistici — nelle varie tappe dal 1950 al 1978 Silvano Belardinelli, Aldo Bergamini, Amedeo Bravo, Attilio Carminati, Angelo Castro, Luciano Dall’Acqua, Antonio Ellero, Arrigo Furini, Luciano Salerno, Attilio Sinagra, Alfieri Vianello, Luciano Zarotti e Giorgio Zennaro
maestri vetrai — in diversi periodi dal 1950 al 1974 Aldo Bon detto Polo, Angelo Bon, Albino Carrara, Luigi Martens, Francesco Martinuzzi, Ermanno Nason, Ferdinando Toso detto Fei, Loredano Rosin
dal 1975 Mario dei Rossi
consulenti — dal 1950 al 1978 Aldo Bon detto Polo, dal 1970 al 1978 Nini Dinon detto Macia
collaboratori tecnici — Vanni Falcer ed Enzo Padoan (assistenti per la lavorazione del vetro); Franco Mandruzzato (molatore); Gianfranco Ginetto (ferroniere); Enzo Giacomazzo (modellista in plexiglass); Ernesto Bullo (modellista in legno); Arcangelo Perer (coordinatore); Giorgio ed Angelo Crovato (impianti elettrici)
fotografi — Attilio Costantini e Gianni Rizzo
NOTA 1980 — Le opere sono state realizzate in questi ultimi anni nella Fornace di Wanda Dolfin in fondamenta Navagero a Murano e sono state presentate con montature in «Vedril» polimetilmetacrilato della Montedison. La sede, con esposizione permanente delle opere, nel sestiere di Castello, vicino al campo dei Santi Filippo e Giacomo e alla Riva degli Schiavoni, in calle Corona n. 4463.