Uno alla volta per carità

Perché guardare la TV in modo incontrollato potrebbe non sostituire le puntate settimanali

Deflagrato durante il contenimento sociale causa pandemia, il binge-watching (la visione compulsiva e tutta d’un fiato di intere serie televisive) è il segno distintivo dello spettatore mediatico di questi anni. Ma forse sarebbe meglio rallentare il passo, e tornare alle vecchie puntate settimanali.

COSMOPOLI — Netflix è nota per rilasciare serie intere in una sola volta, provocando spesso una vera frenesia da intrattenimento di massa; con persone che guardano senza sosta intere stagioni in una sola seduta fiume.

Prendiamo ad esempio il dramma d’epoca Bridgerton, distribuito tutto di colpo online (abbastanza giustamente, diciamo) il giorno di Natale del 2020. Tutto bene, soprattutto per il conteggio delle visualizzazioni.

Ma un’esperienza rapida e intensa lascia per forza un segno indelebile? O il pubblico passa semplicemente alla prossima novità: lo spettacolo e le relative discussioni rapidamente dimenticati tra il disordine di parole e meme di Internet?

Programmi come The Mandalorian della Disney hanno dimostrato che, al contrario, distribuire gli episodi, a una nazione affamata di intrattenimento, in piccoli stuzzicanti bocconi è altrettanto efficace quanto un banchetto sfrenato. Il pubblico vuole essere solleticato e attirato.

Quale sia la strategia migliore per la durata di un programma televisivo e l’esperienza di visione del pubblico è un importante argomento.

Quando lo vogliamo? Adesso!

Dai primi strumenti agricoli alla banda larga ad alta velocità, la società ha sempre utilizzato la tecnologia per rendere la vita più comoda e piacevole. E la velocità fa parte di questa ricerca. Nel mondo di oggi, governato piattaforme di servizi e tecnologie sincronizzate, non solo vogliamo ma ci aspettiamo di consumare i media istantaneamente (servizi di streaming), continuamente (più dispositivi), frequentemente (aggiornamenti dei social media) e in modo personalizzato (programmazione su richiesta, consigliata). Vogliamo di più, e ogni volta più velocemente.

Decenni prima che Netflix diventasse un servizio, nel 1948 McDonald’s Speedee Service System ha dimostrato il vantaggio redditizio ottenuto dall’accelerazione sistematica dei consumi, e della cultura del consumo. La nostra attuale cultura dell’intrattenimento continua su questa strada velocissima con cifre di visualizzazione che cavalcano sfrenatamente l’amore insaziabile della società per il consumo dell’immediato. In questo senso, Netflix non ha davvero creato un mondo di binge-watching, ma ha semplicemente sfruttato quello che era stato a lungo il nostro punto debole per la gratificazione immediata.

Il rilascio in blocco di un’intera serie TV come The Crown non solo gratta strategicamente quel prurito immediato del consumatore, ma garantisce anche che le persone condividano le loro esperienze di visione online. Lo stesso processo di abbuffata è diventato parte integrante del modo in cui le persone parlano di un determinato programma televisivo. I post sui social media che menzionano #bingewatching segnalano la natura avvincente di uno spettacolo e sono una convalida sociale della sua attenzione.

Il divorare ininterrotto di una serie completa incoraggia anche un’esperienza intensiva e coinvolgente nel mondo di fantasia di uno show televisivo. Questo può persino alimentare un comportamento simile alla dipendenza, con molte persone che dichiarano (al lavoro) di essersi ammalate in modo da poter rimanere a casa e guardare senza sosta la loro serie preferita.

La nostra società ora consuma istantaneamente e intensamente, comprimendo tempo ed emozioni in uno solo lungo momento. In queste condizioni, è comprensibile che alcuni credano che scaricare una serie online sia ormai una vera necessità.

Le cose buone arrivano a chi sa aspettare

Ma siamo davvero soltanto un pubblico in cerca di piacere immediato, che desidera solo l’appagamento istantaneo? Già sono noti a tutti gli effetti del lockdowm e dell’affaticamento da videoconferenza Zoom, e la nostra società sembra essere sempre più affaticata dalla voracità dei media.

Un po’ tutti sentiamo un rinnovato desiderio di rallentamento; e sempre più persone stanno intraprendendo delle vere e proprie disintossicazioni digitali. Vogliamo ora resistere all’immediato; e iniziare una ricerca consapevole dei piaceri dell’attesa, dell’anticipazione, e della durata.

Alcuni sono stufi dello stress del binge-watching. Per altri, è diventato l’ennesimo compito digitale da sopportare mentre soccombono al mondo online di processi imitativi coatti, della paura di esser tagliati fuori (Fear Of Missing Out), paura degli spoiler, e ansia da pubblicità mirata aggressiva, tutte cose che impongono un ritmo rapido, incessante, universale allo spettatore contemporaneo.

Come in risposta, programmi televisivi come WandaVision o Star Trek: Discovery hanno resistito al modello tutto in una volta di Netflix, scegliendo invece di irretire il pubblico con puntate a rilascio rallentato. Nel caso di WandaVision, la Disney ha deciso di prendere questa strada perché la sua esperienza con The Mandalorian ha dimostrato che il pubblico non solo rimarrà in attesa di ogni episodio, ma ne sarà anche entusiasta, nel frattempo creando nuovi meme mentre gli spettatori discutono su dove potrebbe andare a parare la trama nel prossimo episodio. Questa strategia fornisce anche l’esperienza unica di guardare gli episodi in sincronia con tutti gli altri. Una volta che tutti gli episodi sono usciti, si può indulgere nel binge-watching, ma mai il contrario.

Tutte queste esperienze aumentano le cifre di visualizzazione e forniscono un marketing virale gratuito. Questo può prolungare la durata di uno spettacolo assicurando che le discussioni rimangano fresche, basate ogni volta sul nuovo contenuto. Se un numero sufficiente di servizi di streaming adottasse questa visione, forse l’era del binge-watching come il modo normale di consumare la TV potrebbe addirittura finire.

Per sopravvivere alla vita negli anni 2020, post-pandemia, molti dovranno poter vivere tra due mondi: usare la tecnologia per comodità, sicurezza, accesso e controllo; ma riconoscere anche la necessità di allontanarsi da quel mondo per poter godere di nuovo dell’attesa, dell’anticipazione, come un bambino prima di Natale.

I servizi di streaming forse stanno ascoltando questa tendenza. Ciò che sta emergendo ora è un approccio più flessibile al rilascio di programmi televisivi, che combini le due strategie. Ad esempio, il nuovo dramma poliziesco della BBC The Serpent, o It’s a Sin di Channel 4 sono disponibili tutti online, ma vengono anche trasmessi in puntate settimanali in TV. Lupin di Netflix viene distribuito in due parti di cinque episodi.

Tali strategie prendono il meglio da entrambi i mondi, offrendo una scelta: possono soddisfare il desiderio del tutto subito — abbastanza da innescare quel bisogno immersivo — ma possono anche far scaturire il brivido dell’attesa attraverso prolungate e ripetute raffiche di coinvolgimento del pubblico.

Esperanza Miyake — Chancellor’s Fellow — Journalism, Media and Communication, University of Strathclyde

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