L’incredibile villa scientifica
Un progetto all’avanguardia nella Roma barocca
Le antiche meraviglie della scienza applicata del Seicento in un saggio modernissimo dell’architetto veneziano Alessio Bortot, che illustra con perizia la magica vicenda della villa romana di un cardinale nipote di papa Innocenzo X, progettata ma mai eseguita. Un’incredibile summa delle più avanzate tecnologie del tempo. Con risultati che — se realizzati — avrebbero potuto stupire anche noi moderni.
COSMOPOLI — «Per corrispondere a quanto vostra eminenza mi ha imposto circa il fare una fabbrica nella sua vigna: direi, che convenisse il pensare a qualche cosa, che la rendesse singolare in qualche genere e considerata. […] che crederei, che non sarebbe alcuno, che spinto dalla curiosità non fosse per tornar molte volte a rivedere tal fabbrica.»
È con queste parole che Francesco Borromini propone al suo committente, il cardinale Camillo Pamphilj (nipote di papa Innocenzo X) di progettare e costruire una villa fuori Roma che fosse unica e meravigliosa, mirabile non per la grandezza o per la bellezza dei suoi giardini, o per le sue decorazioni, ma per gli artifici tecnici da inserirci al suo interno, andando ad elencare alcuni.
Un lavoro che il Borromini avrebbe dovuto svolgere assieme ad un frate francese, illustre scienziato dell’ordine dei Minimi, padre Emmanuel Maignan, il quale in un manoscritto inerente al progetto elenca ben ventidue mirabilia da inserire.
Giochi e artifici che ancora oggi meraviglierebbero un visitatore abituato ai trucchi digitali della realtà virtuale.
Si legge infatti che Maignan prevedeva in una stanza della villa la statua in bronzo del papa Innocenzo X (nato Giovanni Battista Pamphilj; Roma 1574 – 1655), un automa seduto in posizione benedicente era accuratamente posizionato in modo che, all’ora e al giorno della sua elezione, un raggio di sole andasse a colpire la punta del piede della statua; il calore del sole, avrebbe innescato, tramite una serie di liquidi a espansione, un congegno meccanico posto dentro la testa della statua, provocandone infine l’apertura e liberando una colomba meccanica che sbatteva le ali.
Oppure: i viali del giardino inondabili, per poterci girare in barca, e per raggiungere infine una barca rappresentante l’Arca di Noè, organizzata come una sorta di moderno zoo, dove inserire ogni tipo di coppia specie di animale esistente e conosciuto, se possibile vivo o se irrecuperabile, tramite una sua rappresentazione.
La bozza di progetto andava a toccare tutte le branche della scienza seicentesca: ottica, catottrica (riflessione della luce tramite specchi), diottrica, la prospettiva anamorfica, l’idraulica, la meccanica e l’acustica.
Purtroppo però, la villa non venne costruita seguendo queste stravaganti quanto interessanti trovate scientifiche, e l’attuale villa Dorja Pamhili, splendida ma al confronto convenzionale, fu costruita negli stessi luoghi dallo scultore e architetto Alessandro Algardi.
Il lavoro di Alessio Bortot, architetto e ricercatore presso lo Iuav di Venezia, con il titolo di Emmanuel Maignan e Francesco Borromini, il progetto di una villa scientifica nella Roma barocca, ed. Lettera Ventidue, tende a analizzare ogni singola invenzione, andando a riscoprire i testi da cui traggono spunto gli elenchi del Maignan e del Borromini.
Inoltre ha voluto tentare l’impossibile: ricreare tramite la modellazione digitale la villa ed i suoi artifici, partendo dai due scritti già elencati e da due disegni tecnici, uno del Borromini e l’altro attribuito a Virgilio Spada, sacerdote amante delle arti, dell’ordine di san Filippo Neri, che probabilmente fu colui il quale innescò la nascita di questo progetto.