San Giorgio delle meraviglie
In visita alle Le Stanze del Vetro invernali
Dal vetro creativo di Fulvio Bianconi, uno dei più innovativi e giocosi designer novecenteschi del vetro di Murano, alle tessere di un vero mosaico romano tardoantico del vicino Oriente, le meraviglie invernali delle Stanze del Vetro nell’isola di San Giorgio a Venezia. Stupisce lo spirito innovativo, la straordinaria curiosità di Bianconi, che gioca con il vetro e trasforma divertendosi gli oggetti di uso quotidiano; e ancor più incanta il fantasioso serraglio di pesci, uccelli, lotte tra fiere, del mosaico romano.
VENEZIA – Negli spazi rinnovati e restaurati dell’ex convitto situati nell’isola di San Giorgio a Venezia, si tengono ormai da alcuni anni : Le Stanze del Vetro, mostre organizzate, sia dalla Fondazione Giorgio Cini, che dalla Pentagram Stiftung con lo scopo di promuovere lo studio e la valorizzazione dell’arte del vetro del novecento e contemporaneo.
Dopo l’esposizione dedicata al vetro finlandese conclusasi lo scorso agosto, è il momento della mostra dedicata a Fulvio Bianconi (Padova, 1915 – Milano 1996) che si concluderà il 10 gennaio.
Bianconi fu artista dal multiforme ingegno, grafico, caricaturista, designer. Giunse a Murano nel 1946 per realizzare alcune bottigliette di profumo ed instaurò un proficuo, privilegiato e duraturo rapporto con Paolo Venini. Nell’arco di tempo compreso tra il 10 e il 24 dicembre 1949 fu protagonista di mostre alla galleria Naviglio a Milano gestite da Carlo Cardazzo.
Alla galleria del Cavallino espose insieme a Bruno Munari con il quale mostrò affinità elettive testimoniate dall’approccio ludico della ricerca di entrambi. L’arte di Bianconi sorprende e stupisce per la fantasia aperta, l’ironia, l’irrazionalità che lo porta a disegnare ogni aspetto della vita. Elabora nei vetri il corpo femminile con Figure antropomorfe 1949-50. Partecipa alla Biennale del 1950 con i Vasi a macchie, presenti in mostra, con evidenti riferimenti agli ambienti spaziali di Lucio Fontana del 1948.
Le macchie di Bianconi sono circolari globi d’inchiostro, che si svolgono nello spazio in una sorta di germinazione di forme amebiche e che sembrano fluttuare divenendo stimolo per altre forme. Talvolta le macchie sono risolte in chiave grafica con evidente influenza di Arp e Munari.
La sua produzione ebbe il grande pregio di una sempre rinnovata creatività con attenzione e conoscenza delle avanguardie del primo novecento. Egli compì una ricerca trasversale tra le arti che, nell’esperienza con Paolo Venini giunse a comporre anime diverse del dibattito artistico italiano degli anni cinquanta.
Dopo la seconda guerra mondiale, parallelamente alla riscoperta della Commedia dell’Arte e alla sua rinascita per merito di Strehler nel Piccolo Teatro di Milano, Bianconi realizzò per la Venini una collezione di maschere. Dodici di queste figure sono esposte alla Biennale del 1948. La maggior parte si rifà alla maschera dello Zanni, il tipo del servo scaltro ed imbroglione motore dell’azione scenica.
Nelle figure vitree di Bianconi è presente tutta la vis comica suggerita da una fisicità caricaturale ed espressiva.
Stupisce lo spirito innovativo, la straordinaria curiosità di Bianconi, che gioca con il vetro e trasforma divertendosi gli oggetti di uso quotidiano.
Alla Fondazione Giorgio Cini si può anche ammirare il mosaico romano di Lod, città a pochi chilometri da Tel Aviv e Gerusalemme. Nel 1996 durante alcuni lavori di manutenzione stradale a Lod furono trovate importanti vestigia antiche che gli archeologi hanno interpretato come resti di una domus romana tardo-antica. Lo straordinario mosaico fu asportato da uno degli ambienti che forse era il triclinium, la sala utilizzata per i banchetti.
La tessitura compositiva si organizza attorno a tre riquadri profilati da fasce e motivi geometrici che incorniciano questo fantasioso serraglio di pesci, uccelli, lotte tra fiere. Tale straordinario manufatto offre ai visitatori un’occasione di approfondimento sul tema del mosaico pavimentale antico, romano e paleocristiano.★