Riapre il Gerolamo
spazio dell’insolito
La storica sala milanese di piazza Beccaria
A conclusione di un meticoloso restauro durato sei anni, è pronto a riaprire i battenti lo storico Teatro Gerolamo, dopo un lungo sonno durato ben trentaquattro anni. Centottanta posti appena, la piccola Scala, come veniva chiamata, sarà un teatrino di varietà originale e raffinato. Punta su concerti di musica classica, specialmente barocca, monologhi di prosa, canzone d’autore. Con incursioni nei territori meno frequentati del jazz, della danza e del circo contemporaneo. Senza dimenticare le sue origini, dalle marionette al teatro dialettale. E nuovi spazi per eventi.
MILANO – Lo storico Teatro Gerolamo di piazza Beccaria è ormai pronto a riaprire i battenti dopo un lungo sonno durato la bellezza di trentaquattro anni. «Risvegliare questo teatro dal nome antico e un po’ desueto, che ha dormito sonni inquieti, come tutti i palcoscenici che soffrono le luci spente, è una sfida culturale, prima ancora che artistica, affascinante, sia per la sua lunga storia, iniziata a metà dell’Ottocento, che per l’impresa in sé», dice il suo Direttore Artistico Roberto Bianchin, che arriva dal Gran Teatro La Fenice di Venezia dov’è consulente artistico del Sovrintendente Cristiano Chiarot, e dove ha firmato l’opera Aquagranda che lo scorso novembre ha inaugurato con grande successo la stagione lirica 2016-2017.
Intenso, in questi giorni di inizio dell’anno, il lavoro in teatro nell’intento di ridare un’anima, un’identità, uno stile, e anche una ragione per esistere e un metodo di lavoro, a questo gioiello restituito alla città di Milano splendidamente restaurato dall’iniziativa privata all’insegna di un mecenatismo culturale di stampo rinascimentale. Il Gerolamo restaurato si presenta come il cuore pulsante di uno spazio nuovo e ricco di funzioni, con le sue due sale per incontri e conferenze, la sala esposizioni, la caffetteria. Nato come teatro per marionette e diventato poi palcoscenico di arti varie, nella sua nuova vita il Gerolamo si ispira da un lato alla grande lezione del suo passato, e dall’altro sta con orecchie bene aperte alle voci del presente.
«Tecnicamente – spiega il suo Direttore Artistico – si presenta come un Teatro di Varietà con la “V” maiuscola, nel senso più nobile della parola e nell’accezione più vasta del termine. Il suo stile è quello di un’eleganza naturale, semplice e sobria, e il suo progetto artistico si snoda lungo le linee guida di un’originalità curiosa, abbinata alla qualità delle proposte». Bianchin, che è anche scrittore, giornalista e saltimbanco, e ha al suo attivo trentacinque anni di spettacoli in Italia, Europa, Africa e Usa, parla di «scrigno dei sogni» e di «teatro dell’insolito».
Sono soprattutto tre i settori di intervento privilegiati dalla sua direzione: i concerti di musica classica (specialmente nei repertori meno frequentati, come quelli della musica barocca), i monologhi di prosa, i recital di canzoni d’autore. Regolari incursioni, aggiunge, sono in programma nei territori della danza contemporanea, del nuovo circo, della musica jazz. Senza tralasciare i segnali della memoria: dal teatro per marionette ai teatri dialettali. Alcuni spettacoli saranno accompagnati da mostre in tema e giornate di studio realizzate in collaborazione con il dipartimento di storia dello spettacolo dell’Università degli Studi di Milano.
Con il cuore piantato a Milano e lo sguardo rivolto all’Europa, il Teatro Gerolamo si è inoltre impegnato fra i promotori dell’associazione culturale Piccoli Teatri Europei dell’Ottocento, che raggruppa strutture con analoghe caratteristiche architettoniche di teatri all’italiana e una capienza non superiore ai duecento posti, al fine di difendere e valorizzare questo ingente patrimonio culturale e promuovere lo scambio di produzioni, spettacoli e iniziative.
Costruito in pochi mesi nel 1868, il Gerolamo è una Scala in miniatura (non a caso in passato veniva chiamato «La piccola Scala»), dotato di due ordini di palchi, di un loggione e di una platea. Intorno alla sua progettazione si era consolidata nel tempo e per una serie di equivoci, una leggenda secondo la quale il Gerolamo fu disegnato da Giuseppe Mengoni, il celebre architetto ideatore della Galleria Vittorio Emanuele, al quale in realtà era stata affidata la direzione dei lavori di sistemazione di tutta l’area centrale di Milano, compresa piazza Beccaria.
Il disegno del Gerolamo va invece più correttamente attribuito all’ingegner Paolo Ambrosini Spinella, come testimoniano diversi documenti e la stampa dell’epoca. I lavori furono affidati alla stessa impresa che stava erigendo la Galleria e fu presumibilmente questa ditta, capomastri Rivolta e Pellini, a utilizzare per il Gerolamo materiali di scarto e di recupero della Galleria Vittorio Emanuele.
La gestione del teatro, affidata all’inizio al marionettista astigiano Giuseppe Fiando, dava spazio anche al teatro dialettale grazie al contributo dell’Accademia del Teatro Nuovo dove operavano diversi personaggi della Scapigliatura, accanto ad altre compagnie come quella di Palmira Telamoni, diretta da Augusto Vergani, la Compagnia Dialettale Milanese Francesco Parenti e un’altra formazione intitolata a Carlo Porta e diretta da Cesare Poiani.
Dopo la morte di Giuseppe Fiando, la moglie restituì il Gerolamo alle marionette. Sulla piccola ribalta del teatro furono chiamate a esibirsi le creature di legno di varie compagnie: gli Zane, i Croce, i Campogalliano e la prestigiosissima Carlo Colla & Figli, alla quale, infine, nel 1911, fu affidata la gestione del teatro. I Colla vi restarono stabili, creando spettacoli memorabili, fino al 1957, anno in cui il teatro fu chiuso una prima volta sotto la minaccia di demolizione per le sue gravi condizioni di degrado.
Recuperato all’uso da Paolo Grassi nel 1958 con una recita straordinaria di Eduardo De Filippo, ha ospitato per alcuni anni recital, esibizioni di cabaret, monologhi, piccoli spettacoli, interpretati da importanti protagonisti della scena nazionale e internazionale da Franca Valeri a Lilla Brignone, da Tino Buazzelli a Jean-Louis Barrault, da Laura Betti a Paolo Poli senza dimenticare, fra gli altri, Milly, Dario Fo e Franca Rame, Ornella Vanoni, Juliette Gréco, Domenico Modugno, Paola Borboni.
Dal 1960 diventa sede della Compagnia Stabile del Teatro Milanese diretta da Carletto Colombo e con Piero Mazzarella primo attore e beniamino del pubblico. Nel ‘74 il teatro, passato sotto il controllo del Comune di Milano, diventa Ente Autonomo e infine nel ‘78 è affidato alla gestione di Umberto Simonetta fino al 1983, anno della seconda nuova chiusura per ragioni di uscite di sicurezza non a norma. Durante la sua gestione, Simonetta mette in scena molti dei suoi testi, abbandonando definitivamente il dialetto e teorizzando la nascita di un neo-milanese più in linea con i tempi. Ne sono interpreti, fra gli altri, Livia Cerini, Maurizio Micheli, Giorgio Gaber. Ma sulla piccola ribalta del Gerolamo salgono anche Copi, Paolo Poli, Rosalina Neri.
Il recupero del teatro (183 posti in tutto a sedere, più una ventina in piedi in loggione, retaggio del passato), e la sua odierna messa a disposizione della città, sono dovuti alla privata iniziativa della Società Sanitaria Ceschina, proprietaria da circa un secolo dello stabile che ospita il Gerolamo, che ha provveduto ai lavori di restauro proseguiti per sei anni e che ha restituito la struttura al suo antico splendore anche in base alle indicazioni della Sovrintendenza alle Belle Arti.★