Presso la Collezione Peggy Guggenheim, a Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande, è in corso fino a febbraio una retrospettiva del pittore romano Giuseppe Capogrossi, esponente di spicco dell’arte tra il 1930-60, che con la creazione dell’ Elemento Capogrossi ha segnato inconfondibilmente la storia della pittura del secolo scorso.
VENEZIA — Il percorso di questo originale artista è particolare, nato nella nobile famiglia dei conti Capogrossi a Roma nel 1900, si laurea in legge e viene introdotto nel mondo dell’arte dallo zio materno Pietro Tacchi storico delle religioni. Frequenta lo studio di Giovambattista Conti affreschista e grafico e qui comincia a copiare i grandi maestri da Piero della Francesca a Michelangelo, Leonardo e Raffaello. Nel 1923 segue la scuola di nudo di Felice Carena e rimane per quattro anni a Parigi tra 1927-31.
Questi gli esordi, che lo portano ad un sodalizio con Emanuele Cavalli e Cagli e a fondare nel 1933 l’Ecole de Rome. I dipinti di questo periodo mostrano una grande ammirazione per la fissità, la monumentalità classica delle opere di Piero della Francesca. I temi sono anch’essi tradizionali; in prevalenza ritratti, nature morte con colori sobri, terre, volumi definiti e geometrici come si vede nel Ritratto del pittore Paladini e il famoso Giocatori di ping pong del 1933.
Di ritorno da un viaggio in America alla fine degli anni trenta la sua tavolozza si accende di rossi, viola e arancio. L’analisi e la riflessione sull’opera di Cezanne lo porta a forme sempre più geometriche come testimoniato dall’opera: Le due chitarre esposta alla Biennale di Venezia nel 1948.
La grande e scandalosa svolta nella sua pittura avviene nel 1950 nella personale alla Galleria Secolo a Roma dove per la prima volta appare il suo se gno inconfondibile, quello che lui stesso definì : Elemento Capogrossi e non associabile a nulla. Nell’arte la ricerca segnica emerge proprio quando si delineano in altre discipline, specialmente nella glottologia, le ricerche semiologiche e strutturaliste, quando cioè ogni disciplina sente la necessità, per sviluppare la propria metodologia, di analizzare il significato dei propri segni.
Nell’arte la ricerca segnica è l’inizio dell’esigenza di rimettere in causa la ragione e la funzione dell’arte stessa. L’Elemento Capogrossi, quasi una lettera proveniente da un alfabeto alieno affronta e modifica l’idea di spazio in infinite varianti, a comporre un sistema infinito di segni. ★