La rosa di fuoco
di Picasso e Gaudì
In mostra a Ferrara la Barcellona del Novecento
L’esplorazione dell’arte catalana a cavallo tra Ottocento e Novecento, disegna la cornice entro cui si formano i creativi trasformisti, tra architettura e arti decorative. La mostra si sofferma soprattutto sulle innovazioni urbanistiche di un’architettura catalana dai mille volti, eclettica e ricca di stili naturalistici e floreali. Il mistero di quei tetti blu disegnati da Picasso, sullo sfondo di una città ammaliante, estrosa e ribelle.
FERRARA – Ammaliante, estrosa, ribelle. Si presentava così Barcellona all’inizio del Novecento. La Rosa di fuoco era chiamata, perché un nuovo fervore, una nuova energia, imperversavano in città dove spiccavano artisti come Picasso e Gaudì.
Sullo sfondo dei conflitti sociali del tempo, Barcellona divenne regina delle scene culturali dopo l’Esposizione Universale del 1888 che celebrava lo sviluppo della città catalana diffondendone lo sviluppo e l’idea di rinnovamento e di modernità. Tutto questo è raccontato nell’ambito dell’interessante esposizione visibile al ferrarese Palazzo dei Diamanti.
Sezione dopo sezione, la mostra ripercorre tutte le fioriture in campo intellettuale, artistico e architettonico, musicale e letterario sul modello di Parigi stile Art Nouveau. Il percorso si apre con la ricostruzione di un modello di progetto di Gaudì per la chiesa della colonia Guell, un’enorme e suggestiva installazione di cristallo pendente realizzata dal Centro d’Applicazione dell’Università di Catalogna.
Una sorta di evocazione ideale dei modernisti, con l’esposizione del piano urbanistico del 1860 progettato da Ildefons Cerdà, un architetto che si è ispirato a ideali di uguaglianza e basato su un sistema architettonico in grado di formulare le linee guida delle città, sulle quali – nel giro di qualche decennio – si sviluppò la Barcellona moderna; il sistema modulare della città oltre la quale si snodano i confini del Barri Gòtic.
Quarant’anni dopo, osservando il profilo della città dalla finestra del suo studio, Picasso ne coglierà lo spunto per dipingere i tetti della città di Barcellona, un quadro realizzato totalmente da campiture e sfumature coloristiche di gamme totalmente tutte blu. È l’inizio dell’emblematico e forse malinconico periodo blu di Picasso, ovvero lo sguardo dell’artista che si erge oltre gli spettacoli delle dimore borghesi emergenti per approdare a paesaggi di una Barcellona densa di silenzi e spazi lirici davvero essenziali.
La mostra si sofferma in maniera particolare sulle innovazioni urbanistiche di un’architettura catalana dai mille volti; eclettica e ricca al tempo stesso di stili naturalistici floreali appartenenti ad architetti come Josef Puig i Cadafalch e Lluis Doménech i Montaner, nonché sulle fantasie orientaleggianti di Antoni Gaudì.
Un sapiente allestimento permette al visitatore di entrare idealmente nell’Atelier/Gaudì offrendo una visione ravvicinata di alcune sue invenzioni più originali; come la pavimentazione in cemento ideata nel 1904 per la chiesa della colonia Guell. Il progetto consisteva dell’ideazione di un sistema di corde e pesi corrispondenti al carico esercitato sulle volte e sulle colonne, per simulare la forma capovolta della struttura della chiesa.
Poi, rovesciando le fotografie di questa struttura, egli aveva tracciato i disegni progettuali, immaginando una struttura rivoluzionaria: un’architettura di forme organiche prive di angoli che rimanda agli elementi naturali che offrono riparo come fosse una caverna o l’albero. La sezione che rimanda lo spazio pubblico presenta una straordinaria galleria di cartellonistica pubblicitaria: disegni, serigrafie, illustrazioni di luoghi letterari, musicali e caffè interpretando la Joie de vivre secondo le creazioni del secolo che guardano a Toulouse Lautrec e ai frequentatori del celebre Quatre Gats, il locale dove avvenne l’esordio di Picasso pittore.
Attraverso opere su carta, acquerelli, schizzi e disegni di Casas si arriva alle sequenze delle opere di Gaudì realizzate per Casa Millà o Pedrera, immagini fotografiche del tempo come Casa Batllò ed ancora gli studi su carta a carboncino e pastelli realizzati sempre da Gaudì per i progetti della Sagrada Familla assieme alla serie di oggetti/specchi di Casa Millà del 1906-1010.
Infine la sezione che conclude la rassegna evidenzia la passione dei modernisti per la musica e l’estetica teatrale; quella rispondente alla passione wagneriana mettendo in scena molteplici rappresentazioni con spettacolari scenografie Al Teatre de Liceu di Bracellona; dalle architetture dipinte i modelli originali creati da Oleguer Junyent per il Tannhauser e il fregio realizzato da Adrià Gual per la sala della musica dell’Associazione Wagneriana, sui temi del Tristano e Isotta nonché del Parsifal.
La mostra, curata dalla Fondazione Ferrara Arte e Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea della città, è stata possibile grazie alla collaborazione del Museo Nacional d’art de Catalunya.★
La Rosa di Fuoco: da Gaudì a Picasso
Ferrara, Palazzo dei Diamanti
fino al 19 luglio