La bandiera dell’ignoranza
Fischi per fiaschi tra le ombre
E la bandiera… dei tre colori… è sempre stata la più bella! Almeno così ci insegnavano alle elementari, e così sicuramente pensavano i martiri del vallone di Rovito, di risorgimentale memoria. L’antico campo veneziano di San Giovanni in Bragora, che fu centro cittadino prima ancora dell’arrivo dei dogi, offre un altro esempio di travisamento toponomastico. Dopo la continua cancellazione del ninzioleto della Calle della Morte ad opera di sconosciuti scaramanti imbecilli (vedi su Il Ridotto Il Giorno dei Morti) l’ultima delle osterie a gestione Celeste Impero drizza il vessillo dell’insipienza.
Fatta l’Italia, veniamo ai nostri giorni: ecco che in un noto campo veneziano, nel sestiere di Castello, apre una nuova osteria: ben venga, se ne sentiva il bisogno di ombre, anche se in trecento metri di percorso pedonale ne sono già attive diciannove: specialità culinarie veneziane e sopratutto cicheti veneziani, da non confondere, che so, col cicheto partenopeo, ò cichèto.
Gestori tipicamente cinesi, come da tradizione, e personale albanese, stavolta più etnicamente vicino alle patrie sponde: ma è il nome di battesimo di questa osteria a lasciare perplessi: sulla vetrina sta trionfalmente scritto OSTERIA ALLA BANDIERA: in effetti siamo in campo San Giovanni in Bragora, ribattezzato però laicamente in campo Bandiera e Moro.
Chiedo lumi al cameriere che staziona all’ingresso, in attesa di clienti: ma come, è ovvio: ci troviamo in campo bandiera, eccola là, proprio al centro del campo, l’asta della bandiera, e poi sta scritto anche sul muro di quella casa laggiù, campo e in grande: «Bandiera», poi sotto un po’ più piccolo «e Moro».
Ahimè, sconsolatamente gli spiego che Bandiera e Moro non sono sostantivi, bensì cognomi, sono i fratelli Attilio ed Emilio Bandiera, che col compagno Domenico Moro ed altri patrioti finirono fucilati nel vallone di Rovito, in Calabria, dopo una fallita insurrezione antiborbonica il 25 luglio 1844: tant’è, lui mi guarda con il sorriso beffardo di chi sta pensando «ma guarda se doveva capitarmi sto rompiballe col caldo che fa».★