Abitanti
e ospiti illustri

Artisti neoclassici, principi mitteleuropei, intrecci d’amore e tragici fati

MILANO — Nella Casetta Rossa, qualche decennio prima di D’Annunzio, visse Antonio Canova. Non proprio nella costruzione attuale: il suo atelier infatti si trovava a filo d’acqua, come testimoniano due quadri del Canaletto (e documenta un eccezionale disegno preparatorio qui visibile). Le vedute del Canal Grande dipinte da Canaletto ritraggono anche le costruzioni adiacenti al palazzo Ca’ Corner della Granda, (l’attuale Prefettura) vista per capirci dal lato dell’Accademia: da campo San Vio (1723-24, olio su tela 140,5 x 204,5 cm Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid) e da un’irriconoscibile Santa Maria della Carità (1730-33 olio su tela, 47,9 x 80 cm, Royal Collection, Windsor).

Fu qui che Canova progettò e realizzò la scultura Dedalo e Icaro nel 1779 e che gli diede fama e fortuna; opera che oggi si può ammirare al Museo Correr.

Alla fine del diciannovesimo secolo, su commissione del principe Federico Carlo I di Hohenlohe-Waldenburg-Schillingsfürst, fu abbattuta la costruzione originale che ospitava appunto l’atelier del Canova, e al suo posto fu realizzato il piccolo giardino sul Canal Grande che ancor oggi ammiriamo. Più indietro, arretrata rispetto all’acqua, Domenico Rupolo (l’architetto della Pescheria di Rialto) costruì la palazzina rossa.

Non si hanno notizie certe di soggiorni alla Casetta Rossa come quello esclusivo di D’Annunzio, ma solo di passaggi o visite ai proprietari.

Il poeta nativo di Praga, Rainer Maria Rilke, soggiornava spesso a Venezia ospite della Pensione Calcina, alle Zattere. Amico della famiglia Hohenlohe, in particolar modo della Principessa Maria Von Thurn und Taxis Hohenlohe, cugina del principe proprietario della Casetta Rossa, con la quale intratteneva rapporti epistolari.

Al caffè La Calcina (oggi La Piscina) sedevano spesso con lui Henri de Régnier e la moglie Marie, la quale ebbe una storia amorosa con il Vate, che la chiamava Suor Notte. Henri de Régnier (il marito), poeta simbolista e scrittore di vaglia, dedicò diverse liriche a Venezia ed alcuni libri di prosa: Esquisses Vénitiennes, 1906; L’Altana où la vie venitienne, 1928.

Scrisse: «Vi amo, o Zattere, per tutta la vostra distesa, perché sulle vostre pietre è dolce camminare svelti o lentamente, oppure fermarsi secondo l’ora e la stagione, all’ombra o al sole».

I Régnier abitavano a Ca’ Dario, ma diversamente da quanto vuole la leggenda per cui chi la possiede o la abita muore di morte tragicamente violenta, ne uscirono indenni. Anni dopo Henri de Régnier morì per una grave malattia contratta però durante il soggiorno a Ca’ Dario. La moglie Marie perì tragicamente nel 1963 nelle Lande, ad Arcaschon — terra che D’Annunzio tanto amò — nella notte tra il 5 ed il 6 febbraio: seduta vicino al caminetto, non si accorse che le vesti presero fuoco. Fu l’ultimo abbraccio del suo Frate Foco (D’Annunzio). Il Vate descrisse palazzo Dario come «una vecchia cortigiana decrepita, piegata sotto la pompa dei suoi monili» riferendosi alla facciata in pietra d’Istria e marmi policromi, inclinata sul lato destro.

Storie che si intrecciano, di persone e dimore, più o meno famose le prime, più o meno fastose le seconde, ma legati fra loro dall’amore per la città. ★

Abitanti e ospiti illustri