Nicolò Spada contro il colera
Come difendere l’industria turistica dall’epidemia? Pagando i giornalisti!
Dal nostro archivio una curiosità epidemica d’inizio Novecento. Nicolò Spada fu l’imprenditore che fece costruire l’Hotel Excelsior e inventò dal nulla il Lido di Venezia come località turistica d’élite (ma di massa, però: tantissimi ricconi da tutto il mondo). Geniale e intraprendente, tumultuosamente pieno di idee, dovette anche confrontarsi con l’epidemia di colera che serpeggiava in città negli anni Dieci e che fu spunto per la malinconica fine del celebre racconto di Thomas Mann Morte a Venezia. Il brano è tratto da Il Lido di Venezia — Storia dalle sue origini a oggi — Come si crea una città.
COSMOPOLI - Citiamo le parole di Achille Talenti: «Dove più accorta si dimostrò la mente organizzatrice dello Spada e intenso il suo amore per Venezia si fu nell’occasione dell’epidemia colerica del 1911. Ai primi casi egli si trovava sulle rive dell’Atlantico a Biarritz: da un telegramma «sui generis» appeso all’entrata del Casino comprende subito che la notizia oltre che dolorosa per sè, diveniva pericolosa per l’Italia a causa dell’uso che ne veniva fatto all’estero […] e ritorna a Venezia che ormai era stata diserata da ogni ospite, malgrado l’epidemia non avesse assunto fortunatamente alcuna gravità […]. Le notizie però astutamente e vilmente diffuse specialmente in Svizzera, Austria-Ungheria, Germania facevano sì che nessuno più venisse in Italia […]. Il Lido specialmente aveva tutto da temere […]. Appena messo piede a Venezia […] convoca le migliori personalità del commercio cittadino e queste costituiscono una Associazione a difesa degli interessi cittadini che si intitola «La Pro Venezia». […] Raccoglie tosto un fondo speciale di circa un centinaio di mille lire al quale concorre largamente il Comune e lo destina esclusivamente ad accaparrarsi i più pericolosi giornali stranieri legandoli con regolari contratti a non pubblicare in nessuna evenienza notizie che possano tornare di danno a Venezia ed al Lido: gli stessi giornali dovevano durante la stagione invernale smentire qualsiasi diceria di malattie in Italia e decantarne la salubrità del clima e le innumerevoli bellezze del paese, con apposite corrispondenze che si facevano alla «Pro-Venezia» e che venivano spedite ogni giorno a decine di esemplari nelle varie lingue ai giornali resi amici. […] L’abile provvedimento ebbe un successo completo e malgrado serpeggiasse ancora qualche isolato caso di colera, l’annata del 1912 fu salvata ed il movimento degli ospiti ridivenne normale, rendendo la stagione del Lido di quell’anno una delle più brillanti».