We Women
Noi Donne
Dedicato alle donne del ventunesimo secolo
Serata unica per W.W. (We Women) di Sol Picò al Festival della danza all’Auditorium di Renzo Piano. La Fondazione Musica per Roma ha riservato ampio spazio alla realtà coreografica spagnola nella XII edizione di Equilibrio. Festival della nuova danza, perché negli ultimi decenni la danza spagnola ha conquistato un ruolo di rilievo nel panorama europeo per prolificità e innovazione. Vi è una generazione di coreografe donne, che da anni lavora su temi politici attinenti la donna e la società.
ROMA – La coreografa Sol Picó, fondatrice della compagnia che prende il suo nome, è una di queste donne e in W.W. (We Women) si interroga sulla condizione della donna nel XXI secolo.
Il palcoscenico si presenta al pubblico invaso da una distesa di terra scura, emblema di vita e di nutrimento, di femminilità, simbolo di potenza e concretezza come è l’universo femminile.
Ma la terra è anche il luogo dove le donne vengono gettate e subiscono abusi, dove vengono nascoste e seppellite da uomini violenti. Dove si accumula la sporcizia che devono pulire con fatica.
In scena sette donne che rappresentano tutte le donne del mondo. L’Europa-Occidente, l’Africa, l’India, l’Estremo Oriente. Donne adulte e donne più giovani, belle nelle loro diversità somatiche e linguistiche e nelle loro imperfezioni corporee.
Sol Picò, regista e danzatrice, ha sperimentato modalità narrative nuove partendo dalle diverse discipline espressive praticate dalle artiste con cui lavora.
Julie Dossavi, Minako Seki, Shantala Shivalingappa danzano, accompagnate dalla musica eseguita dal vivo da Adele Madau, Lina León e Marta Robles, le potenzialità e le contraddizioni della femminilità: la tenacia, l’ironia, la determinazione che accompagnano varie manifestazioni della vita nelle molteplici culture.
Si danza anche la crudeltà che le donne riescono a esercitare le une sulle altre, incapaci di sviluppare un reale sentimento solidale. E le brutalità che subiscono.
La fusione di generi tipica di Sol Picò, spinge la danza contemporanea a fondersi con passi di danza africana, col ballo flamenco, si indossano le scarpette da punta di color rosso fuoco, simbolo della lotta mondiale contro il femminicidio. Ampio spazio è lasciato al canto e alla danza classica indiana, eco di un Paese in lotta per il riconoscimento alle donne della libertà e della possibilità di vivere in sicurezza.
Nelle loro peculiarità, queste artiste sollevano interrogativi universalmente condivisi e cercano le risposte per tutte le donne del mondo.
Nel suo stile originale e incisivo, Sol Picò omaggia anche un grande regista italiano, Federico Fellini, al quale il suo immaginario deve molto e cita La città delle donne esortando l’universo femminile a non restare «rinchiuso nel buio degli harem, o isolato nei […] ghetti miserabili o lussureggianti».
Non è un’incitazione femminista post datata, ma un invito rivolto a tutti gli esseri umani, a combattere l’ignoranza e la chiusura verso il genere femminile e un monito per arginare ed eliminare le umiliazioni perpetrate dagli uomini a danno di tutte le donne del mondo.★