Un veneziano
nell’isola
della Revolución

Ovvero dal nostro inviato che fu a La Habana

Racconto per immagini di una curiosa parentesi di vita: un viaggio che non è di lavoro né di vacanza in uno spaziotempo sospeso tra passato e futuro, con i vestiti sbagliati.

Nel ormai lontano dicembre 1988 soggiornai brevemente a La Habana, non uscendo dalla città, per mia scelta, onde respirare in pieno l’atmosfera caraibica in quei pochi giorni di permanenza.

Non ero un semplice turista, bensì un delegato italiano ospite al Festival internazionale del cinema latino americano, promosso ogni anno dall’ICAIC, Istituto Cubano d’Arte Internazionale Cinematografica, e questo mi concedeva qualche libertà di movimento, o almeno così mi parve.

Scopo secondario era fotografare il previsto incontro tra Gorbaciov e Fidel Castro, al quale non andava molto a genio la Perestrojka, forse perché questo nuovo corso dell’Unione Sovietica di allora gli aveva tagliato tutti gli aiuti economici e materiali di un tempo.

Devo dire che ero riuscito ad accreditarmi all’evento, ma, ahimè, un improvviso quanto drammatico terremoto in Armenia annullò l’incontro e io dovetti tornarmene, non senza prima aver scattato qualche appunto di viaggio che ora vi propongo, e dopo aver lasciato all’amico fotografo Josè Figueroa la metà dei rullini vergini che mi ero portato dall’Italia.

Resta il ricordo dei cubani, assai più latini che caribe, e il ricordo che io devo aver loro lasciato, essendo l’unico visitatore europeo a girare in città abbigliato in mimetica verde militare, credendo così di omaggiare la rivoluzione castrista della quale ricorreva il trentennale, mentre al contrario tutti i cittadini di La Habana amavano indossare sgargianti camicioni Hawaiani su colorati bermuda. ●

Un veneziano nell'isola della Revolución