L’infaticabile Papus

Vita e opere di Gérard Encausse
il medico che spaziava
dall’esoterismo ai Tarocchi

Tanto scrisse e fece da venire definito il «Balzac dell’occultismo». Stiamo parlando di Gérard Anaclet Vincent Encausse alias Papus, nato il 23 luglio 1865 a La Coruña (in Spagna) e morto nel 1916 a Parigi. Era figlio del chimico Louis Encausse, studioso di buon livello d’alchimia, e di madre spagnola.

Battezzato lo stesso giorno della sua nascita ed educato alla religione cattolica, rimane in Spagna fino all’età di quattro anni, quando la sua famiglia si trasferisce a Parigi. Gérard riceve la prima comunione il 26 aprile 1877, nella chiesa di Saint Pierre a Montmartre. E sempre a Parigi, si sposa il 23 febbraio 1895, nella chiesa di Nôtre Dame d’Auteuil. In seguito viene però scomunicato per le sue pratiche esoteriche.

D’Arpertigny e Lombroso si sarebbero sbizzarriti nel delinearne la personalità attraverso una lettura chirognomica (il primo) e cranioscopica (il secondo): alto e possente, spalle larghe ad evidenziarne ancor più l’eccesso ponderale, Papus ha stampato sul volto un carattere autoritario e leonino. Ma a colpire è soprattutto il suo sguardo penetrante e luminoso, quasi ipnotico: parla con gli occhi, paragonabili a due fari abbaglianti ad illuminare un naso largo con narici mobili e fronte spaziosa.

L’immenso laboratorio dell’esoterismo parigino

Gérard trascorre la sua prima giovinezza passando gran tempo nella Bibliotéque Nationale studiando cabala, tarocchi, magia, ed i manoscritti di Eliphas Levi riferiti soprattutto al suo Dogme et rituel de la haute magie in cui si propone di rilevare i grandi segreti delle religioni, della scienza primitiva dei maghi e l’unità del dogma universale.

Papus si laurea in medicina nel 1894. Sulle prime si occupa di ipnosi al seguito del dottor Luys, a quei tempi massima autorità in materia ed assertore del fatto che la tecnica ipnotica dev’essere esercitata da dottori abilitati ai soli fini terapeutici.

Per meglio delineare il profilo di Papus ripercorriamo le varie fasi della sua formazione. Dal 1888 al 1891 studia al collegio militare Rolin dove ottiene il grado di ufficiale di sanità. L’anno seguente (11 giugno 1892) diviene maestro di scienze. In questi anni viene coinvolto nell’immenso laboratorio dell’esoterismo parigino.

Montmarte, dove abita, rimane la sua tana preferita. Apre anche diversi studi medici, ma il più importante è a Parigi, al numero 5 di rue de Savoie, dove entra in contatto coi più eminenti personaggi occultisti.

Nel 1882 viene iniziato alla massoneria da Henri Delaage e, sei anni dopo, da Pierre Augistin Chaboseau che gli confida d’aver avuto un’iniziazione da Louis Claude de Saint Martin. Da quel momento assume lo pseudonimo di Papus.

Cento e sessanta pubblicazioni

La sua prima opera letteraria appare nel 1884. Seguiranno altre cento sessanta pubblicazioni: un corpus immenso che va dall’occulto ai tarocchi, dalla kabbala alla magia, dalla reincarnazione alla numerologia. Tra i suoi saggi più significativi figurano quelli su Martinez de Pasqually e dello stesso Louis Claude de Saint Martin, ispiratori del movimento martinista.

Un’altra data significativa nel suo curriculum professionale avviene nel 1897,
quando con Jellivet-Castelet e Sedir apre un nuovo circolo: la Scuola superiore libera di scienze ermetiche che annovera tra i suoi studenti René Guénon, occultista francese poi naturalizzato egiziano con lo pseudonimo di Abd-al-Wahid-Yahyà, forse il più preparato e profondo conoscitore del Novecento delle dottrine metafisiche d’Oriente.

Nell’ottobre 1888 Papus fonda la rivista L’ Iniziazione, per poi aderire alla Società teosofica di Madame Blavatsky. Cofondatore della rivista Hermes, nel 1890 rassegna le dimissioni da questo pur interessante periodico. E poco dopo l’irrequieto Papus se ne va anche dalla Società teosofica per divergenze con Madame Balvatsky, accusata d’essere «troppo orientaleggiante». Poi conosce Stanislas de Guaita, nobile d’origine lombarda, ed entra a far parte dell’Ordine cabalistico Rosa-Croce.

La vita mondana fine secolo e l’ingresso nella Chiesa Gnostica

Papus è uno pseudonimo pervaso di misticismo e di magia: il primo dei dodici geni (quello della medicina) mutuato dal libro Nuctéméron del neopitagorico Apollionio da Tiana (I secolo avanti Cristo).

Papus si destreggia bene nella vita mondana parigina. Uomo allegro e dotato di un formidabile dinamismo, prende parte ad attività dello Chat noir, locale sulla collina di Montmartre molto in voga a cavallo dei due secoli. La sua fama internazionale assume tali dimensioni che nel 1907 e nel 1913 viene chiamato a risolvere una serie di problemi creati dall’esistenza di tale «professor Papuss», saltimbanco solito esibirsi nei circhi degli Stati Uniti d’America.

Ma Gérard Encausse dedica gran parte del suo tempo nelle biblioteche, alla spasmodica ricerca di testi antichi. Ciò gli consente d’opporre alla tradizione orientale una tradizione occidentale.

La svolta definitiva della sua vita avviene quando incontra Maître Philippe di Lione, taumaturgo di rango, sostenitore della mistica cristiana e della «via cardiaca» che Saint Martin definisce «via interiore». Papus aderisce pure alla Chiesa Gnostica di cui ricopre incarichi di vertice. È pure presente anche negli ambienti della Golden Down e diviene autorevole membro del Centro Studi iniziatici.

Lo scontro con Rasputin

Nel 1905 viene convocato a Mosca dallo zar Nicola Ii per una seduta spiritica. Si reca in Russia con Maître Philippe. C’è grande attesa di vederlo all’opera , anche perché alla corte degli Zar sono già bene introdotti nel campo delle scienze esoteriche. Leggenda vuole che nel corso della seduta spiritica sia apparso lo spettro di Alessandro III.

Una cosa appare certa: Papus ha uno scontro di dottrina con Rasputin e lo bolla così: «È un’antera in cui sono racchiuse tutte le sozzure del mondo».
Intanto la fama del maestro oltrepassa i confini europei. Arriva anche in India. Va a studiare con Papus anche il noto esoterista italiano Giuliano Kremmerz.

Allo scoppio della prima guerra mondiale, Papus è al fronte come medico d’ambulanza. Qui contrae una grave malattia ai polmoni, forse a causa dei gas tossici impiegati in battaglia. Viene pertanto rimpatriato. Pur sapendo di non avere scampo, continua il suo lavoro di medico e ricercatore fino al 25 ottobre 1916, quando muore all’ospedale della Carità di Parigi.

Occultismo ed esoterismo

La mente a trecento sessanta gradi di Papus dà come risultato giudizi contrastanti sul suo conto. Gli occultisti lo ritengono un genio non solo dedito allo studio delle scienze occulte ma anche pervicace nel praticarle e divulgarle attraverso un numero impressionate di scritti. In tal modo riuscì ad attirare mistici e ricercatori d’eccezione. Fu lui a fare dei martinisti seri e apprezzati operai di Cristo. Fu sempre lui, come uomo d’azione, di preghiera e di carisma, a riunire la miriade di correnti prima disperse. I martinisti che lo seguirono continuarono a percorrere il cammino esoterico tracciato dal loro maestro e basato su tre percorsi: conoscenza dell’uomo (scienza psichica), conoscenza della natura (alchimia) e conoscenza di Dio (mistica).

Fu sempre Papus a capire meglio di altri suoi predecessori (anche se non fino in fondo) la differenza di fondo (non solo nominalistica) esistente tra occultismo ed esoterismo. L’occulto segue procedure particolari e pratiche tecniche fondate su forze misteriose presenti nella natura e nel cosmo, pur se non rilevabili attraverso gli strumenti della scienza moderna. Inoltre l’occultismo mira ad ottenere risultati empirici, quali la conoscenza del corso pratico degli eventi e l’alterazione degli avvenimenti rispetto allo svolgimento previsto in presenza di un intervento imprevedibile in quanto nascosto.

L’esoterismo declina invece sistemi di pensiero filosofico-religiosi che costituiscono la pietra miliare delle pratiche e delle tecniche occulte.
Morale della favola: l’esoterismo fa riferimento a rappresentazioni che racchiudono conoscenze di più vasta portata su natura e cosmo, impongono riflessioni epistemologiche e ontologiche sull’ultimo perché delle cose.

È proprio dall’insieme di queste nozioni sui segreti dell’universo che si nutre l’occultismo per sperimentare sul campo gli enunciati teorici. Non a caso si parla di conoscenza esoterica e di pratiche occulte. Sono due cose diverse ma nel contempo complementari tra loro.

Mentre l’occultista cura con maggiore attenzione il mondo fenomenico, l’esoterista appare più incline all’intimismo, alla spiritualità silente lontana dai clamori del mondo profano. Ma per entrambi il cosmo appare un geroglifico da decifrare, anche se gli occultisti ricercano maggiormente la legittimazione dell’autorità tradizionale, mentre gli esoteristi tendono a ribellarsi alla potestà religiosa.

Entrambi si rifanno all’idea macro-microcosmo espressa in modo perfetto dalla Tavola Smeraldina e così condensata: «Ciò che sta in alto e come ciò ce sta in alto; ciò che sta in basso è come ciò che sta in alto». Tale assunto parte dall’assioma basato sull’esistenza di analogie e corrispondenze in tutto l’universo che vanno svelate. Lo stesso corpo umano è un’immagine del cosmo.

In India il singolo occhio simboleggia la luna, mentre entrambi gli occhi rappresentano il sole e la luna. La scatola cranica richiama la luna, l’alito il vento, le ossa incarnano le pietre ed i capelli l’erba della terra. Ancora: il ventre viene paragonato alle grotte della terra, gli intestini ai labirinti, le vene e le arterie al sole. la colonna vertebrale all’Axis Mundi.

Per operare sulla natura serve però significa «influire mimeticamente o simpaticamente sul microcosmo se non addirittura sui corpi altrui».
Di definiscono mimetici i riti fondati sul paradigma «il simile influisce sul simile». Ne deriva l’assunto: imitare simbolicamente l’atto desiderato ne garantisce magicamente il risultato concreto, come nel caso dei riti magici di buon auspicio. Si dicono invece simpatici i rituali in cui è la parte ad agire sul tutto, vedi la ciocca ei capelli o l’indumento intimo della vittima usati come feticcio.

Alla ricerca del principio di vita

Grazie al suo sincretismo, Papus riuscì ad armonizzare più di altri sapienziali dell’800 (tra cui Eliphus Levi) alcuni elementi eterogenei del cristianesimo, dell’esoterismo e dell’occultismo.

Ciò nonostante, il vizio del sincretismo eccessivo continua a fare capolino tra le sue opere. pur se la sua esposizione appare più chiara rispetto ad altri occultisti del tempo. Ed è anche più vicino alle fonti tradizionali.

Dalla lettura della Médicine nouvelle di Louis Lucas, Encausse matura la convinzione che il «principio di vita» sia regolato dall’enormone, vale a dire una condensazione del movimento fisico. Per spiegare questa sua «folgorazione», va detto che tutto il clima culturale dell’epoca risentiva delle suggestioni dell’evoluzionismo darwiniano. Siamo alle soglie di una diffusa evoluzione vitalistica (l’élan bergsoniano), contigentista (Boutroux) e convenzionalistica (Pioincarè, in Avenir de la science). Ma aleggia anche un filone spirituale-coscienziale-economico (il Croce marxista), o attivistico (Sorel). E c’è pure l’influsso del secondo Nietzsche, quello della fase illuministica di Aurora, di Umano, troppo umano e di Gaia scienza.

Il magistrale lavoro sui Tarocchi

Il nome di Papus è pure legato ad un magistrale trattato sui tarocchi ad uso esclusivo degli iniziati intitolato Clef absolue de la Science occulte. Le Tarot des Bohémièns stampato a Parigi nel 1889. In questa opera l’autore spiega i significati dei settantotto Arcani, sviluppando ed ampliando le dottrine cabalistiche sui Tarocchi definite da Eliphas Levi trent’anni prima.

Interpreta gli Arcani su tre livelli esistenziali: fisico, intellettuale e spirituale.
La parte più intrigante dell’opera sta nella descrizione dei significati dei ventidue Trionfi definite Lamine Maggiori messe il relazione alle ventidue lettere dell’alfabeto ebraico, come già propinato da Levi. Però Papus, applicando il significato tradizionale di ogni lettera ad una lamina dei Tarocchi, definisce il senso misterioso di ogni allegoria.

Tale dottrina viene ulteriormente ampliata e approfondita dieci anni dopo
nel suo secondo libro, Le Tarot divinatoire, dedicato alla cartomanzia. L’opera è arricchita dalle illustrazioni di un nuovo mazzo di Tarocchi ideato dallo stesso autore. Ogni carta riporta acconto alla figura centrale di riferimento la corrispondenza astrologica, il rapporto con una lettera di lingua antica (latino, sanscrito, ebraico ed egiziano) ma anche il segno Watan ideato da Saint’Yves d’Alveidre nel suo Archeometre, pubblicato postumo nel 1911.
Papus divide le lamine maggiori in tre settenari: Teogonia (arcani 1-7 ), Androginia (7-13) e Cosmogonia (13-19), con l’aggiunta di un «Ternario di transizione» (lamine 19 e 20) e dal Matto, arcano maggiore detto anche Folle, Pollo, Misero o Vagabondo poiché esprime l’energia originaria del caos ma anche innocenza e follia. Nei Tarocchi può essere giocato in sostituzione di qualsiasi carta.

Ogni lamina è illustrata da due immagini affiancate: una attinta dai classici Tarocchi di Marsiglia; l’altra dagli arcani stampati dall’esoterista, scrittore e disegnatore svizzero Osvald Winh, amico e seguace del maestro.

A partire da Papus, i Tarocchi divengono per gran parte degli esoterici l’equivalente del «libro di Adamo». Simboleggiano l’arcano desiderio dell’uomo di riconquistare il centro della sacralità da cui si sente espulso. ★

Gérard Anaclet Vincent Encausse alias Papus (fonte…

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