Come la guerra
cambiò la pittura

Una grande mostra a Ferrara

Giorgio de Chirico giunse a Ferrara nel 1915 per prestare servizio militare durante la prima guerra mondiale. Il conflitto cambiò radicalmente il suo modo di dipingere. Una spettacolare rassegna di capolavori racconta ora quegli anni, tra piazze fuori dal tempo, stanze segrete, e quegli inquietanti manichini muti e senza volto. Insieme a Carlo Carrà, fu la nascita della pittura metafisica.

FERRARA – I critici, che sanno sempre tutto, magari no. Ma la gente comune resta sbalordita di fronte a quei quadri. Soprattutto di fronte al modo in cui sono dipinti gli esseri umani. Perché non sono più uomini. Ma manichini. Le teste, ovali, sembrano palloni da rugby, e gli arti sembrano pezzi di marionette.

Chissà quali incubi avranno attraversato la mente del pittore di quei quadri. O forse anche no. Forse si divertiva soltanto a dipingere così. O forse li vedeva davvero così gli uomini, quando alla fine della guerra venne ricoverato in una clinica psichiatrica per riprendersi dagli orrori di un conflitto che aveva vissuto da soldato, e che lo aveva profondamente segnato. Forse quei manichini erano i pezzi di quei soldati che in trincea aveva visto morire accanto a lui, fatti a pezzi dalle bombe.

Comunque sia, il mistero rimarrà. «Iper originale», secondo Salvador Dalí, e «commovente fino alle lacrime», nelle parole di René Magritte: la pittura di Giorgio de Chirico ha conquistato alcuni tra i più grandi artisti surrealisti e ha esercitato uno straordinario ascendente sull’arte del Novecento. De Chirico è stato il geniale inventore della pittura metafisica, una delle più importanti correnti artistiche della modernità, grazie alla quale gli enigmi che percorrono l’esistenza prendono forma attraverso atmosfere sospese e pervase di inquietudine.

A segnare un cambiamento radicale nell’opera di de Chirico fu l’arrivo a Ferrara nel 1915, quando, in seguito allo scoppio della prima guerra mondiale, lasciò Parigi e per tre anni e mezzo soggiornò nella città estense per prestare servizio militare. Travolto da un’ondata di emozione di fronte alla bellezza e ai miti rinascimentali della città emiliana, de Chirico dipinse un mondo irreale popolato di meraviglie: piazze fuori dal tempo immerse in tramonti fantastici o stanze segrete dalle prospettive vertiginose fanno da sfondo agli oggetti enigmatici scoperti nelle peregrinazioni tra i vicoli del ghetto, o diventano il palcoscenico su cui recitano manichini da sartoria e personaggi muti e senza volto.

Fu a Ferrara che l’artista conobbe Carlo Carrà e iniziò a chiamare la propria pittura metafisica, e furono proprio i quadri qui concepiti, vere e proprie icone della modernità, a esercitare una profonda influenza sia sulla coeva arte italiana, sia su movimenti internazionali come il dadaismo, il surrealismo e la nuova oggettività.

In occasione del centenario dell’arrivo di de Chirico nella città estense, Palazzo dei Diamanti celebra con una grande mostra questo momento vitale della storia dell’arte del ventesimo secolo. A un importante nucleo di dipinti realizzati da de Chirico negli anni ferraresi, fanno eco le composizioni ispirate alla pittura metafisica di Carlo Carrà, Giorgio Morandi e Filippo de Pisis e alcuni dei capolavori dei più grandi artisti delle avanguardie europee, da Raoul Hausmann a George Grosz, da René Magritte a Salvador Dalí fino a Max Ernst, i quali rimasero affascinati dal suo stile unico e dalla capacità di mostrare nelle tele il mistero impenetrabile delle cose.

La mostra, curata da Paolo Baldacci e Gerd Roos, è organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dalla Staatsgalerie Stuttgart in collaborazione con l’Archivio dell’Arte Metafisica di Milano e Berlino.

De Chirico a Ferrara
Metafisica e Avanguardie
Palazzo dei Diamanti
Fino al 28 febbraio

Come la guerra cambiò la pittura