E Vivaldi?

Storico oblio nelle celebrazioni propagandistiche del fantasioso compleanno di Venezia

Buon compleanno, Venessia! Cari redattori de Il Ridotto, ho visto lo spettacolo alla Fenice. A parte la tristezza di non sentire gli applausi alla fine delle esecuzioni della splendida orchestra della Fenice e dei bravissimi cantanti (lei, il soprano Francesca Dotto con una scollatura scolpita da Canova, e lui, il tenore Fabio Sartori, un gran omone che oramai si vede sempre, ma niente da dire sulla sua cassa armonica…), tra tutti i bellissimi brani che ci hanno fatto ascoltare, secondo me i curatori della grande festa in onore dell’amata Venezia sono gravemente colpevoli di una inspiegabile dimenticanza.   

Hanno proposto con abbondanza Verdi, e poi Rossini, il Nessun dorma della Turandot di Puccini (scelta alquanto retorica e banale, per preludere al rassicurante discorso in italiano del sindaco Brugnaro tutto improntato sulla convinzione che Venezia “all’alba vincerà” e risorgerà “più superba e più bella che pria”), addirittura la Barcarole di Hoffenbach. E: santo cielo, hanno ignorato completamente Vivaldi, il più grande musicista veramente veneziano, il Prete rosso; non sarà mica per non urtare la suscettibilità della Giunta comunale (e anche di quella regionale) che è in mano al centro destra e soprattutto ai leghisti, ai quali il colore rosso decisamente non piace  … Non so darmi un’altra ragione … E voi?

 

E Vivaldi