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parole

La guallera napoletana

È la parola più adatta per questo periodo

Francesco Pipitone

Nella nostra sezione etimologica, impariamo storia ed uso di questa parola pregnante, affascinante ed utile. Richiama un cognome oggi molto presente sui giornali nazionali, ma è altresì indicata per descrivere icasticamente la situazione passata, presente, e anche futura, dell’umanità intera. L’articolo di seguito è stato pubblicato (e poi gentilmente concesso) da Vesuviolive, sito di informazione e attualità di Napoli e delle città vesuviane.

NAPOLI - La guallera è il sostantivo napoletano che sta ad indicare l’ernia inguino-scrotale giunta nella sua fase più avanzata e grave, quando provoca il rigonfiamento abnorme dello scroto, ossia della sacca che contiene i testicoli, provocando vari fastidi alla persona che ne fosse affetta, in certi casi addirittura invalidante. Il termine guallera spesso viene erroneamente scritto “uallera”, o reso con un “wallera” che fa accapponare la pelle per quanto è orrendo e, consentitemelo, ignorante: la lettera “g” in Napoletano è infatti spesso muta o semimuta, fattore che porta le persone a scrivere con errori di ortografia, tra cui l’utilizzo di lettere – come la “w” – che non appartengono nemmeno al nostro alfabeto.

Il termine guallera tuttavia ha assunto, in Lingua Napoletana, differenti significati ulteriori a quelli che competono il campo della Medicina, tutti intesi in senso figurato. Ne consegue che il napoletano, laddove usasse tale termine, nella grande maggioranza delle volte non intende far riferimento alla patologia cui abbiamo sinteticamente accennato sopra, ma a uno dei vari concetti che ora passiamo a esplicare:

– abbuffà ‘a guallera (o abbuffarse ‘a guallera):  questa espressione vuol dire annoiare, tediare, dare fastidio, recare scocciatura, ed è una maniera, molto colorita e volgare, per intendere che il soggetto o la situazione in questione è giunta a un grado talmente elevato ed insostenibile di insopportabilità da “abbuffare”, ossia gonfiare, la sacca scrotale con le conseguenze già spiegate all’inizio. L’espressione può essere usata in modo attivo (esempi: M’hê abbuffato ‘a guallera, ossia “Mi hai scocciato”, o ancora Tonino c’ha abbuffato ‘a guallera, ossia “Tonino ci ha scocciati”) e riflessivo (esempio: m’aggio abbuffatto ‘a guallera, ossia “Mi sono scocciato”). Una variante è (M’hê fatto) ‘a guallera â pizzaiola, l’ernia alla pizzaiola, che richiama la cottura e l’aumentata pesantezza della stessa;

– ‘a guallera cu ‘e filosce: letteralmente la guallera arricchita con frittate di uova, che indica una persona estremamente lenta e svogliata nello svolgere un’azione, ma anche di poco polso e vile. In tal caso, dunque, la guallera è simbolicamente appesantita da una pesante e flaccida frittata che aggrava la già pesante condizione di essere guallaruso. 

– essere na guallera: per i Napoletani vi sono persone le quali possono proprio essere identificate con delle guallere, quando costoro sono di ‘sì gran fastidio da ricordare, appunto, il pesante impiccio che comporta l’avere un’ernia scrotale, che impedisce il normale svolgersi delle azioni. Si tratta di un’espressione molto utilizzata, ad esempio, dagli automobilisti che si trovino ad avere dinanzi a sé un’autovettura lenta con strada libera, facendo allungare inutilmente i tempi di percorrenza. In particolar modo, essi usano dire:

– Ih che guallera!: è un’esclamazione che in Lingua Italiana possiamo rendere con “Che scocciatura!”, usata ogni volta che si vuole esprimere frustrazione dovuta a noia, la quale può scaturire dalle situazioni più diverse ed eterogenee. Può riferirsi sia a una circostanza che a una persona;

– abbuttà ‘a guallera: non capita spesso di sentire così, anzi, al contrario, è davvero raro che qualcuno pronunci questa espressione che vuol dire “provare invidia”. Abbuttà significa, letteralmente, colmare, riempire, gonfiare, perciò anche in questo caso constatiamo che il senso figurato del processo di formazione dell’ernia è rispettato. Il “provare invidia” deriva, a quanto sembra, dal fatto che una persona che assista al successo, o a un accadimento positivo occorso a un altro individuo, provi così tanta invidia da farsi scendere la guallera. Ogni tanto capita di sentire, infatti, da parte di chi è destinatario dell’invidia di qualcuno, le formule Si ‘a mmiria fosse guallera ognuno s”a schiattasse, oppure Si ‘a mmiria fosse guallera ognuno ‘a trascinasse, o ancora Si ‘a mmiria fosse guallera tutte fosseme guallaruse (dove mmiria indica “invidia”). In tutti questi casi si ipotizza il caso in cui l’invidia si manifestasse nelle sembianze di un’ernia scrotale, la quale sarebbe di dimensioni estremamente grosse, proporzionali al sentimento provato.

Ora che siete giunti al termine dell’articolo, potete dire di conoscere qualcosa in più sulla guallera: sperando di non avervela abbuffata con questa non breve lettura, né di averla cucinata per voi alla pizzaiola.

L'articolo originale su Vesuviolive.it
Gennaio 2021

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