L’archivio di Santuzza Calì

Alla Fondazione Giorgio Cini

La celebre costumista e scenografa italiana ha donato all’Istituto per il Teatro e il Melodramma diretto da Maria Ida Biggi, il suo archivio composto da disegni originali, figurini, bozzetti, schizzi, maschere, marionette e oggetti di scena. Duecento e cinquanta cartelle che coprono l’intero arco della sua attività dal 1969 ad oggi.

Alcuni delle opere di Santuzza Calì donate alla Fondazione Cini (foto: Il Ridotto).
Alcuni delle opere di Santuzza Calì donate alla Fondazione Cini (foto: Il Ridotto).

VENEZIA (r.b.) – Santuzza Calì ha ottantasette anni e l’aspetto, il ciuffo, le vesti colorate e la vocina da ragazzina. Soprattutto, è ancora piena di impegni e non ha alcuna intenzione di smettere di lavorare, quella che è la più importante costumista e scenografa italiana del Novecento, partita alla conquista del mondo da un paesino friulano di poche centinaia di anime sulle sponde del Natisone, Pulfero, dov’era nata. Però ha deciso che è giunta l’ora di mettere un punto fermo, e di “aprire un’altra finestra” nella sua vita, come dice, donando il suo archivio personale, fatto di disegni originali, figurini, bozzetti, schizzi, maschere, marionette e oggetti di scena, all’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini di Venezia.

“Sapere che i miei disegni, pupazzi, giocattoli, staranno tutti assieme in questo luogo meraviglioso, e non più sparsi per il mondo, e potranno essere visti e studiati, mi dà una grande gioia e una profonda emozione”, ha detto firmando l’atto di donazione nella preziosa Sala degli Arazzi della Fondazione, insieme alla Direttrice dell’Istituto per il Teatro e il Melodramma, Maria Ida Biggi, secondo la quale l’archivio di Santuzza Calì «è da considerarsi una risorsa importante, dal momento che i documenti contenuti nel fondo testimoniano il lavoro di una vivace esponente dell’arte teatrale italiana. Questo archivio inoltre – ha aggiunto – stabilisce un dialogo virtuoso con gli altri fondi che sono qui conservati, in particolare quelli di Maurizio Scaparro e Paolo Poli, con i quali la Calì ha collaborato nel corso della sua carriera».

L’Archivio Santuzza Calì è composto da preziosi materiali relativi ai lavori teatrali e operistici che l’artista ha realizzato nel corso della sua carriera. I documenti, suddivisi e ordinati in oltre duecento e cinquanta cartelle, coprono l’intero arco di attività della costumista e scenografa, dal 1969 ad oggi. Raffinata e fantasiosa, formatasi all’Accademia di belle arti di Salisburgo, assistente del pittore Oskar Kokoschka e preziosa collaboratrice di Emanuele Luzzati, con il quale ha stretto un sodalizio artistico tra i più fecondi e proficui della scena teatrale, ha disegnato costumi e scene di quattrocento spettacoli di prosa e opera, collaborando con registi come Tonino Conte, Gianfranco De Bosio, Franco Enriquez, Vittorio Gassman, Ermanno Olmi, Aldo Trionfo, Maurizio Scaparro.

De Bosio, incurante dei suoi novantotto anni, che ha lavorato con Santuzza in una ventina di spettacoli lungo un ventennio, per l’occasione è venuto a Venezia a farle festa, e ne ha messo in rilievo «la vitalità, l’assoluta indipendenza e libertà di ispirazione». «Con il suo lavoro ha superato il tempo – ha detto – e sapere che verrà ricordato è un regalo. Questa giornata rimarrà storica». Anche un altro grande regista come Maurizio Scaparro, che ha lavorato a lungo con lei, ne ha ricordato commosso, in un videomessaggio, «l’amore e la gioia di un rapporto straordinario». Per l’occasione, alcuni bozzetti sono stati esposti in una mostra allestita nella Sala dei Cipressi.

 

L’archivio di Santuzza Cali