Un futuro di incognite cittadine

Alla presentazione della Biennale d’Architettura 2025

Appena sopiti i clamori per l’inaugurazione della Biennale d’Arte 2024, e già il focus del circo mediatico si sposta sul Leone d’Oro alla carriera attribuito a Peter Weir (Master & Commander, L’attimo fuggente) per la prossima Mostra del Cinema 2024, e sulla presentazione della 19a Mostra Internazionale di Architettura che comincerà il 10 maggio 2025. Insomma un gran daffare per Alberto Barbera, direttore della Biennale Cinema appena riconfermato, e per il nuovo curatore della Biennale Architettura, Carlo Ratti.

VENEZIA — Questo il nuovo team di Pietrangelo Buttafuoco, a sua volta nuovo presidente entrante della Biennale di Venezia subentrato al posto di Roberto Cicutto, che pur ci aveva fatto raggiungere ragguardevoli risultati artistici ed economici a livello internazionale.

Un gran pasticcio conciliare la politica con l’arte senza far polemica, sostituire un veneziano già produttore e vincitore di un Leone d’oro come Cicutto, con il catanese Buttafuoco, designato dal ministro Sangiuliano, conosciuto più per i suoi trascorsi come dirigente nazionale del Fronte della Gioventù, MSI e Alleanza Nazionale che non per il suo ruolo di intellettuale, scrittore e giornalista.

È in quest’atmosfera che si è svolta martedì 7 maggio la presentazione di Intelligens, questo il titolo della Biennale Architettura 2025 curata dall’architetto Carlo Ratti, un esperto di fama internazionale, teorico dell’architettura che insegna al MIT di Boston e che ha quindi splendidamente presentato il suo programma in un inglese impeccabile, visto che la conferenza era diffusa via streaming in tutto il mondo.

In buona sostanza, partecipante una nutrita rappresentanza di stampa nazionale ed internazionale, dalla Sala delle Colonne di Cà Giustinian il presidente Buttafuoco ha presentato il nuovo curatore magnificandone l’opera e introducendo l’argomento Intelligens, parola da cui deriva il termine Intelligenza nella sua accezione più ampia naturale, artificiale e collettiva, e la sua desinenza gens, in omaggio alla gente e non all’I.A., la tanto contestata Intelligenza Artificiale. Dopodiché Ratti ha dovuto confrontarsi con il difficile compito di indicare quale sarà il percorso della nuova Biennale d’Architettura senza però svelarne i progetti, cosa quantomai ardua visto che questo è ciò avrebbero voluto carpire i giornalisti presenti.

Un grosso problema della Biennale è sempre stato quello di avvicinare il grande pubblico alle manifestazioni senza dare l’impressione che queste fossero riservate solo a pochi addetti ai lavori, questo sarebbe infatti uno degli scopi della Biennale. Finanziamenti pubblici milionari, fondi del PNRR e sfruttamento praticamente esclusivo di spazi pubblici rendono decisamente legittima questa richiesta da parte della cittadinanza, in particolar modo da parte dei veneziani, tradizionalmente diffidenti verso le istituzioni, e a buon motivo visto il progressivo spopolamento della città.

Sotto questo profilo il presidente Cicutto si era dato molto da fare, pur non riuscendo a convincere tutti, aveva comunque ottenuto dei risultati tangibili, illustrati anche direttamente alla cittadinanza in una conferenza, che aveva un po’ il sapore di un commiato, tenuta lo scorso 12 febbraio all’Ateneo Veneto, prestigiosa istituzione culturale da sempre a servizio della città, conferenza tenuta in un clima amichevole con buon uso di veneziano parlato.

Va da sé che l’arrivo del presidente Buttafuoco è stato accolto con una certa diffidenza, e la strada che si presenta al curatore Ratti si direbbe tutta in salita.

Non si tratta di campanilismo, semplicemente la Biennale ha sempre fatto riferimento alla città ospitante, ne sono un buon esempio le opere di molti dei partecipanti a quella d’Arte 2024, e così pure il programma presentato per quella d’Architettura del prossimo 2015.

Fra i quattro pilastri enunciati dal Curatore i riferimenti a Venezia sono decisamente importanti.

Il primo è la Transdisciplinarità che vedrà l’architettura favorire incontri e collaborazioni fra professionisti di campi diversi per favorire lo sviluppo della scienza in campi come anche la convivenza fra l’antico ed una modernità ecologica compatibile, e Ratti porta appunto Venezia come piattaforma per questo possibile connubio.

La Raccolta d’Idee, e in questo la più antica Biennale del mondo si è sempre dimostrata un ottimo recipiente, nonché crogiolo delle idee provenienti da tutto il mondo anche prima dell’avvento del web.

Quindi il Laboratorio Vivente, la nota più dolente. Alla fine del 2024 il Padiglione Italia chiuderà per degli importanti lavori di ammodernamento finanziati dal PNRR, il progetto sarebbe, e qui il condizionale è d’obbligo, di delocalizzare le installazioni della Biennale in una serie Living Lab diffusi in tutta la città, dentro e fuori le sedi istituzionali. Questo il boccone più ghiotto per i giornalisti ai quali però nulla è stato neanche ipotizzato, ed è così che la paura dell’ignoto ha cominciato a disturbare il sonno dei veneziani.

Riuscirà l’architetto Carlo Ratti, paladino della nuova amministrazione, a conciliare la delicata e sovraffollata struttura medievale di Venezia con gli ambiziosi progetti del Laboratorio Diffuso?

E non ultimo, il Protocollo di Circolarità. Niente paura, sembra un documento burocratico ma non ha niente a che vedere col Contributo d’Accesso, vuol essere solo un elaborato Manifesto di Circolarità per delineare dei nuovi standard per le prossime manifestazioni culturali.

Anche questi nuovi standard hanno incontrato qualche perplessità, visto che antica saggezza ci ha abituato a non chieder più nuovi cambiamenti quando il nuovo è in genere peggiore del vecchio, il nostro augurio è quindi che la nuova amministrazione trovi in Venezia e la sua Biennale, terreno fertile per dimostrare a tutti che anche le cose buone possono essere migliorate, e che la diffidenza verso il futuro è a volte solo un dannoso eccesso di cautela.

Presentazione Biennale Architettura 2025