Virus
o pesticidi?
Polemiche sui casi di malformazioni congenite e virus Zika in Brasile
E se non fosse la zanzara? Una nuova ipotesi sul preoccupante incremento delle nascite di bambini affetti da microcefalia in Brasile, avanzata da un gruppo di medici argentini, mette sotto accusa non più il virus Zica trasmesso dalle zanzare alle donne in gravidanza, ma l’uso sconsiderato dei pesticidi da parte delle autorità brasiliane. E in particolare di un insetticida, il pyriproxyfen, una molecola che agisce come un analogo dell’ormone che regola la crescita e lo sviluppo degli insetti; la molecola sconvolge i ritmi di crescita, impedisce alle larve di svilupparsi, e rende gli insetti colpiti incapaci di riprodursi. Lo studio ha scatenato polemiche violente.
COSMOPOLI – L’ipotesi del gruppo di medici argentini della Red Universitaria de Ambiente y Salud – Medicos de pueblos fumigados, che potete trovare nel sito www.reduas.com.ar (qui in inglese) è articolata su alcune osservazioni stringenti.
La principale osservazione clinica è inappellabile: non si conoscono malformazioni congenite causate dal virus Zika in nessuna delle zone colpite dalla malattia (dove arriva a infettare il settantacinque per cento della popolazione), fin dalla sua scoperta (nel 1947) nella foresta Zika in Uganda. In circa sessant’anni di focolai epidemici in Africa, nel Sud Est Asiatico e in Oceania, non sono stati segnalati casi di microcefalia. Nemmeno oggi le concomitanti epidemie in atto in Colombia e nel Pacifico (Polinesia francese e Nuova Caledonia) hanno finora causato malformazioni congenite.
I casi, quasi quattromila nati affetti da microcefalia, si sono manifestati nello stato di Pernambuco, nel Nord-Est del Brasile, a partire dal maggio 2015, dopo che un’epidemia di Zika aveva causato un numero indeterminato di ammalati: tra i 440mila e il milione e trecentomila, secondo le stime del Ministero della Salute brasiliano.
Il virus Zika è simile per effetti e trasmissione ad altri virus imparentati (Flavivirus) che causano il dengue, la febbre gialla, l’encefalite giapponese, la febbre del Nilo Occidentale, ed altre molto poco piacevoli malattie (un tipo di epatite, alcune meningiti) e vengono trasmessi soprattutto da zanzare e zecche. La Zika è molto più leggera del dengue (la storica febbre spaccaossa) e in molti casi asintomatica: nel 2007 un’epidemia nell’isola di Yap (in Micronesia, famosa per le sue grandi monete di pietra) si manifestò solo nel 18 per cento degli infetti. Assomiglia ad un’influenza, con febbre non molto alta (37,5°~38,5°) dolori muscolari e articolari, soprattutto alle mani e ai piedi; mal di testa; problemi intestinali; raramente ulcerazioni e irritazioni cutanee; frequente spossatezza dopo l’infezione.
Nel 2015 nello stato di Pernambuco nel Nord Est del Brasile, e soprattutto nella capitale Recife (quinta città per dimensione, con tre milioni e mezzo di abitanti) c’è stata una rapida e pericolosa epidemia correlata di dengue e Zika, con un incremento preoccupante del numero degli ammalati dall’anno precedente. Entrambe le malattie sono trasmesse dalla zanzara Aedes aegypti, originaria dell’Africa, diffusa in tutte le regioni tropicali e subtropicali e in grado di superare anche inverni molto rigidi.
Nella capitale Recife complessivamente furono notificati oltre venticinquemila casi di Zika, oltre nove volte i casi registrati nel 2014 (poco più di duemila seicento); e poco più di quindicimila casi confermati di dengue quasi 22 volte i 693 casi del 2014.
Per combattere la propagazione delle due malattie le autorità hanno intensificato la lotta alle zanzare con una massiccia campagna di disinfestazione. Dal novembre del 2015, inoltre, è stato dichiarato lo stato d’emergenza, che consente di affidare gli interventi di limitazione o eliminazione degli insetti senza gare pubbliche né controlli.
È proprio sull’inadeguata lotta alle zanzare che si appunta lo studio dei medici argentini, un gruppo particolarmente attento agli effetti devastanti dell’uso indiscriminato dei pesticidi nell’America del Sud. Subito appoggiati dall’organizzazione brasiliana Abrasco (Associação Brasileira de Saúde Coletiva). Secondo loro il grave aumento di malformazioni congenite, soprattutto microcefalia, nei neonati negli ultimi mesi non sarebbe causato dal virus Zika, ma dall’inquinamento ambientale conseguente all’uso massiccio e indiscriminato del pesticida pyriproxyfen, applicato per diciotto mesi ovunque e diffuso persino nell’acqua potabile.
Il pyriproxyfen, una molecola derivata dalla piridina, è prodotta dal 1997 dalla Sumitomo, una sussidiaria giapponese della Monsanto, e impiegata con successo (e senza effetti collaterali) nella coltivazione del cotone per l’eliminazione della mosca bianca (un insetto nocivo simile agli afidi). Il rapporto dei medici argentini ha causato reazioni negative e contrarie da parte sia delle autorità brasiliane, che di chimici e epidemiologi.
Una delle critiche principali al rapporto (oltre la mancanza di studi sul posto e il vago sentore di teoria del complotto, come un’altra concomitante ipotesi di un vaccino responsabile dei casi) è la profonda diversità degli ormoni regolatori della crescita fra zanzare e esseri umani e la provata sicurezza del pyriproxyfen. È certo però che finora l’uso del pesticida in questione è stato limitato e controllato: spruzzato su coltivazioni seguendo (si spera) le indicazioni. Un conto è irrigare i campi di cotone negli Stati Uniti (o le coltivazioni in Giappone e in Europa) con macchine agricole e conducenti con maschera e protezioni; un conto è inondare le popolose periferie cittadine della macroregione (il Nord Est) più arretrata del Brasile.
In ogni caso, il 13 febbraio lo stato di Rio Grande do Sul, che si trova a centinaia di chilometri da Recife, giù ai confini con l’Uruguay e Argentina, ha sospeso l’impiego di pyriproxyfen. Ciò ha scatenato le critiche del ministro della salute del governo nazionale, che ha sottolineato come la scelta dello stato meridionale sia illogica e immotivata.★