In ricordo
di un veneziano

Il giornalismo, il teatro
la scrittura; e Giacomo Casanova

Si è spento a Venezia il 1 marzo all’età di novantun anni Virgilio Boccardi, «un veneziano per bene». Lo ricordiamo con i nostri cari lettori. Giornalista di lungo corso della Rai, si era specializzato nella critica musicale. Aveva iniziato la sua carriera come attore insieme a Giovanni Poli, fondatore del Teatro A L’Avogaria. Poi si era lasciato trasportare dalla scrittura. Molti i suoi libri, e i premi ottenuti, dedicati a importanti personaggi: da Giacomo Casanova, di cui era la reincarnazione vivente, a D’Annunzio, Vivaldi, Mozart. La sua ultima fatica, una commedia, ancora inedita, ispirata alla vita del grande avventuriero veneziano.

Nessuno pensava che se ne sarebbe potuto andare uno come lui. Il tempo che passa, inesorabile e talvolta cattivo, sembrava non essergli di peso. Se lo toglieva con una scrollatina di spalle e un sorrisetto beffardo. Si era solo leggermente incurvato e camminava un po’ più lento, appoggiandosi al suo bastone, sempre elegante, il suo bel pastrano blu lungo quasi alle caviglie, il cappello a tesa larga, la sciarpona svolazzante. Il suo profilo, il suo naso importante, lo aveva portato, negli anni, ad assomigliare sempre di più a quello che era il suo mito, il suo idolo, il suo modello, quel Giacomo Casanova al quale aveva dedicato più di un libro sagace ed ispirato, e addirittura una commedia, che aveva appena finito di scrivere, e che aveva affidato a quegli artisti bizzarri della Compagnia de Calza «I Antichi», tra i pochi amici di cui ancora si fidava in una città, come Venezia, diventata infida.

Ed è da questa città, la sua città, che Virgilio Boccardi se n’è volato via alla bella età di anni novanta e uno, nella notte, silenzioso, come gli piaceva fare. Ma forse si è solo momentaneamente assentato, proprio come faceva Casanova quando aveva altro da fare, e forse un giorno lo rivedremo, sul palchetto di un teatro, in una calle lunga, a un tavolino del Florian. Perché Virgilio, come pochi, era davvero la reincarnazione di Casanova. Colto, sensibile, gaudente. Sempre gentile. Venezianissimo nel senso più alto, più nobile e più storico della parola. Scrittore, si, ma anche attore di vaglia in gioventù su mille palcoscenici ( aveva iniziato con un artista del calibro di Giovanni Poli, il fondatore del Teatro A L’Avogaria), e poi autore di documentari, sceneggiature, opzioni teatrali.

Come giornalista era entrato in Rai nel lontano 1960 e si era occupato un po’ di tutto, concludendo la sua carriera con la qualifica di redattore capo nella redazione di Venezia dove ha sempre lavorato. Ma nel corso degli anni si era specializzato nella critica musicale, diventando uno dei migliori esperti in materia in campo nazionale. Ha vinto molti premi nazionali e internazionali, e ha scritto diversi libri su aspetti bizzarri e meno conosciuti di personaggi illustri, da Casanova appunto a Vivaldi, da Byron a Mozart a D’Annunzio.

Qualche anno fa era stato aggredito sotto casa, in campo della Bragora, da alcuni malviventi che volevano derubarlo. L’hanno picchiato e fatto cadere in terra, ma lui, ormai quasi novantenne, ha resistito, si è difeso a colpi di bastone e si è messo a gridare, i ladri hanno dovuto scappare senza riuscire a sfilargli di tasca il portafogli. Non sapevano, i disgraziati, che non si può derubare Casanova. Ora lo salutiamo con un bell’inchino, come faceva Giacomo, e aspettiamo il suo ritorno. Perché noi sappiamo tornerà, un giorno. Perché noi sappiamo che i Casanova non possono morire. Buon viaggio vecchio amico.

Virgilio Boccardi

Virgilio Boccardi